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Il grazie di Piacenza al vescovo mons. Ambrosio

primogenita

“Quando ho proposto la candidatura del Vescovo, non ho trovato alcuna perplessità ma solo entusiasmo. Questo riconoscimento è dovuto per l’amore che riversa sulla comunità e per il suo lavoro. Di lui apprezzo la discrezione, l’umiltà, il garbo e la sua presenza costante. Oltre ai temi su cui la Chiesa è più sensibile, rileviamo l’impegno sul fronte culturale della diocesi. Da fuori ci dicono tutti che siamo fortunati ad avere un vescovo che si è aperto alla città e ha messo a disposizione persone, investimenti, beni, per lo sviluppo culturale”. Così il sindaco di Piacenza Patrizia Barbieri ha motivato l’assegnazione della benemerenza civica “Piacenza Primogenita d’Italia”, quest’anno attribuita a monsignor Gianni Ambrosio.
L’attestato di stima e affetto della comunità è stato consegnato a Palazzo Gotico. Istituito nel 2014, il riconoscimento della benemerenza civica viene conferito il 10 maggio, nell’anniversario dello storico plebiscito che decretò Piacenza come “Primogenita d’Italia”, a personalità o realtà operanti sul territorio che si siano distinte per il loro contributo al miglioramento della qualità della vita o della convivenza sociale. Nelle passate edizioni, è stata assegnata all’Associazione nazionale Alpini, ad Africa Mission – Cooperazione e Sviluppo, alla professoressa Anna Braghieri, a don Giorgio Bosini e all’ingegner Luciano Gobbi. La Commissione consiliare chiamata a esaminare le candidature – che ha accolto all’unanimità la proposta avanzata dal sindaco Barbieri di insignire della benemerenza, per il 2019, monsignor Ambrosio – è composta dal primo cittadino, dal presidente e dai capigruppo del Consiglio comunale, nonché da due membri esterni in rappresentanza del tessuto culturale, sportivo e associativo locale: attualmente, si tratta del presidente della Fondazione di Piacenza e Vigevano Massimo Toscani e del docente Luigi Fiori.

Il notaio Toscani: il Vescovo aiuta a fare rete nella nostra comunità. Dopo l’intervento introduttivo del prefetto Maurizio Falco, che ha spiegato il senso del riconoscimento insieme alle parole del consigliere comunale Sergio Pecorara (in rappresentanza della commissione), diverse autorità hanno voluto evidenziare il legame tra la guida della diocesi e la comunità piacentina. “Sento la mancanza di maestri – ha commentato il presidente della Fondazione di Piacenza e Vigevano Massimo Toscani - e qua uno ce lo abbiamo, teniamolo da conto. In società liquide, più sole e individualiste, è importante mantenere il senso di comunità. Il Vescovo aiuta a fare rete in questo luogo. Una comunità è bella se condivide gli stessi valori e se si aiuta. Il messaggio di monsignor Ambrosio di questi anni è stato la solidarietà. Piacenza è felice se c’è questa solidarietà e lui ha rappresentato un riferimento in tante attività, perché vive e trasmette il senso di comunità”. “Molte iniziative di questi anni sono state organizzate grazie alla Curia e al vescovo – ha ricordato Alfredo Parietti, presidente della Camera di Commercio – che hanno reso Piacenza più bella. Tutto il mondo economico condivide questa scelta di conferirgli un riconoscimento”. “La vita della nostra Chiesa in questi undici anni ha ricevuto l’impronta della sua guida da pastore – ha dichiarato mons. Luigi Chiesa, vicario della Diocesi -, è bello vedere che la comunità civile, oltre a quella ecclesiale, riconosce alla nostra guida questo omaggio. Ha esercitato con equilibrio e competenza le dinamiche sociali del Piacentino, invitandoci ad allargare lo sguardo ai problemi europei e del mondo. Ha favorito il dialogo tra le istituzioni locali e rende orgogliosa tutta la Diocesi in questa giornata”.

Mons. Ambrosio: "una città che amo: il Signore me l'ha affidata".  Mons. Ambrosio – tornato ieri da un pellegrinaggio in Iran, dopo un viaggio di 12 ore, “una bella avventura vissuta insieme”, l’ha definita - si è “sentito tra amici” e ha ringraziato di cuore tutti i presenti, anche i bambini delle scuole Giordani e Orsoline, presenti alla cerimonia. “Accolgo questo premio – ha dichiarato mons. Gianni Ambrosio - che voglio condividere con tutta la comunità cristiana e civile”. Il vescovo ha ricordato il ruolo di Piacenza come Primogenita, alla base del conferimento della benemerenza. “Ha segnato la storia della nostra città e del Paese. Questo momento è una festa per tutta Piacenza e di gioia per il suo vescovo, che non vuole festeggiare da solo, ma insieme”. “«Dove c’è un vescovo, lì c’è la Chiesa» - ha proseguito nel suo intervento - ma anche «dove c’è una Chiesa, c’è un vescovo». Non ci può essere dissociazione tra un pastore e la comunità, la gente. E il vescovo non è mai solo. Questa città è diventata la mia, perché sono con voi. Il Signore attraverso il Papa mi ha mandato a Piacenza, città che amo, «mia» perché il Signore me l’ha affidata. E sono anche io un cittadino, un concittadino di tutti voi. E per questo lavoro per il bene di Piacenza. Se non c’è amore, non cresce nulla, se vogliamo bene alla città, questa migliora. Spero di aver dato il mio contributo per far crescere il bene comune della comunità”. “L’avventura è stata possibile perché c’eravate voi, è bella se fatta insieme. Vale per il pellegrinaggio in Iran da cui sono reduce che per l’esperienza a Piacenza. Dobbiamo allargare lo sguardo, con umanità e aprirci alla dimensione relazionale. La Fede offre una luce che illumina tutta la città. Così cresce la nostra comunità, a misura d’uomo, in cui si lavora insieme per il bene comune e in cui si guarda avanti, in un’epoca complessa. Siamo chiamati a vivere «l’amicizia civile», non è possibile vivere insieme senza avere una buona amicizia con tutti. Per chi è credente questo è un compito importante e affascinante. Dobbiamo tutti contribuire a costruire una «civiltà dell’amore». Questa amicizia civica io in questi anni a Piacenza l’ho vissuta e per questo ringrazio tutti”.

Filippo Mulazzi

Pubblicato il 10 maggio 2019

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