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Perché un cristiano non può non accogliere

Padre Fabio Baggio, sottosegretario del Dicastero per lo Sviluppo Umano Integrale, alla Caritas diocesana

baggio

“In ogni parrocchia, almeno un evento all’anno in cui non si organizzano conferenze, non si danno dati, ma semplicemente si sta insieme, si mangia insieme, si balla insieme. Insomma, un momento per conoscersi tra etnie e culture”. È una delle proposte operative lanciate dallo scalabriniano padre Fabio Baggio alla mattinata organizzata dalla Caritas diocesana sul tema “L’accoglienza oggi: limite o opportunità?”.

Si è partiti dall’attualità dei richiedenti asilo e dei movimenti migratori forzati – i numeri a livello mondiale sono enormi, basti pensare che solo dal Venezuela sono fuggite 470mila persone nei Paesi confinanti, specie in Colombia, e che nel piccolo Libano un residente su tre è un rifugiato siriano - per allargare la riflessione all’accoglienza di tutte quelle periferie umane che le comunità cristiane non possono ignorare. Non è questione di filantropia o buon cuore, ma di muoversi perché “nell’altro vedo Cristo”, ha precisato padre Baggio, sottosegretario del Dicastero vaticano per lo Sviluppo Umano Integrale. “Se siamo operatori della carità non dobbiamo chiederci perché lo facciamo ma per chi lo facciamo. E l’unica risposta è: per Gesù Cristo”, ha richiamato lo scalabriniano, che ha tratteggiato le caratteristiche della “teologia dell’accoglienza” passando in rassegna passi dell’Antico e del Nuovo Testamento. “L’accoglienza cristiana non è mai facile: ricordiamoci che Gesù non ha promesso che la croce”, ha sottolineato ancora padre Baggio.
Fare spazio all’altro nel mio spazio. Trovare i modi e i tempi per favorire l’incontro. Ascoltare i bisogni, anziché progettare percorsi senza tener conto delle persone. Alcune indicazioni lasciate dallo scalabriniano hanno preso vita attraverso il racconto di esperienze di accoglienza. La parrocchia di San Vittore alla Besurica – ha illustrato il parroco don Franco Capelli – ha avuto come prima occasione per confrontarsi l’avvio, nel quartiere, alcuni anni fa, di una comunità per pazienti psichiatrici, che aveva destato allarmi e paure. Il consiglio pastorale si è interrogato su come invece vivere la relazione con questi nuovi ospiti, così come con i malati di Aids della vicina casa Pellegrina. Nell’appartamento della parrocchia sono passate inoltre diverse persone in difficoltà, comprese due coppie di richiedenti asilo: entrambi i loro bambini sono nati a Piacenza e sono stati battezzati in San Vittore. Adesso la parrocchia con Caritas sta partecipando al progetto “casa fra le case”.
Anche a Fontana Fredda la canonica ha dato accoglienza a due coppie di richiedenti asilo, risposta della comunità di Roveleto all’appello del Papa del 2016. La decisione, presa dal Consiglio pastorale, ha portato alla costituzione di una “commissione” ad hoc, con diverse professionalità che potessero seguire i bisogni specifici di chi veniva accolto. Non sono mancate proteste – ha spiegato il parroco don Umberto Ciullo – ma l’esperienza oggi dimostra che il percorso, se ben costruito, è possibile. Ora, sempre con Caritas, si apre una nuova sfida: la casa che accoglierà persone detenute che hanno accesso alle misure alternative.
Dal fronte di chi accoglie a quello di chi sperimenta l’accoglienza. Suany, giovane dell’Honduras, oggi sposata e residente a Bologna, è arrivata alla Besurica a 17 anni, per raggiungere in Italia la mamma badante a Farini. L’incontro con don Franco e i giovani della parrocchia l’ha fatta sentire a casa, le ha dato fiducia per costruire il suo futuro, che all’inizio pensava fuori dall’Italia. Jean Marie, sagrestano di San Giovanni in Canale, cittadino italiano originario del Senegal, ha parlato di come le relazioni abbiano aiutato lui e la sua famiglia a sentirsi parte viva e preziosa della parrocchia. In particolare, ha voluto ricordare i momenti di condivisione nel dolore (la partecipazione per la morte della mamma, rimasta in Senegal) come nella gioia (dal matrimonio in chiesa ai festeggiamenti per la cittadinanza italiana, con tanto di manuale di dialetto piacentino in regalo).
Barbara Sartori

Pubblicato il 17 ottobre 2019.

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