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Verso e oltre la Terra Santa - 3

La Via dolorosa e il Santo Sepolcro

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A piedi ci siamo addentrati nei vicoli della città e abbiamo risalito il Monte degli Ulivi: grazie alle parole di don Umberto, abbiamo iniziato a leggere la geografia della città come “quinto vangelo”, fortissima testimonianza del messaggio di Gesù.
Dall’alto del Monte siamo ridiscesi fermandoci alla Chiesa dell’Ascensione e alla Chiesa del Padre Nostro, che protegge la grotta in cui Gesù insegnò ai discepoli; abbiamo proseguito al santuario del Dominus Flevit, poi alla cosiddetta “Tomba di Maria”, per arrivare infine al Getsemani e alla Basilica dell’Agonia: qui, di fronte alla roccia dell’agonia, abbiamo avuto un forte momento di silenzio e preghiera personale.
Dopo un veloce pranzo nel centro del quartiere ebraico siamo saliti sul Monte Sion, dove abbiamo visitato la Chiesa della Dormitio Virginis e celebrato l’Eucarestia presso il Cenacolino; a questa ha fatto seguito un altro bel momento di meditazione sul tema della lotta interiore di Gesù al Getsemani.
Dopo la cena, ancora in pizzeria, abbiamo avuto tempo per un bell’incontro con padre Ibrahim, frate della Custodia di Terra Santa, e Cesar, responsabile degli affari religiosi al Ministero dell’Interno israeliano: grazie alla loro testimonianza abbiamo potuto dare un primo sguardo alla complessità della situazione dei cristiani in Terra Santa.
Salutati i nostri ospiti ci siamo diretti verso la scuola per la notte.

Il 7 agosto abbiamo cominciato la nostra giornata con la visita della Chiesa di Sant’Anna e delle antiche piscine di Betzaeta: don Umberto ci ha guidati nella riflessione sul tema dell’inclusione, essenza ultima del cristianesimo, e sull’immagine del cristiano come colui che sta sulla breccia e che si fa mediatore per far sì che ognuno sia libero.
Abbiamo quindi proseguito fino alla Chiesa della Flagellazione, dove sorgeva anticamente la Fortezza Antonia, luogo dove Gesù fu condannato.
Da qui abbiamo iniziato la Via Crucis, e attraverso le strette vie della città siamo giunti alla Chiesa del Santo Sepolcro. Ed è davvero difficile spiegare questo luogo: tante fedi diverse, tante voci che si riuniscono di fronte alla sacralità del Sepolcro; il Calvario, così lontano da come lo immaginiamo, ma con la sua roccia, ancora ben visibile e così vicina alle nostre mani; e poi altari, candele, segni delle più diverse devozioni che circondano i pellegrini ovunque girino lo sguardo.
Il Santo Sepolcro è inspiegabile, così come è inspiegabile quello che si prova entrando nell’edicola e inginocchiandosi di fronte alla pietra, luogo fisico della forza rivoluzionaria del messaggio di Gesù risorto.

Lasciato il Sepolcro, dopo un pranzo veloce ci siamo diretti al tunnel di Ezechia, uno stretto e buio corridoio scavato nella pietra che permetteva all’antica Gerusalemme di rifornirsi d’acqua anche in caso d’assedio.
Terminata la passeggiata lungo il tunnel, abbiamo ripreso la via per il Monte Sion e visitato la Chiesa del Gallicantu, sotto la quale si trovano ancora le antiche prigioni della casa di Caifa, dove fu trattenuto Gesù dopo la cattura al Getsemani.
Durante l’Eucarestia abbiamo riflettuto sul significato del rinnegamento di Pietro e sul silenzio di Gesù di fronte ai sacerdoti.
Lasciato il Gallicantu, abbiamo potuto osservare la preghiera degli ebrei di fronte al Muro del Pianto, quindi ci siamo addentrati nelle caotiche vie del suk, il mercato.
Dopo aver cenato, siamo tornati al Gallicantu per una meditazione serale: qui don Umberto ci ha invitati a guardare Gerusalemme come il luogo in cui si manifesta quella complessità del reale che non lascia spazio a risposte semplicistiche.
Accogliere la complessità, rifiutare la semplificazione, stare in ricerca continua e ripudiare l’ignoranza: questi sono gli insegnamenti che ci dona Gerusalemme.

Lucia Montuori

Pubblicato il 1° settembre 2019

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