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Padre Mocerino: «Questi medici sono straordinari»

Mocerino

 
La generosità, l’impegno senza sosta per arginare la diffusione del coronavirus si sperimenta soprattutto negli ospedali dove medici, infermieri, ausiliari, uomini e donne, stanno facendo il proprio dovere affrontando il sacrificio dei doppi turni che in alcune realtà si è già trasformato in 12 ore filate di lavoro su base giornaliera. “Il personale medico e paramedico è fantastico, stanno lavorando tantissimo bisognerà fargli un monumento il giorno in cui finirà questa epidemia”. Lo afferma padre Antonio Mocerino, francescano di Santa Maria in Campagna, uno dei cappellani del “Guglielmo Saliceto” di Piacenza: “Oggi mi sono visto con un’infermiera che ha avuto dei problemi in famiglia e ci siamo chiesti quando finirà tutto questo?”


Una parola di conforto a un metro di distanza. I cappellani degli ospedali vivono al fianco di queste persone che stanno dando tutto se stessi, a scapito a volte anche della loro salute, per salvare il più possibile vite umane. In questo periodo padre Antonio ha dovuto ridurre un po’ le visite ai degenti proprio per motivi precauzionali e perché i malati di coronavirus non si possono avvicinare. Padre Mocerino però si sente molto triste anche perché ha appena avuto la notizia che sua madre anziana, lontana da Piacenza, si trova ricoverata in una situazione molto grave e sta cercando di raggiungerla con tutti i permessi del caso. “Si deve ancora sorridere, ma è dura - commenta il francescano -, però quando vedo infermieri, dottori stanchi e provati, un sorriso, una parola dolce glieli dono sempre. Infatti, è questo quello che chiedono gli operatori della sanità, quell’espressione di conforto, detta al momento giusto, mantenendo sempre un metro di distanza”. 


La sirena delle ambulanze. Nel convento, proprio dinanzi al presidio sanitario piacentino, si sente continuamente la sirena delle ambulanze che continuano arrivare. “Dico una preghiera – aggiunge padre Antonio - , siamo nelle mani del Signore”. Anche il responsabile dei cappellani del “Guglielmo da Saliceto” di Piacenza, don Andrea Fusetti è in prima linea su questo fronte e nella chiesa dedicata a San Giuseppe, in via Campagna, ha organizzato il 19 marzo nel pomeriggio un rosario per tutti malati. Questo momento ha voluto, attraverso i canali social anche dell’Usl di Piacenza, raggiungere il maggior numero di persone per sostenere i ricoverati, dare conforto alle famiglie, nonché accompagnare spiritualmente gli operatori nel loro delicato compito quotidiano. In questo modo in molti si sono uniti da casa in una preghiera comune.


Anche i parroci del territorio cercano di stare vicino a tutti i malati con il pensiero e l’orazione. “Anche a me piacerebbe - afferma don Chiapparoli, parroco di Cortemaggiore - andare a trovare i nostri malati e anziani per portare loro un po' di conforto e anche riceverne dalla loro grande fede, ma così li metterei a rischio. Così cerco di fare quello che posso telefonando loro. Una parola, un saluto, è quello che per ora si può fare”. In questo clima, nelle case, negli ospedali si respira una situazione drammatica che però viene ricompensata da un amore reciproco che si sta diffondendo nella società. È una lezione di vita che speriamo possa dare frutti nel futuro.

Riccardo Tonna

Pubblicato il 25 marzo 2020

 

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