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La festa di S. Antonino: gemellaggio fra Piacenza e Potenza

trevescovi

“Il futuro non si costruisce mai da soli, ma sempre insieme”, sono le parole del Vescovo di Piacenza-Bobbio Mons. Gianni Ambrosio, che hanno caratterizzato il senso della festa del Santo Patrono Antonino, svoltasi, il 4 luglio, nella basilica a lui dedicata. Tre vescovi hanno reso ancor più solenne la celebrazione. Oltre a mons. Ambrosio, hanno concelebrato mons. Domenico Berni e mons. Salvatore Ligorio, Arcivescovo di Potenza. Presenti inoltre molti sacerdoti e, in prima fila, tutte le autorità civili e militari cittadine.
“La testimonianza di un giovane, come Antonino, che non ha ricercato, la ricchezza, il successo e il potere - ha aggiunto mons. Ambrosio - è molto importante e ci ricorda come il martire cristiano è segno di un amore che è la più grande rivoluzione per la storia”. La sua memoria - ha continuato il presule - attesta che la fede non è qualcosa di astratto e neppure di privato, ma è luce che illumina il nostro cammino, è speranza, fiducia e, come dice il Vangelo, ”sale della terra”. Costruire il futuro insieme significa per mons. Ambrosio: “Lavorare per il bene di tutti, soprattutto oggi che il volto di Piacenza sta cambiando, quindi non solo conservare qualche aspetto buono della tradizione, ma diffondere quell’amicizia civica che è alla base della convivenza umana: una buona relazione di cittadinanza rende virtuosa la città. Infatti quando si cammina e si lavora insieme si cerca il bene comune si fa crescere la moralità pubblica e si va incontro a chi è nel bisogno”.
“Sappiamo che sono tante le necessità - ha aggiunto il Vescovo di Piacenza-Bobbio -, ma grazie all’impegno di molti cittadini, di gruppi e associazioni possiamo riconoscere che la solidarietà, la collaborazione sono beni preziosi per la nostra città. Nonostante le difficoltà, che non mancano, siamo chiamati a trovare la convergenza di intenti sulle questioni fondamentali”. La presenza dell’Arcivescovo di Potenza mons. Salvatore Ligorio ha suggellato la comunione fra le due chiese di Piacenza e Potenza, grazie alla figura di San Gerardo, di origine piacentina, patrono di Potenza.
“La chiesa di Potenza per la prima volta rende grazie ufficialmente alla chiesa di Piacenza – ha affermato Mons. Ligorio - per il dono del suo figlio San Gerardo che, nel pellegrinaggio verso i luoghi di Gesù, si è fermato a Potenza, dove fu acclamato dapprima vescovo della città e dopo la sua morte santo e patrono”.
“È significativo ricordalo in questa festa di S. Antonino - ha aggiunto l’arcivescovo - che senz’altro anche Gerardo ha amato, pregato e dalla sua testimonianza si è lasciato plasmare tanto da intraprendere un cammino di fede che l’ha portato a Potenza”.
Ricordando come San Gerardo è stato un “fidei donum” ante litteram, mons. Ligorio si è augurato che lo scambio arricchente fra le chiese sorelle di Piacenza e Potenza possa continuare e crescere.
Don Giuseppe Basini, parroco di Sant’Antonino, ha poi spiegato il motivo dell’assegnazione dell’onorificenza dell’Antonino d’oro a mons. Domenico Berni, vescovo della prelatura di Chuquibambilla, che ha svolto sempre il suo ministero con passione, umiltà e fedeltà nei confronti del popolo a lui affidato, in particolare verso i più poveri prodigandosi senza riserve nell’attività di evangelizzazione e promozione umana. Anche la comunità peruviana presente a Piacenza ha voluto sottolineare con un gioioso saluto i sentimenti di gratitudine verso mons. Domenico che ha lavorato per quasi cinquant’anni nella terra del Perù e ha messo in pratica il sogno di Papa Francesco di “una chiesa povera per i poveri”.
“Sono stato sorpreso di questa onorificenza di cui conoscevo poco – ha aggiunto mons. Berni - e la consideravo qualcosa che non mi potesse riguardare, tanto più sapendo di essere piuttosto sconosciuto alla maggior parte della comunità piacentina, anche se il mio affetto per la chiesa madre, soprattutto la devozione alla Madonna della Consolazione del Santuario di Bedonia è sempre, in me, stata viva”.
Mons. Domenico ha voluto poi dedicare il premio ricevuto a tutti sacerdoti, religiosi, religiose e laici che nel tempo gli sono stati vicini nella missione, ma soprattutto alla popolazione della diocesi di Chuquibambilla: campesinos, indios, gente semplice che lo hanno accettato con tutta la loro bontà, con cui ha camminato insieme per 47 anni.  

Riccardo Tonna

Pubblicato il 5 luglio 2019

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