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Messa in Coena Domini: il Vescovo lava i piedi a 12 immigrati

lavanda

 
 
 
Giovedì santo, messa in “Coena Domini”, la madre di tutte le messe, dove si ricorda l’ultima cena di Gesù e la lavanda dei piedi. Anche a Piacenza, il 6 aprile, mons. Adriano Cevolotto ha celebrato il suggestivo rito nella cornice della cattedrale, lavando i piedi a 12 migranti provenienti da vari paesi del mondo.

Elevare ogni uomo nella sua dignità
Come ha spiegato nell’omelia il Vescovo si tratta di un gesto che manifesta il grande amore di Cristo. “Gesù combatte così il male - ha affermato mons. Cevolotto - con un atto assolutamente gratuito di amore: la vita è donata, il suo corpo è dato, con la sua Pasqua Gesù inaugura i tempi nuovi”.
Evidenziando il significato della lavanda dei piedi, il Vescovo ha detto che i piedi sono la parte più bassa della persona e per raggiungerli bisogna mettersi in ginocchio: “Ci si inginocchia davanti a Dio, e suo Figlio si mette in ginocchio davanti all’uomo e lo eleva nella sua dignità. Ci eleva tutti senza distinzione, senza differenza dello sporco dei piedi. Questa sera - ha sottolineato il presule - ho scelto per la lavanda dei piedi alcuni immigrati che sono arrivato tra noi, come continua a succedere ogni giorno. Scandalizzati noi e preoccupati per i loro arrivi, più che per le cause che li spingono a partire. E questa scelta è un richiamo al nostro vescovo santo Scalabrini, una specie di raccolta del testimone per mantenere il suo stesso sguardo su ciò che segna il nostro tempo come ha segnato a parti inverse il suo.

Abbiamo bisogno della testimonianza credente dei migranti
Ma la lavanda dei piedi - ha continuato mons. Cevolotto - non è un gesto unidirezionale, cioè di uno verso gli altri, non sarebbe evangelico, non corrisponderebbe alle parole di Gesù. Se è vero che siamo invitati, come Cristo, a lavare loro i piedi, fuori metafora a piegarci su di loro ad amarli e a servirli, è comandato anche di lasciarci lavare i piedi a nostra volta. Cioè questi migranti, coloro che arrivano nelle nostre comunità, - ha spiegato il Vescovo - non sono solo loro ad avere bisogno di noi, anche noi riceviamo da loro quello che ci serve per essere amati. Gesù ci lava i piedi attraverso le loro mani, il loro cuore, la loro fede e la loro perseveranza. Allora dico a voi, - ha detto mons. Cevolotto - che siete approdati in queste terre in questa chiesa, ricevete dignità anche nel senso di donare, non solo nell’assecondare la logica del bisogno materiale che spinge ad aspettare il nostro aiuto. Non cadete nella trappola di pensarvi solo come persone bisognose, anche noi - ha sottolineato il presule - abbiamo bisogno del vostro amore e della vostra testimonianza credente, e ogni volta che questo avverrà sarà un vero e completo memoriale di Cristo e della sua Pasqua”.

In adorazione del Pane
Dopo la lavanda dei piedi la celebrazione è continuata con la liturgia eucaristica che nel giovedì santo assume una particolare importanza perché viene istituita l’eucaristia e si rivela il massimo atteggiamento di amore di Cristo verso la sua Chiesa. Gesù stesso ha istituito il sacramento dell’Eucaristia nell’Ultima Cena - ovvero il primo Giovedì Santo - ordinando di farlo in sua memoria, come si ricorda ad ogni Messa.
Al termine della celebrazione si è svolta la processione eucaristica all’altare del Ss. Sacramento dove è avvenuta la reposizione del pane consacrato che è stato oggetto di adorazione da parte dei fedeli.
In un mondo in cui spesso prevale l’individualismo e l’egoismo, il Giovedì Santo ha ricordato l’importanza della condivisione e della solidarietà. La celebrazione in duomo a Piacenza ha invitato i presenti a riscoprire l’importanza della preghiera e della meditazione, come strumenti per rafforzare la spiritualità. È stato, nel complesso, un significativo momento per rafforzare il valore dell’amore e del servizio verso gli altri. 

Riccardo Tonna

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Nelle foto, la celebrazione del Giovedì Santo in Cattedrale a Piacenza.

Pubblicato il 7 aprile 2023

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