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San Giuseppe, uomo di fede modellato da Dio

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Momento importante il mese di maggio per invocare Maria sui nostri cuori, perché è lì che nasce la vita ed è lì che si spegne: nel cuore dell'uomo.
Il primo maggio è anche la festa di San Giuseppe operaio e dunque si ricordano i lavoratori.
La memoria di San Giuseppe lavoratore ci ricorda che Dio stesso ha sperimentato le gioie e le fatiche del guadagnarsi il pane col sudore della propria fronte.
San Giuseppe è il falegname, uomo di fede che nella sua vita ha lasciato il suo progetto per abbracciare umilmente quello di Dio.
Ne è diventato il manovale, cioè chi prende ordini da Dio e nello stesso tempo si è lasciato lui stesso lavorare, piallare, levigare, inchiodare all'opera di Dio.
E questo dovrebbe accadere a ogni uomo: accogliere il progetto di Dio pensato per ciascuno di noi e teso al bene comune e al produrre frutti.
Giuseppe ha accolto il disegno per lui con fede e profondità, rimanendo saldo, superando lo sconcerto e le prove interiori.
Giuseppe si è sentito amato da Dio in maniera speciale.

A coloro che in un momento di sconforto o di tristezza dovuto a pesanti prove, si chiedono cosa devono pensare, Gesù mostra quest’amore.
Anche noi, quando riceviamo l'Eucaristia, dovremmo umilmente non riconoscerci degni di questo suo corpo e invece talvolta non lo ringraziamo neppure.
Sentirsi figli prediletti è un dono per noi.
In fondo era strano, un futuro messia non poteva essere semplicemente il figlio di un falegname: invece Gesù lo è stato. La grandezza secondo Dio e quella secondo il mondo non coincidono. La grandezza secondo il mondo si misura in potere, in potenza, in possesso, in denaro, in vizio. Quella secondo Dio si misura invece in umiltà, povertà, virtù, servizio.
Dio è chi compie novità lì dove tu pensi non ci sia nessuna novità. Egli ama nascondersi nelle cose normali, nelle cose di ogni giorno, in quelle che pensi di conoscere a memoria e per questo non guardi più. Per questo per capire la logica di Dio bisogna spogliarsi del pregiudizio che abbiamo sulle cose normali della nostra vita.
Giuseppe rappresenta gli umili che non alzano mai la voce, obbediscono e santificano la terra.
Chissà quanta gioia Giuseppe ha provato sentendosi chiamare "padre" da Gesù.
A volte non permettiamo a Dio di lavorare su di noi perché abbiamo altri progetti.
È difficile perché richiede la disponibilità a lasciarsi sconvolgere la vita, ma è la condizione per poterla gustare in profondità.

Estratto dalla Lectio mattutina
di madre Maria Emmanuel Corradini,
abbadessa del Monastero benedettino di San Raimondo,
del 1° maggio 2020, Vangelo di Matteo 13,54-58

a cura di
Gaia Leonardi


Pubblicato il 4 maggio 2020

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