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A Fiorenzuola arriva l’emporio solidale

 

I soci di Agape impegnati nellallestimento dellemporio da sx Ferruccio Armani Pietro Massera Alberto Staka

Un emporio solidale per le famiglie della Val d’Arda. È quello che presto aprirà i battenti in via San Fiorenzo a Fiorenzuola, in pieno centro, grazie all’organizzazione Agape Odv e all’importante contributo dell’8xmille. Con una grossa fetta dei fondi donati dalla Cei per fronteggiare l’emergenza covid - in tutto poco più di trentamila euro - i volontari del centro caritativo stanno infatti da qualche tempo allestendo un vero e proprio negozio alimentare, dotato anche di celle frigorifere, per le persone in difficoltà del territorio. Un presidio contro l’emergenza cibo, nell’anno in cui il virus ha messo in ginocchio tanto i grandi centri urbani quanto le piccole comunità di provincia. “L’idea era inaugurare la struttura nel periodo natalizio, in un tempo tradizionalmente dolce e in cui la sensibilità della gente è maggiore - spiega il diacono Fausto Fermi, tesoriere di Agape -. Tuttavia, i lavori di arredamento e organizzazione dei locali affittati si sono protratti più del previsto e quindi l’apertura è rimandata, prevediamo, al mese di gennaio 2021”.
Tra gli scaffali dell’emporio - donati da un negoziante di Fiorenzuola che con la crisi economica legata alla pandemia è stato costretto a chiudere - ogni persona potrà fare spesa secondo le proprie esigenze. “Lo scopo di questo servizio - informa Fermi - è proprio quello di permettere di ‘acquistare’ solo ciò di cui uno ha bisogno. Fino ad adesso, infatti, distribuivamo borse viveri preconfezionate, con all’interno alcuni prodotti che, può capitare, alle volte non venivano effettivamente consumati. Nell’emporio, al contrario, grazie ad una tessera a punti, ciascun utente potrà scegliere liberamente tra gli alimenti in esposizione”.

“Il nostro telefono era sempre acceso”
Anche nel secondo centro più popoloso della provincia di Piacenza - Fiorenzuola conta circa quindicimila abitanti - il lockdown primaverile, con il carico aggiuntivo delle restrizioni nei mesi autunnali, ha avuto un impatto significativo, soprattutto sulla fascia di popolazione più fragile e a rischio povertà. “In primavera la Casa della Carità, il ramo di Agape in cui sono racchiusi i servizi di ascolto, doccia, mensa e distribuzione pasti, ha subito un incremento di richieste - spiega la volontaria Daniela Marchi -. Sul fronte alimentare, le famiglie assistite sono passate da circa 70 fino a un picco di più di 100. Dopo una normalizzazione durante l’estate, le domande di aiuto sono nuovamente in crescita, con numeri tornati sui livelli di quelli di marzo e aprile. Durante il lockdown il nostro telefono era sempre acceso - afferma -. E se, di solito, prima di attivarci per una famiglia è previsto un colloquio approfondito, finalizzato a capire le modalità d’intervento più consone alla specifica situazione, in quel periodo abbiamo dovuto saltare questo passaggio: bisognava agire in fretta, quasi a scatola chiusa”.

La serrata primaverile ha, giocoforza, stravolto l’operatività della struttura solidale. “La mensa è rimasta chiusa nel periodo da marzo a giugno - spiega Marchi - e anche la distribuzione degli alimenti si è interrotta per un paio di settimane, per poi riprendere regolarmente anche grazie all’impiego di nuovi volontari, entrati in gioco in sostituzione di altri che si sono dovuti fermare. Molti di loro, infatti, sono persone avanti con l’età, per cui è meglio non mettere a rischio la salute. Le nuove forze sono state fondamentali anche per garantire la spesa a domicilio, iniziativa pensata per gli anziani o per quelle persone impossibilitate a muoversi di casa poiché in quarantena. Oggi - aggiunge la volontaria - la mensa è nuovamente operativa con l’asporto, mentre, purtroppo, l’unico servizio ancora sospeso da marzo è la doccia”. Quello della Casa della Carità di Fiorenzuola è stato un 2020 intensissimo. Da gennaio a dicembre sono stati 2905 i pacchi viveri distribuiti, 370 solo nel periodo del lockdown; i pasti provenienti dalla mensa - per cui bisogna considerare la sospensione di tre mesi del servizio - ben 1113; 149 i nuclei familiari assistiti, per un totale di 467 persone.

“Sono tornate persone che non vedevamo da un po"
L’altro fronte aperto dalla pandemia è quello dell’emergenza abitativa. Qui l’Agape è presente con il Fondo di Solidarietà, un progetto nato con la crisi economica del 2008 per sostenere le famiglie nel pagamento di bollette, affitti, rate di vario genere, spese domestiche e mediche. “Dalla creazione - riferisce Luigi Bonini, uno dei volti storici di questa attività solidale - sono state più di 500 le famiglie che hanno beneficiato di questo aiuto, con una media annuale di 100-120 nuclei seguiti. Con il covid sono tornate persone che non vedevamo da un po’ di tempo: parliamo soprattutto di lavoratori precari o a chiamata, italiani o stranieri non fa differenza, che con l’interruzione delle attività hanno di colpo visto azzerate le loro entrate. In molti casi vivono situazioni familiari difficili, per cui alla fragilità economica si aggiunge quella relazionale e morale. Per aiutarli durante la fase più critica della pandemia, ci siamo organizzati come abbiamo potuto: spesso, dopo un primo contatto telefonico, lasciavamo nella buca delle lettere della nostra struttura i soldi per affitto e utenze domestiche. Alle famiglie con figli, grazie ad alcune donazioni, abbiamo inoltre fornito i dispositivi elettronici necessari per seguire le lezioni a distanza”.

“Tre caffè al mese”
E se fino ad adesso il tessuto socio-economico fiorenzuolano ha faticosamente retto, a spaventare Bonini è la prossima primavera. “C’è paura e preoccupazione - afferma -. Se cesseranno o diminuiranno i sussidi pubblici, saranno ancora di più le persone senza lavoro o reddito”. In un quadro così incerto, c’è però la consapevolezza di poter contare su una comunità coesa e solidale. “I cittadini stanno dimostrando un elevato grado di generosità - sottolinea il volontario -. In parrocchia, poi, continua l’iniziativa ‘Tre caffè al mese’, che serve a rimpolpare il fondo di Agape. Al termine della messa, di solito l’ultima del mese, si invitano i fedeli a offrire l’equivalente in denaro di tre caffè, ma, ovviamente, c’è anche chi dona di più”.

“Alla sofferenza dei nostri fratelli non ci si abitua mai”
“Questa iniziativa - spiega Bonini - è promossa dal Gruppo di Volontariato Vincenziano. La mia esperienza col Fondo di Solidarietà, iniziata una decina di anni fa, parte proprio da lì. Ai tempi, infatti, insegnavo al doposcuola dell’istituto San Vincenzo - racconta -: avevo a che fare con bambini, soprattutto extra-comunitari, che necessitavano di un supporto per seguire meglio il loro percorso scolastico. Un'amica, anch'essa impegnata al doposcuola, mi propose di occuparci anche del Fondo di Solidarietà in quanto il volontario che lo gestiva, il diacono Eugenio Cantarelli, aveva bisogno di un aiuto. Accettai. La realtà che mi trovai ad affrontare si dimostrò molto dura - confida Bonini -: in passato non avevo mai avuto contatti così diretti ed immediati con queste situazioni di precarietà e di drammaticità e il doverne prendere immediatamente coscienza mi provocò disagio emotivo e un forte senso di inadeguatezza per la difficoltà che trovavo nel risolvere i problemi che mi venivano posti. I miei familiari mi consigliavano di optare per altri impegni meno coinvolgenti e sconvolgenti, ma rispondevo che se quell'impegno era stato chiesto a me, evidentemente, Qualcuno voleva che io, proprio io, affrontassi quella esperienza. Con gli anni ho pian piano imparato a dominare meglio le emozioni - conclude -, anche se, in realtà, alle situazioni di sofferenza dei nostri fratelli non ci si abitua mai”.

Nella foto, i soci di Agape impegnati nell'allestimento dell'emporio: da sinistra Ferruccio Armani, Pietro Massera, Alberto Staka.

Federico Tanzi

Ascolta l'audio   

Pubblicato il 30 dicembre 2020

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