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A Nairobi alla tomba di suor Leonella

consolataNairobi

Sono tante le persone che frequentano la chiesa della Nostra Signora Universale delle suore della Consolata, a Nairobi, dove è sepolta suor Leonella Sgorbati, la piacentina uccisa in Somalia nel 2006 in odio alla religione cattolica e alla sua opera di promozione umana e sociale in qualità di fondatrice della scuola per infermiere. Il suo sorriso aperto, radioso e contagioso esce dal quadro che la ritrae per accoglierti, ad invitarti all'abbraccio; è appeso alla parete dell'unica cappellina della chiesa dove riposano le spoglie della beata protette dal sarcofago rivestito di legno.
Santi e beati, figure di storie antiche, un po' leggendarie, avvolte dal mito della sacralità: mica tanto, i martiri della Chiesa non hanno tempo né luoghi dedicati.

È moderna la storia della martire Leonella, che, per un disegno estraneo a noi mortali, dalle dolci colline piacentine è migrata nell'infuocata Africa per rimanervi per sempre.
"Lei lo sapeva, lo sentiva che non sarebbe tornata, diceva che c'era una pallottola con inciso il suo nome", racconta suor Severina Bucci (nella foto, davanti alla tomba della beata Leonella), una consorella da decenni nelle missioni in Kenya.
"Sa, qui vengono in tanti alla prima messa del mattino, docenti universitari, bancari e banchieri, i loro sguardi si posano sulla tomba della nostra madre - continua con un sorriso di infinita serenità la piccola religiosa -. Sapeva di essere nel mirino (sospira); io l'avevo conosciuta nei primi anni Novanta, quando era superiora generale, aveva un particolare modo di porsi agli altri che invogliava alla confidenza, come ad una sorella, come ad un'amica. Allora ero in un territorio difficile, inospitale, arido, nel Samburu, noi suore della Consolata avevamo iniziato le prime scuole su richiesta del governo e la nostra madre veniva a trovarci spesso con l'auto carica di cibo, sapeva infonderci speranza e forza, là non c'erano mezzi di trasporto, né telefono, né luce".
Un distretto di sofferenza è il Samburu, come il Turkana di oggi che sta vivendo una carestia spaventosa, "la popolazione vive di bestiame oramai decimato da quattro messi di siccità e anche le persone muoiono, il Governo e le diocesi si sono mobilitate per portare acqua e cibo, in particolare mais e fagioli".

Sostiamo insieme davanti al volto sorridente della martire il tempo del raccoglimento, ciascuna prega nel suo silenzio; poi, prima di salutare suor Severina le dico del desiderio del vescovo di Piacenza, mons. Gianni Ambrosio, di venire a pregare sulla tomba di suor Leonella.
"Lo accoglieremo con tanta gioia", risponde.

Il cielo è grigio sulla capitale keniana, ma non piove, in questa prima decade di aprile il termometro rimane intorno ai 30 gradi, la stagione della siccità si prolunga.

Maria Vittoria Gazzola


Pubblicato il 10 aprile 2019

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