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Ricette contro lo spreco alimentare premiate alla «Cattolica»

All'Università Cattolica la “Giornata nazionale contro lo spreco alimentare” e “Ricetta Sostenibile” . "Il Golosario" di Paolo Massobrio esorta i negozi di città ad adottare un negozio di campagna

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In un clima di convivialità fatta brillare grazie alla conduzione di Nicola “Tinto” Prudente, impegnato su "La salvezza del pianeta tramite la ristorazione", e di Lucrezia Lamastra, moderatrice della premiazione de "La ricetta sostenibile"), si è celebrata, il 5 febbraio, presso la sede dell’Università Cattolica di Piacenza, la Giornata nazionale di Prevenzione dello spreco alimentare, istituita nel 2014.
L’evento è stato aperto dal preside di facoltà Marco Trevisan e da Miriam Bisagni, presidente dell’associazione PiaceCiboSano, organizzatrice del concorso per il terzo anno consecutivo.

IMG 20200205 WA0004Sono intervenuti, in dialogo tra loro, Filippo Sinisgalli (nelle foto, insieme ad alcuni dei premiati de "La ricetta sostenibile 2020"), executive chef de "Il Palato Italiano", Ettore Capri del Centro di Ricerca per lo Sviluppo sostenibile della "Cattolica", Paolo Massobrio de "Il Golosario" e Fernanda Roggero de "Il Sole 24 Ore".

Lo spreco alimentare è in calo nelle case degli italiani, ancora ben lontani, però, dall’obiettivo spreco zero. È comunque importante segnale di un cambiamento di rotta nella mentalità da società dei consumi, da estendere a tutta la filiera agroalimentare tenendo conto anche dello spreco d’energia.
Gli chef, che col cibo lavorano quotidianamente, abituati a non sprecare (andrebbero a rotoli se non lo facessero), possono insegnare molto alle famiglie ed anche impegnarsi a trovare nuove strade.
I vincitori delle tre categorie in concorso, Aquelaria di Calendasco per Chef professionisti, gli studenti Leonardo Frontero e Niccolò Dozio per Futuri Chef e Barbara Bongiorni per Chef di casa, insieme a Mauro Piscopiello, menzionato a lato dei vincitori, lo hanno dimostrato in concreto, coniugando riciclo e bontà.

Lo spreco agroalimentare, collegato da Paolo Massobrio anche a “spreco d’intelligenza umana”, causato più che altro dalla mancanza di tempo, è stato analizzato sotto svariati punti di vista: sostenibilità, economia, etica, progresso tecnologico. Anche sotto il profilo della perdita di sensorialità, essendo stati sacrificati gusti e profumi in nome della massificazione e della comodità del “pronto in tavola”. Un vero peccato.

Abbiamo posto qualche domanda a Paolo Massobrio, che da oltre trent'anni si occupa come giornalista di economia agricola e enogastronomia.

– Come la grande distribuzione influisce sullo spreco alimentare?
Influisce positivamente quando offre misure contro, ad esempio nella porzionatura degli alimenti. È un bene che consenta di fare la spesa senza doversi recare in tanti negozi e anche il fatto che si orienti, in cerca di una distinzione, su prodotti di qualità.
Suo problema è che a volte fa una politica d’incentivazione di acquisti di ciò che non serve, come quando propone il tre x due. Il punto debole del cliente è proprio l’educazione alla spesa.

– C’è ancora chi sente la mancanza dei negozi di prossimità.
Ho una zia di 80 anni che vive in un piccolo paese. Quando hanno chiuso l’ultimo negozio di alimentari, allarmato, l’ho avvisata. Mi ha detto: “Da anni non vado più lì. I costi sono maggiori rispetto al supermercato del paese vicino. Non ho problemi, tutti mi danno un passaggio.”
IMG 20200205 WA0005Il problema dei negozi di prossimità è che hanno chiuso perché non si sono distinti. Quelli che hanno cercato una distinzione hanno iniziato un nuovo racconto.
Personalmente sono un campione per la difesa dei negozi di prossimità. Nella guida “Il Golosario” ho appena lanciato l’iniziativa “I negozi della colleganza”, chiedendo ai negozi di città di adottare quelli di montagna o di campagna, che, se resistono, è perché vendono qualcosa che hanno solo loro. Allargando le loro vendite alla città si dà loro la possibilità di stare in piedi.

– La nostra dieta mediterranea si è formata in tempi lunghi, attraverso fame e lavori agricoli. L’attuale diversa mentalità pare averla messa un po’ da parte.
Assolutamente no. Il cambiamento di mentalità non è andato contro la dieta mediterranea. Oggi si è molto più attenti e consapevoli. Il dietologo, dopo lo psicologo, è il medico più gettonato.
Il problema è, se mai, che oggi è cambiato lo stile di vita per cui le giovani coppie, come in Giappone, non comprano più la cucina. Mangiano in delivery o fuori con gli apericena. Sbagliato. Così si esce da un’ottica di equilibrio, che è invece l’essenza della dieta mediterranea. Estemporaneità e casualità portano poi a problemi.

Luisa Follini

Pubblicato il 7 febbraio 2020

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