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Diventare amici
dello Spirito Santo

Dal Vangelo secondo Luca (2,22.39-40 - forma breve)
Quando furono compiuti i giorni della loro purificazione rituale,
secondo la legge di Mosè, [Maria e Giuseppe] portarono
il bambino [Gesù] a Gerusalemme per presentarlo al Signore.
Quando ebbero adempiuto ogni cosa secondo la legge del Signore,
fecero ritorno in Galilea, alla loro città di Nàzaret.
Il bambino cresceva e si fortificava, pieno di sapienza,
e la grazia di Dio era su di lui.

La nostra vita e la Parola
vg31dic23Simeone. Simeone benedice il padre e la madre di Gesù: li benedice perché in loro vede un uomo e una donna che hanno avuto l’umile coraggio di accogliere nella loro vita l’azione sorprendente di Dio e si stanno facendo guidare da Dio in questa avventura. Hanno tra le braccia il Figlio di Dio e, nello stesso tempo, continuano ad obbedire alla legge, la cui osservanza li conduce a Gerusalemme. Qui Maria e Giuseppe fanno due incontri provvidenziali che rimarranno nella loro memoria, tanto che l’evangelista Luca dopo tanti anni ne dà conto. Il primo incontro è con Simeone, un uomo amico dello Spirito Santo. Viene detto che lo Spirito Santo era su di lui e che gli aveva preannunciato che non avrebbe visto la morte senza prima aver visto il Cristo del Signore; era un uomo che era mosso dallo Spirito, che si lasciava guidare da Lui.
Questa familiarità ed intimità con lo Spirito Santo gli permette di riconoscere immediatamente colui che dallo Spirito era stato concepito, il bambino Gesù. In quel bambino Simeone riconosce la salvezza: “i miei occhi hanno visto la salvezza”. È proprio vero che quando gli occhi hanno visto la salvezza tutto viene affrontato in modo diverso: le gioie e i problemi, la vita e la morte, i successi e i fallimenti.
Per questo Simeone può dire “ora puoi lasciare che il tuo servo vada in pace”. Ma questa salvezza non può che manifestarsi dentro ad un combattimento drammatico. Gesù è un segno di contraddizione, proprio perché è il Figlio di Dio dovrà prendere su di sé l’opposizione a Dio che attraversa la storia della umanità e in questa lotta anche Maria sarà ferita da un dolore che porterà frutto.
Anna. È molto bella anche la figura di Anna, una donna che aveva avuto un matrimonio durato pochi anni, era rimasta vedova e aveva vissuto il resto della sua vita in digiuni e preghiere. Due gesti che esprimono in modo profondo l’attesa di un compimento, l’attesa di uno sposo, di un amore che non sia in balìa degli eventi e del tempo. Notte e giorno era protesa ad attendere. Anche lei sopraggiunge e si unisce alla lode di Simeone, loda Dio.

Aveva parlato tutta la vita con Dio nella preghiera, ora quel poco che le rimane da vivere l’impiega a parlare del bambino a quanti come lei stavano aspettando la redenzione. Ha parlato con Dio, ora parla di Dio ed è piena di riconoscenza. Maria e Giuseppe sono stupìti, sono sorpresi da quello che si dice di Gesù. Anche loro sono aiutati da quelli che incontrano a scoprire sempre di più la grandezza del dono che è stato loro affidato. Anche loro crescono nella conoscenza stupita del mistero che in quel bambino sta crescendo e che sarà svelato sulla Croce e al mattino di Pasqua.
Don Andrea Campisi

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