Menu
logo new2015 ok logo appStore logo googleStore

Da Carpaneto al Chiapas: il missionario Giorgio Catoni si racconta

catone

“Un giorno, quando resterò solo, andrò in missione ad aiutare i poveri”. Quel giorno, per Giorgio Catoni, arriva nel novembre del 1998, all’età di 47 anni. Da poco sono mancati i suoi genitori, e Giorgio, attraverso le suore salesiane di Carpaneto, paese in cui vive, scopre l’associazione Vides – Volontariato Internazionale Donna Educazione Sviluppo –. Parte per Roma e si mette a disposizione per donare il suo aiuto a chi ne ha più bisogno. Chiapas, Messico: è questa la destinazione. Accompagnato dall’affetto della comunità carpanetese, Giorgio parte per Ocotepec, un paese di 3mila e 800 anime a 1500 metri di altitudine, poco distante dal confine col Guatemala, con l’intenzione di restare sei mesi.

“Lasciatevi tutto dietro”
“La prima volta – racconta – partii da Milano Linate. ‘Lasciatevi tutto dietro’, così recitava un grande cartello pubblicitario che vidi nei pressi dell’aeroporto. Non ricordo quale prodotto venisse promosso, ma durante il viaggio quella frase mi fece pensare: avevo lasciato la mia casa, gli amici, la mia terra per andare in un mondo di cui non conoscevo nulla. È stata una svolta, le persone parlavano solo il proprio dialetto, non riuscivo a comunicare con loro, ma entrare in quella realtà fu un’esperienza interessante e forte. Col linguaggio dell’amore si fanno grandi cose”. I sei mesi che Giorgio aveva in mente sono diventati ventiquattro anni; appena capita l’occasione giusta, però, il missionario torna per qualche giorno dai suoi amici a Carpaneto. Nel pomeriggio di giovedì 24 novembre ha raccontato la sua storia nei locali della parrocchia del Corpus Domini a Piacenza. Lunedì 28 ripartirà per il Messico.

Il sostegno di Carpaneto e della Diocesi
Giorgio Catoni trascorre i primi dodici anni a stretto contatto con gli indigeni, toccando con mano la vera povertà: le case sono baracche, le norme igieniche scarseggiano, manca il cibo e le malattie infettive dilagano. Lavorando nella missione delle suore Figlie di Maria Ausiliatrice, Giorgio percorre svariati chilometri nei boschi per andare a conoscere gli abitanti del posto. Grazie al sostegno della comunità di Carpaneto e del Centro missionario della diocesi di Piacenza-Bobbio, la casa della missione arriva a offrire strumenti e corsi di formazione a ragazzi e adulti e un servizio di accompagnamento alle cure mediche per gli anziani. Dodici anni fa Catoni inizia a lavorare nella casa-famiglia Villa Mornese, che accoglie ragazzine abbandonate dalle famiglie o trovate per strada, maltrattate, vittime di violenza o finite in giri di spaccio di stupefacenti. “È una realtà più difficile rispetto alla prima – confessa – nonostante fossi a stretto contatto con la povertà assoluta. Abbiamo a che fare con ragazzine spesso analfabete, prive di valori, traumatizzate, e il nostro compito è quello di crescerle in modo che trovino in noi una famiglia. La casa-famiglia è un progetto delle suore salesiane in rete con le istituzioni locali. Fino ai diciotto anni restano con noi, poi vengono affidate a una famiglia. Non sempre questo passaggio va a buon fine, a volte non riescono ad adattarsi e tornano indietro”. La domenica mattina e il giovedì pomeriggio è l’ora della celebrazione della Parola: Giorgio, che è ministro straordinario della Comunione, presiede nella sua parrocchia.

Il Messico
“Come tutti gli stati dell’America Latina – sottolinea Catoni – il Messico è spesso interessato da problemi politici. Nel 2000 la gente ha potuto, per la prima volta, votare liberamente: dopo settant’anni finisce l’era del Partito Rivoluzionario Istituzionale e il nuovo presidente, Vicente Fox, si è occupato subito di risolvere la questione dell’esercito anarchico zapatista. Nei comuni rurali gli indigeni sono irruenti fra loro, ogni scusa è buona per attaccarsi a vicenda. Dove non c’è giustizia, la povertà porta a situazioni di ribellione continua. Politica a parte, la violenza è una piaga importante in Messico, in particolare contro le donne. Per le ragazze è molto pericoloso spostarsi autonomamente, specialmente di sera. L’educazione ha un livello molto basso: gli insegnanti sono sempre in lotta col governo, gli scioperi talvolta durano mesi e le ragazze restano a casa, perdendo le lezioni”.

“Le soddisfazioni mi spingono a restare”
Aiutare gli altri porta a grandi soddisfazioni: è questa la chiave per andare avanti. “Nella mensa comunitaria – racconta Giorgio – siamo arrivati a 150 bambini che ogni giorno vengono a mangiare. Vederli seduti a tavola contenti per me è un orgoglio. È bello andare dalla gente nelle capanne, prendere il caffè insieme a loro e respirare un’atmosfera di felicità. Non avrei resistito senza l’affetto delle persone”.

Francesco Petronzio

Nella foto, il missionario settantunenne durante il suo intervento al Corpus Domini.

Pubblicato il 25 novembre 2022

Ascolta l'audio

Aggiungi commento


Codice di sicurezza
Aggiorna

"Il Nuovo Giornale" percepisce i contributi pubblici all’editoria.
"Il Nuovo Giornale", tramite la Fisc (Federazione Italiana Settimanali Cattolici), ha aderito allo IAP (Istituto dell’Autodisciplina Pubblicitaria) accettando il Codice di Autodisciplina della Comunicazione Commerciale.

Amministrazione trasparente

Il nostro Sito utilizza esclusivamente cookies tecnici e non di tracciamento dell'IP di chi accede. Per saperne di più, clicca qui: Utilizzo Cookies