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Il segreto nascosto
in un imprevisto

Dal Vangelo secondo Matteo (24,37-44)
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Come furono i giorni di Noè, così sarà la venuta del Figlio dell’uomo.
Infatti, come nei giorni che precedettero il diluvio

mangiavano e bevevano, prendevano moglie e prendevano marito,
fino al giorno in cui Noè entrò nell’arca,
e non si accorsero di nulla finché venne il diluvio e travolse tutti:
così sarà anche
la venuta del Figlio dell’uomo.
Allora due uomini saranno nel campo: uno verrà portato via e l’altro lasciato.
Due donne macineranno
alla mola: una verrà portata via e l’altra lasciata.
Vegliate dunque, perché non sapete in quale giorno
il Signore vostro verrà.
Cercate di capire questo: se il padrone di casa sapesse
a quale ora della notte viene il ladro, veglierebbe
e non si lascerebbe scassinare la casa. Perciò
anche voi tenetevi pronti perché, nell’ora che non immaginate,
viene il Figlio dell’uomo».

La nostra vita e la Parola
vg24nov22Vegliate. L’avvento inizia con un richiamo, un invito accorato: “vegliate”. Eppure nella Scrittura ci si imbatte in tanti uomini che dormono: Adamo quando Eva viene creata, Giacobbe su una pietra, Elia sotto una ginestra, Giuseppe mentre stava considerando cosa fare, Gesù stesso dorme sulla barca. Quindi c’è un sonno, che è quello del giusto, e c’è il sonno come quello degli uomini al tempo di Noè, che vivono senza accorgersi di nulla.
A questi, che hanno chiuso gli occhi su ciò che sta accadendo, che non guardano alla salvezza che viene loro incontro, Paolo dice: “è ormai tempo di svegliarvi dal sonno... Gettiamo via perciò le opere delle tenebre... Comportiamoci onestamente, come in pieno giorno: non in mezzo a gozzoviglie e ubriachezze, non fra impurità e licenze, non in contese e gelosie”. Questa iperattività degli uomini del tempo di Noè o in altri vangeli nel tempo di Lot, “mangiavano, bevevano, prendevano moglie e marito, compravano, vendevano, piantavano, costruivano”, è manifestazione di un sonno interiore, di un ottundimento, da cui è bene svegliarsi. Se Gesù dice ai discepoli di vegliare è perché già sono stati svegliati. Ed infatti veglia solo chi è già sveglio, ed è sveglio chi ha scoperto che il primo a vegliare sulla nostra vita è il Signore. Anche la veglia pasquale di Israele è risposta alla veglia di Dio: “notte di veglia fu questa per il Signore per farli uscire dalla terra d'Egitto”.
Dio veglia e offre la salvezza: la offre per mezzo di un uomo che, incompreso e deriso dai suoi contemporanei, si mette a costruire un’arca che sia in grado di stare a galla sulle acque che sempre incombono sulla vita dell’uomo. Lasciarsi prendere da colui che viene, lasciarsi portare via come quell’uomo nel campo e quella donna alla macina è la salvezza che va accolta.
Non immaginate. L’immaginazione è uno dei pericoli più seri della vita. L’uomo, che è avvolto da una nebbia che impedisce di vedere, che è cieco e non riesce a vedere al di là del proprio naso, immagina: immagina un dio severo o largo di maniche che gli sembra plausibile e credibile, immagina un futuro roseo o oscuro, e con l’immaginazione perde il presente. Anche l’immaginazione è un sonno, un sogno di quelli da cui ci si sveglia bruscamente arrabbiati per aver perso tante energie per qualcosa di irreale.

Gesù parla di un’ora che non immaginiamo: sembra proprio che Gesù venga sempre all’ora sbagliata, non prevista. Nell’imprevisto è nascosto un segreto che va scoperto. Il Figlio di Dio, il Verbo fatto carne, ci ha rivelato e mostrato un Dio imprevisto, molto diverso da quello che è frutto della immaginazione umana. Anche l’ora in cui egli si è rivelato è l’ora che non avremmo immaginato: è nella notte che egli viene. È nell’ora del rinnegamento che Pietro ha conosciuto lo sguardo di Gesù, è nell’ora dell’arresto che Egli ci ha liberato, è nell’ora della morte che Gesù ci ha donato la vita. Vegliare è dunque forse proprio aprire gli occhi su ciò che non avevamo previsto e che ci viene incontro. Se lo attendiamo, non ci coglierà come un ladro.
Don Andrea Campisi

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