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Mons. Cevolotto: «Abbandoniamo le nostre corazze per far spazio all'amore»»

Madonna del Popolo  arpile 2023

“Da oltre 400 anni la nostra città è stata affidata alla Vergine Madre, con il titolo di Madonna del Popolo: un'espressione che evoca immediatamente l'inclusione di tutti, e in particolare di chi allora come oggi, non aveva e non ha parte tra quanti possono vantare qualche riconoscimento onorifico, sociale, o politico. Oggi dire Popolo significa ritornare all'immagine che il Vaticano II utilizza per descrivere la Chiesa: appunto il Popolo di Dio”. Con queste parole domenica 16 aprile il vescovo mons. Adriano Cevolotto ha iniziato in Cattedrale la celebrazione della messa eucaristica dedicata alla Festa della Madonna del Popolo.
Dopo aver ricordato il 25° anniversario di apertura della Casa della Carità, che sarà festeggiato  mercoledì 19 aprile, il Vescovo ha spiegato che oggi, otto giorni dopo la Pasqua (Domenica della Divina Misericordia), “siamo di nuovo convocati in assemblea nel giorno del Signore: egli si manifesta risorto e vivo in mezzo a noi, mostrando i segni della passione. Il nostro sguardo oggi si rivolge anche a Maria, custode della buona notizia della risurrezione, grazie a Lei Cristo morto e risorto ci ha conquistato. Chiediamo quindi alla Madre di continuare a guidare i nostri passi in questo tempo di gioia pasquale e spirituale, perché possiamo crescere sempre più nella conoscenza e nell'amore del Signore diventando testimoni e apostoli della Sua Pace”.
“All'interno del clima pasquale che stiamo vivendo – ha continuato mons. Cevolotto – fare affidamento a Maria ci riconduce al Golgota, dove Gesù consegna Giovanni alla Madre e lega la Madre al destino del discepolo: è lì l'originale affidamento che ogni discepolo e ogni comunità trova in Maria. Oggi celebriamo in forma popolare la Madre della Chiesa, che l'iconografia presenta nel gesto di allargare il suo mantello a protezione di tutti, affinché ciascuno possa trovare ricovero, riparo: Maria ci protegge grazie al manto della Sua singolare famigliarità materna con il Signore, aiutandoci a far cadere le nostre resistenze e a consegnarci a Suo Figlio”.

 La misericordia apre ad una nuova rigenerazione

“La Misericordia che stiamo celebrando in questa domenica e che siamo invitati a contemplare è ancora una volta un tratto femminile: il termine ebraico da cui deriva equivale infatti all'utero e alla sua funzione di generare la vita. Come la donna è capace di dar luce a nuova vita, la misericordia è amore capace di aprire a qualcosa di nuovo, ad una vera e propria rigenerazione”. Così fa l'amore misericordioso di Dio – sottolinea il Vescovo –, capace di dare futuro anche alle situazioni più compromesse”. E ricorda come il Venerdì di Passione abbia lasciato nei discepoli “una scia di paura”, il cui segno più eloquente è il luogo dove sono asserragliati: “un altro sepolcro”. Eppure, proprio in questo contesto, dove la paura paralizza e la dispersione di alcuni smarrisce, “Gesù risorto entra a porte chiuse, senza aspettare che gli venga aperto, e dimora in mezzo ai discepoli con il suo amore”.
“In questa ottava di Pasqua siamo allora invitati a verificare la qualità della nostra fede, al centro c'è il crocifisso risorto; è solo così che la vita si trasforma in dono grazie all'opera dello Spirito Santo; solo così le nostre corazze possono essere abbandonate per fare spazio all'amore, con le sue ferite, la sua storia, ma in in tutta la sua forza”.

Affidiamo a Maria la nostra città

 Poi il paragone tra la comunità cristiana del passato e quelle attuali, oggi come allora segnate dalle nostre fragilità. “Abbiamo davanti una fotografia impietosa della comunità apostolica: il tradimento di Giuda, il rinnegamento di Pietro, l'assenza di Tommaso e la loro incredulità verso tanti testimoni. Noi stessi siamo bloccati dalle paure delle nostre debolezze, presi dall'incredulità che nasce difronte all'amore del Signore: è difficile fare i conti con un amore così sconfinato, che invece di punire entra, sta in mezzo a chi ha peccato, e non rimprovera nessuno”.
Ogni otto giorni questa presenza amorevole del Signore risorto si rinnova, e continua a venire ad incontrarci. Noi invece abbiamo spesso ridotto questo appuntamento a un dovere, a un precetto, ad una celebrazione di noi stessi e delle nostre cose. Dobbiamo allora chiederci se ci stiamo indebolendo nel nostro incontro con il Signore, se stiamo perdendo il valore e la forza della gioiosa abitudine di sperimentare il Suo amore. Se questa esperienza d'amore viene a mancare, tendiamo facilmente a ricadere nella paura, a reintrodurre tra di noi sguardi di sospetto: ma non possiamo accettare che la corazza della paura dei sentimenti ci renda refrattari e indifferenti al dolore di chi ci è vicino.”
“E allora che Maria ci copra con il Suo manto, di sorella e di Madre della fede – ha concluso il vescovo Cevolotto –, affidiamo a Lei la nostra città con le sue comunità cristiane, perché possano essere il segno del Suo stare in mezzo a noi, il segno della presenza del Risorto, vincitore di ogni paura e di ogni indifferenza”.
Dopo la messa, la processione per le vie del centro città (piazza Duomo, via Chiapponi, piazza Sant’ Antonino, via Sant’Antonino, largo Battisti, piazza Cavalli, via XX Settembre, piazza Duomo) ha concluso le celebrazioni della festa della Madonna del Popolo.

Micaela Ghisoni

Pubblicato il 17 aprile 2023

Nella foto di Pagani, la processione con la statua della Madonna del Popolo.

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