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Messa crismale. Il Vescovo: «riprendere con gioia il cammino della nostra vocazione»

crisma messa 2023 

Il Giovedì Santo è uno dei giorni più significativi dell'anno liturgico per la Chiesa cattolica. In questo giorno, si celebra la Messa Crismale, un rito molto importante che si realizza in tutte le diocesi del mondo. Anche a Piacenza, il 6 aprile, si è svolta, nella cornice suggestiva della cattedrale, questa liturgia con la benedizione degli olii sacri: l'olio dei catecumeni, l'olio degli infermi e il Santo Crisma, simboli della presenza di Dio nella vita dei cristiani.

Anniversari significativi per presbiteri e diaconi

Mons. Adriano Cevolotto, nell’introdurre la celebrazione, ha ricordato gli anniversari di ordinazione più significativi: “Innanzitutto - ha affermato - un saluto particolare al vescovo mons. Gianni Ambrosio che, in questo anno, celebra 55 anni di ordinazione sacerdotale. Il primo ricordo va a lui che lo ringraziamo per la sua presenza qui stamattina. Ha viaggiato di notte per cercare di tenere insieme anche la diocesi di Massa-Pontremoli, dove è stato Amministratore, che lo ha invitato ieri a vivere questa stessa celebrazione”. Un altro vescovo di cui si è fatta memoria è mons. Pietro Marini, originario della diocesi di Bobbio, presidente emerito del Pontificio comitato per i congressi eucaristici internazionali, che celebra 25 anni di ordinazione di episcopale.

Ecco di seguito gli altri anniversari più significativi: 

1953 (70 anni): padre Giuseppe Perini C. M.;

1958 (65 anni): don Cesare Marenzi;

1963 (60 anni): mons. Bruno Perazzoli, don Armando Tromba Armando, mons. Gianni Vincini, don Renato Repetti;

1968 (55 anni): mons. Pierluigi Dallavalle, mons. Giancarlo Dallospedale, don Pietro Maggi, don Amedeo Mantovani, don Lorenzo Campagnoli;

1973 (50 anni): don Piergiovanni Cacchioli;

1978 (45 anni): don Giuseppe Illica;

1983 (40 anni): don Gianmarco Guarnieri, don Giancarlo Plessi, don Fabrizio Bonelli

1988 (35 anni): don Giuseppe Rigolli, don Mauro Tramelli;

1993 (30 anni): don Umberto Ciullo, don Paolino Chiapparoli, padre Francesco Rapacioli, don Alphonse Lukoki Fulumpinga;

1998 (25 anni): don Giuseppe Bertuzzi, don Fausto Arrisi, don Andrea Campisi, don Franco Cattivelli, don Silvio Cavalli, don Angelo Cavanna, don Domenico Pascariello;

2003 (20 anni): don Attilio Defendenti;

2013 (10 anni): don Marco Pezzani, don Enrico Zazzali;

2018 (5 anni): don Simone Tosetti.

Numerosi anche i diaconi che ricordano importanti traguardi:

1993 (30 anni): Sergio Fossati, Giovanni Marchioni, Roberto Porcari, Giancarlo Visentin e Franco Zanetti;

2008 (15 anni): Ciro Andolfo, Gaetano Pierluigi Nocilli, Aurelio Corda e Fausto Fermi;

2013 (10 anni): Luigi Alberti, Duilio Demarosi e Luigi Muceni;

2018 (5 anni): Floriano Cero, Matteo Dell’Orto, Giuseppe Frati, Giuseppe Marchesi, Luca Pagano, Vito Lorenzo Palumbo, Renzo Scarabelli e Fabio Tacchini.

Le promesse con l’aiuto di Dio

“La nostra è una promessa che parte dal Signore - ha sottolineato nell’omelia mons. Cevolotto - e domandiamoci cosa oggi ci spinge a rinunciare a noi stessi se non quella vita di Gesù che desideriamo assumere per vivere in pienezza, anteponendo il bene della chiesa e del presbiterio al nostro interesse.
Questo rito - ha poi rimarcato il Vescovo - non è una specie di tagliando da ripetere perché la promessa iniziale, diremmo, ha una scadenza. Eppure ciò che la Chiesa, nella sua sapienza spirituale e pedagogica, ha introdotto serve a richiamare qualcosa di decisivo e, al contempo, soggetto ad un facile indebolimento. Rinnovare perciò le promesse fatte il giorno della nostra ordinazione sacerdotale ha l’obiettivo di ridare forza al nostro essere e operare da presbiteri. Non solo. Ma essendo fatto insieme con tutto il presbiterio e idealmente davanti alla comunità diocesana nelle sue diverse espressioni sottrae la nostra vocazione da una visione privatistica e allo stesso tempo ricorda a ciascuno le priorità di stile e di contenuto del ministero sacerdotale. È una vera propria consegna reciproca - ha spiegato mons. Cevolotto - per aiutarsi a tenere fede a ciò che è essenziale. Dovremmo poter contare tutti sul sostegno della comunità che, grazie anche a questo momento, si educa a purificare le richieste al sacerdote e a richiamarci, quando rischiamo di perdere per strada qualche pezzo, a ciò che ci è affidato e per il quale abbiamo fatto una promessa. Il cristiano di oggi e di ieri - per il Vescovo - non è un ingenuo, né un presuntuoso, ritenendo di essere migliore degli altri, o meno soggetto alle crisi, meno esposto alla prova della fedeltà. Tutt’altro. La Chiesa, qualora qualcuno si dimenticasse, ci fa aggiungere, nel momento della promessa vocazionale: “Con l’aiuto di Dio!”. Non è una nota da poco, trascurabile. Al contrario, è il cuore dell’impegno personale. In forza di quel Signore - ha incalzato il Presule - che mi ha chiamato a questa vocazione, alla grazia che fin d’ora mi ha assicurato e che ha permesso di giungere qui, oggi impegno tutta la mia vita. Potendo contare sulla sua fedeltà. Che non viene meno”.

Spazi di preghiera

A questo punto della sua riflessione, mons. Cevolotto ha invitato i presbiteri a trovare spazi di preghiera e di silenzio per trovare intimità con il Signore ed ha rinnovato l’impegno a vivere la bella tradizione dei ritiri vicariali. “Facciamoli diventare - ha evidenziato - anche spazi dove allenarci nel silenzio per far risuonare la Parola ascoltata. Le fatiche che sperimentiamo e che troppo spesso decliniamo come qualcosa da evitare o smentite della promessa del Signore, sono invece la strada della fedeltà che crea legami e fa crescere la passione. È una legge che vale per ogni stato di vita. Cosa vuol dire per me oggi “dedicarmi assiduamente alla preghiera”? La forza dell’annuncio attinge sicuramente da una vita orante e da una familiarità con la Parola di Dio.
Molto nostro impegno è profuso - ha sottolineato il Vescovo - per la celebrazione liturgica, che abbiamo promesso di “celebrare con devozione e fedeltà”. Lo sappiamo che in alcune zone della nostra diocesi a questo si ‘riduce’ (diciamolo pure in modo inappropriato) il ministero. E proprio questo fatto ci obbliga a dedicarci alla cura della liturgia, non possiamo correre il rischio di esaurire le energie nei trasferimenti frenetici e nella moltiplicazione delle messe. Oltre a non prestare un vero servizio, esprimendo al meglio la ricchezza della liturgia, corriamo il rischio di inaridirci.

Abbiamo sentito nel brano evangelico - ha concluso mons. Cevolotto - che Gesù “venne a Nazaret”. Nazaret è la vita ordinaria, la vita familiare. Egli oggi entra e abita il quotidiano del nostro agire pastorale e del nostro essere stati chiamati a seguirlo in questa vocazione. La sua visita illuminata dalla sua Parola e dalla liturgia della Messa Crismale ci aiuti a ritrovare le ragioni per riprendere con gioia il cammino della nostra vocazione. Un cammino pasquale”.
Si è vissuto nella messa crismale, nella cattedrale di Piacenza, una celebrazione molto suggestiva che ha rappresentato un momento di grande comunione nella diocesi, ed è stata un'occasione per rinnovare, da parte di presbiteri e diaconi, il proprio impegno di servizio nei confronti di Dio e dei fratelli. Infine la benedizione degli olii sacri, un momento di grande significato, ha rappresentato il dono della grazia del Signore che si manifesta attraverso i sacramenti.

Riccardo Tonna

crismaoli

Nelle foto, la messa crismale in Cattedrale.

Pubblicato il 6 aprile 2023

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