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Voci e commenti sulla nuova Enciclica

Papa Enciclica Fratelli tutti

Un documento “da leggere integralmente, senza andare a selezionare e rilanciare solo ciò che interessa”. Per il Custode di Terra Santa, padre Francesco Patton, l'Enciclica “Fratelli tutti”, pubblicata da Papa Francesco nel giorno della festa del Santo di Assisi, “ci aiuta a riflettere e, nel contempo, ci provoca”. D’altra parte, dichiara il francescano - intervistato dall'agenzia Sir -  “la pandemia ha messo in luce le nostre false sicurezze e la nostra incapacità di vivere insieme facendoci scoprire che abbiamo bisogno e siamo debitori gli uni degli altri”.

Il Custode di Terra Santa Patton: si parla di fraternità in termini concreti

Padre Patton sottolinea l’ispirazione francescana dell’Enciclica: “Non si parla di fraternità in termini astratti ma concreti. ‘Fratello’ e ‘sorella’, infatti, sono termini presenti nel vocabolario del Santo di Assisi”. Il Buon Samaritano, citato nel secondo capitolo del testo, afferma il Custode “incarna l’idea del ‘farsi fratello’ o per dirla con le parole di padre Thaddée Matura, grande studioso di francescanesimo, dell’‘uomo fraterno’. L’idea di fraternità di Papa Francesco, peraltro già presente nel documento di Abu Dhabi richiamato nell’enciclica, è nel modo con il quale entriamo in rapporto con le persone e il Creato. Come fece san Francesco che andò con atteggiamento fraterno verso i socialmente esclusi del suo tempo, i poveri e i lebbrosi, i ladri e i briganti, verso chi era di diversa cultura o religione come il sultano Malik-al-Kamil incontrato in Egitto”. Questo è il linguaggio “inclusivo e concreto” del Santo di Assisi, ripreso dal Pontefice: “Per dichiarare che il lebbroso è fratello lo abbraccia, e così fa con il ladro, il brigante. Questo è il modo per entrare il relazione con tutte le categorie di persone. È il solco aperto della fraternità, è la fraternità eretta a cultura, a modus vivendi. E questo sguardo san Francesco lo estende anche al Creato al punto di chiamare fratello il sole, sorella la luna e addirittura la morte”.

Fraternità come cultura e dialogo come metodo. Fraternità come “cultura” e dialogo come “metodo”. “Fratelli tutti”, afferma padre Patton “è per noi della Custodia di Terra Santa una conferma a ciò che stiamo cercando di fare da 800 anni, da quando san Francesco venne in Terra Santa. Una vera e propria metodologia missionaria che troviamo sintetizzata nel Capitolo XVI della Regola non bollata (FF 42-45) e che potremmo sintetizzare così: non fare liti o dispute, essere sudditi e soggetti a ogni umana creatura per amore di Dio e confessare di essere cristiani. Nonostante le difficoltà che incontriamo, sperimentando anche forme di violenza, siamo chiamati ad andare verso gli altri con atteggiamento fraterno, siano essi cristiani di altre denominazioni, musulmani o ebrei. Non aspettare che vengano da noi, non pretendere che abbiano un atteggiamento fraterno nei nostri confronti, ma andare noi verso di loro. In questi quattro anni che sono qui come Custode ho potuto constatare che l’atteggiamento fraterno provoca sempre una risposta fraterna. La fraternità apre canali di relazioni e di amicizia”. L’auspicio di padre Patton è che “questa enciclica possa animare anche percorsi di riconciliazione in un contesto come il nostro in Terra Santa e in Medio Oriente”. L’enciclica evidenzia, infatti, la necessità di riconciliazione, di arrivare a un perdono come nel caso, citato dallo stesso Pontefice, della Shoah. “La riconciliazione – ricorda il Custode – è un percorso anche politico e non solo personale. La pace si ottiene non surriscaldando gli animi ma aiutando le persone a fare percorsi di riconciliazione. La violenza è un amplificatore dei conflitti. Anche a livello personale”.

Il card. Guixot, presidente del Pontificio Consiglio per il dialogo interreligioso

“In un mondo disumanizzato, nel quale la cultura dell’indifferenza e dell’avidità contraddistinguono i rapporti tra gli esseri umani, c’è bisogno di una solidarietà nuova e universale e di un nuovo dialogo per modellare il nostro futuro”. Così il card. Miguel Ángel Ayuso Guixot, presidente del Pontificio Consiglio per il dialogo interreligioso, presenta la “novità” insita nella enciclica di Papa Francesco “Fratelli tutti”. La nuova enciclica raccoglie e sviluppa i grandi temi del Documento sulla Fratellanza Umana per la pace mondiale e la convivenza comune, siglato il 4 febbraio 2019 a Abu Dhabi da lui stesso e dal Grand Imam di Al-Azhar Ahmad Al-Tayyeb. Ma la proposta, insita in entrambi testi, è universale. "Non è certo un segreto - evidenzia il porporato - che il Santo Padre sia vivamente preoccupato per le sorti della famiglia umana. Papa Francesco dice chiaramente nell’enciclica che le questioni legate alla fraternità e all’amicizia sociale sono sempre state tra le sue preoccupazioni (cfr. FT 5). Non meraviglia quindi che proprio questi due temi siano al centro della riflessione dell’enciclica. Ci tengo però a precisare che non è stata la pandemia di Covid-19 ad offrire lo spunto di questa riflessione. Come chiarisce bene il Santo Padre essa si è manifestata mentre l’enciclica era già in elaborazione. Mi permetto di sottolineare che purtroppo ciò che stiamo vivendo non fa altro che rendere ancora più urgente la necessità della fraternità e dell’amicizia sociale a livello mondiale. Come si evince dalla lettura dell’enciclica le preoccupazioni del Santo Padre sono molteplici. E non nascono solo dall’attuale pandemia. Da quando è stato eletto Papa Francesco non ha cessato un attimo di indicare le tante ingiustizie che affliggono questo mondo: il divario fra ricchi e poveri, lo sfruttamento della persona umana, l’indifferenza, la cultura dello scarto e i grandi rischi ambientali che stiamo correndo".

Come far sì che le religioni possano essere canali di fratellanza anziché barriere di divisione? "C’è un’urgenza dettata dall’attuale situazione mondiale che deve far mettere da parte pregiudizi, indugi e difficoltà - riflette ancora il cardinale -. Pur non rinunciando in nulla alla propria identità o rifacendosi ad un facile irenismo, con forza e con coraggio, si deve affermare la necessità della fraternità umana e dell’amicizia sociale quali condizioni necessarie per l’ottenimento di quella pace alla quale anela il mondo intero. Il Santo Padre ci indica in San Francesco di Assisi, come è stato per la Laudato si', l’ispiratore dell’enciclica “Fratelli tutti”. Ecco dunque un modello al quale anche oggi dovrebbero ispirarsi i rapporti tra credenti di diverse religioni: promuovere un dialogo nella verità fatto di fraternità, di stima e rispetto reciproci e nella mutua comprensione". "Nel mondo di oggi, segnato tragicamente dalla dimenticanza di Dio o dall’abuso che si fa del Suo nome - aggiunge - le persone appartenenti alle diverse religioni sono chiamate, con un impegno solidale, a difendere e promuovere la pace e la giustizia, la dignità umana e la protezione dell’ambiente. Dobbiamo offrire la nostra collaborazione alle società di cui noi credenti siamo cittadini, e mettere a disposizione di tutti i nostri comuni valori e le nostre convinzioni più profonde che riguardano il carattere sacro ed inviolabile della vita e della persona umana. Il dialogo interreligioso ha una funzione essenziale per costruire una convivenza civile, una società che includa e che non sia edificata sulla cultura dello scarto ed è una condizione necessaria per la pace nel mondo".

Il presidente della Cei cardinal Bassetti

Il card. Gualtiero Bassetti, arcivescovo di Perugia-Città della Pieve e presidente della Cei, in una nota sull’enciclica “Fratelli tutti” sulla fraternità e l’amicizia sociale, sottolinea i due polmoni indicati dal Papa per dare un respiro importante e diverso alla Chiesa. "Da una parte, l’annuncio di Dio Amore e Misericordia e, dall’altra, perché non resti verità astratta, la necessità del ‘prendersi cura’ – custodire – non solo gli uni degli altri, ma di Dio, del creato e di se stessi. Il Santo Padre indica un percorso: che la Verità cammini di pari passo con la Giustizia e la Misericordia”. Il metodo proposto dal Papa, osserva Bassetti, è quello di “ascolto e dialogo” con l’invito ad “accorciare le distanze e non erigere muri”: La ricerca e la costruzione del ‘noi’ come antidoto alle derive egocentriche. Da qui l’invito alla gentilezza e il richiamo a una nuova cultura dell’incontro, dove tutti sono invitati a collaborare”. Per il cardinale, si tratta dell’insegnamento del Concilio Vaticano II che “si apre a una riflessione matura”: “Quella del Santo Padre è una proposta stimolante e impegnativa. Nei prossimi mesi – conclude – l’Episcopato italiano rifletterà sulla realtà che abitiamo per accompagnare l’annuncio. Si legge nell’Enciclica: ‘La Chiesa […] con la potenza del Risorto, vuole partorire un mondo nuovo, dove tutti siamo fratelli, dove ci sia posto per ogni scartato delle nostre società, dove risplendano la giustizia e la pace’ (n. 278). Un orizzonte che apre il cammino!”.

Pubblicato l'8 ottobre 2020.

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