Piacenza ha ricordato don Primo Mazzolari
Nella cornice della antica chiesa dedicata a San Donnino nel cuore di Piacenza, è stato ricordato don Primo Mazzolari, un sacerdote che ha rappresentato una delle voci più espressive della spiritualità cristiana. Vissuto tra il 1890 e il 1959, in un momento storico di grande travaglio per l’intera umanità, è riuscito a rinnovare lo sguardo cristiano sul mondo. Conosciuto come il parroco di Bozzolo, il suo pensiero si concentrò su istanze davvero innovative della chiesa, in particolare sul concetto di Chiesa dei poveri, di libertà religiosa e sul dialogo coi lontani, ovvero i distanti dalla fede. Sul piano politico si contraddistinse per il suo impegno antifascista e pacifista. Inizialmente ostacolato dalle autorità ecclesiastiche, solo alla fine degli anni ‘50 ne fu riconosciuto il valore dalle più alte cariche, sino ad essere ricevuto da papà Giovanni XXIII.
In questo “Tempo dei Ricordi”, a cura del prof. Enrico Garlaschelli la parola e la musica hanno dato espressione al pensiero e agli scritti di don Mazzolari. Hanno partecipato alla serata don Bruno Bignami, presidente della Fondazione Don Primo Mazzolari e direttore dell’Ufficio nazionale per la Pastorale sociale, l’attore Leonardo Lempi, lo studioso di don Mazzolari, Ildebrando Bruno Volpi, ed i Keyboards and guitars Alessandro Battaglia, Gabriele ed Enrico Garlaschelli. Un percorso, all’interno del percorso di Cives, la scuola di formazione civica promossa da diocesi e Universià Cattolica, fatto di letture di testi tratti dai libri del parroco di Bozzolo, recitati, commentati e musicati, che hanno permesso di rivivere la poetica del sacerdote scrittore. Una poetica fortemente spirituale ed un pensiero innovativo, fondato sulla misericordia di Dio che è tanto grande da ipotizzare la salvezza di tutti. Don Mazzolari ha annunciato un cristianesimo gioioso e non rassegnato, professato da credenti che non sbandierano immagini sacre, ma che vivono nella pace e non solo in pace. Per don Mazzolari, che si definiva un cristiano inquieto, non basta cambiare colore alle bandiere, bisogna bandirne la violenza che nascondono.
Pubblicato il 22 gennaio 2020
Stefania Micheli
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