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L'economista Zamagni: «le città tornino ad essere Civitas»

 zamagni

“Dovremmo essere fieri di aver creato, come italiani, il modello della civitas medievale che si è poi diffuso in tutta Europa”, con queste parole ha esordito, il 2 luglio, nel suo intervento, Stefano Zamagni, docente universitario di economia e presidente della Pontificia Accademia delle Scienze sociali, nella sala dei Teatini a Piacenza.
La serata, inclusa nelle iniziative per la Festa del santo Patrono Antonino, moderata dalla giornalista Barbara Sartori, ha avuto, all’inizio, i saluti del vescovo mons. Gianni Ambrosio, del parroco don Giuseppe Basini e dell’assessore ai Servizi sociali Federica Sgorbati ed è stata allietata dalla Sunday Orchestra, una compagine giovanile piacentina di grande talento, diretta dal maestro Fabrizio Francia.
Continuando la sua analisi storica il prof. Zamagni ha affermato che, nella seconda metà del ‘600, con la pace di Westfalia, è avvenuto un cambiamento epocale: si è iniziato ad abolire le città per sostituirle con il concetto di Stato nazione. Però, arrivando ai nostri tempi, a cominciare dagli anni ’70 - ha aggiunto Zamagni -, il ruolo delle città è tornato ad essere al centro dell’attenzione.
Il motivo, il professore lo ha individuato nel fenomeno recente della globalizzazione e nella terza e quarta rivoluzione industriale, legate una all’avvento di internet e l’altra all’immissione sul mercato dei moderni dispositivi digitali.
Tutto ciò ha portato, secondo Zamagni, ad un impoverimento dei rapporti interpersonali e a riscoprire quegli elementi che, a partire dal 1100 e 1200, avevano caratterizzato la fioritura della Civitas medioevale.
“La sfida del futuro - ha puntualizzato il docente di economia - è che le nostre città tornino ad essere Civitas, cioè città delle anime, dove le persone, che vivono in quel territorio, stabiliscono tra loro dei legami, delle relazioni che anche in economia si chiamano i beni relazionali”.
Si tratta di far crescere il capitale sociale, inteso proprio nella trama delle relazioni che si basano sulla fiducia, parola che deriva dal latino e significa corda. “Allora - ha continuato Zamagni - quando il capitale sociale è basso vuol dire che le corde sono state tagliate, le persone non si relazionano più e l’economia non cresce. Non c’è sviluppo perché le persone cessano di guardarsi negli occhi”.


Come fare per tornare alla Civitas? È l’interrogativo che ha posto il Professore, a cui ha trovato delle risposte. La prima è quella della cultura, cioè del parlare tutti di queste cose. La seconda, a livello istituzionale, è quella di amministrare le città creando maggiormente delle relazioni, superando la freddezza della burocrazia.
La terza è quella di tradurre in pratica il principio di sussidiarietà circolare. “Un principio - ha aggiunto Zamagni - che venne formulato per la prima volta nel 1294 in un saggio di Bonaventura da Bagnoregio, il successore di San Francesco, in cui affermava che, nella città, il governo deve essere di tipo triangolare con ad un vertice il comune, all’altro i mercanti, gli affari e nel terzo le confraternite, ciò che noi chiamiamo volontariato e terzo settore”.
I tre vertici devono agire fra di loro circolarmente, sulla base di un approccio dialogico in cui tutti si mettono allo stesso livello: è questo - secondo Zamagni - il modello giusto per dare futuro alle città.
Purtroppo oggi è venuto meno il concetto di responsabilità che per il professore non è soltanto rispondere alle conseguenze delle proprie azioni, ma, dal responsum latino, è anche il prendersi cura dell’altro. Ciò che don Milani esprimeva molto bene con “I care”, mi sta a cuore… È importante dunque che si diffonda la cultura del farsi carico degli altri, del prendersi cura.
Con la suggestiva citazione del poeta indiano Rabindranath Tagore: “
Non piangere quando tramonta il sole, le lacrime ti impedirebbero di vedere le stelle”, il professor Zamagni ha concluso il suo intervento, sottolineando come il piangersi addosso non ci permette di scorgere le luci delle stelle che sempre brillano nella notte.

Riccardo Tonna

Pubblicato il 3 luglio 2019

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