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Il mio rosario nelle mani di papa Wojtyla

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Oggi a cento anni dalla nascita di Karol Wojtyla, che nel 1978 divenne Papa con il nome di Giovanni Paolo II, non posso non pensare a un avvenimento che mi ha coinvolto in prima persona.

Era uno degli ultimi giorni d’agosto del 1999. In una Roma avvolta da uno splendido sole di fine estate, mi trovavo a Castelgandolfo per un incontro di lavoro. Giovanni Paolo II era già anziano, ma aveva nello sguardo un guizzo di luce e di santità che non sfuggiva a quanti lo incontravano.

Che cosa dono al Papa?

Mi trovavo lì, per purissima Provvidenza e sta di fatto che – per altrettanta Provvidenza - fui invitata anch’io a partecipare all’incontro, che si concluse – per mia grande sorpresa – con un saluto personale al Santo Padre. Per ordine di importanza ero una tra le ultime della fila e questa posizione privilegiata mi dette la possibilità di osservare il comportamento dei personaggi che stavano davanti a me nella lunga fila. Eravamo 143 persone in tutto.

Notavo con un certo imbarazzo che molti offrivano dei doni al Papa e pensavo, sempre più disperata, che io non avevo nulla da dargli. Nulla… se non un piccolo rosarietto di legno, che portavo sempre con me, mezzo rotto e con diversi chicchi mancanti. Oltre ad essere mezzo rotto, quel rosario veniva da Medjugorje.

La mia grande incertezza

Non sapevo se quella parola si potesse pronunciare davanti al Papa, visto che le apparizioni bosniache erano e sono in un certo senso ancora sotto il vaglio della Santa Sede. Sta di fatto che in questo alternarsi di “glielo do – non glielo do”, venne il mio turno.

Inginocchiata davanti a lui, col cuore in gola di emozione, senza sapere cosa stavo dicendo, mi uscirono dalla bocca parole che non avevo minimamente pensate fino ad un istante prima. Con una mano stretta nella sua, alzai l’altra e gli mostrai il mio rosario, mentre gli dissi d’un fiato: “Santo Padre, questo rosario viene da Medjugorje: da parte della Gospa (che in croato vuol dire Madonna) per il più caro dei suoi figli!”.

 “Ah, Medjugorje, Medjugorje!”

Seguì un attimo di silenzio in cui il terrore mi assalì. Ma fu un attimo, perché a quelle mie parole, il Papa spalancò quei sui occhietti azzurro cielo, fino ad allora socchiusi e mi rispose con un sospiro: “Ah, Medjugorje, Medjugorje!”. Dopodiché mi benedisse sulla fronte. Poi il suo assistente mi offrì in cambio un altro rosario e quando tornai al mio posto, confusa e stordita per l’accaduto, mi si fece notare che di 143 persone che eravamo presenti, il Papa aveva benedetto sulla fronte solo me. Probabilmente ne avevo bisogno.

Gaia Corrao 

Pubblicato il 18 maggio 2020

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