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Il Vescovo agli educatori: il coraggio di cambiare

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Che cosa ci dice Dio attraverso questo tempo? Ritorna anche nell’incontro degli educatori dei giovani al Collegio Alberoni il 31 ottobre la domanda lanciata alcune settimane fa dal vescovo mons. Adriano Cevolotto alla veglia missionaria.

Oltre 300 giovani hanno partecipato all’indagine “La fede al tempo del Covid” promossa dal Servizio per la pastorale giovanile della diocesi, guidato da don Alessandro Mazzoni. Il Vescovo nel suo intervento, facendo riferimento alla ricerca, ha sottolineato la novità di questo nostro tempo.

Come viviamo questo tempo?

“Anche questo tempo – ha detto mons. Cevolotto – è abitato da Dio, per questo siamo chiamati ad aprirci all’ascolto. La prima attenzione è che non possiamo continuare a dare risposte vecchie a un tempo che non è più quello di una volta”. Ed ha fatto l’esempio di un sacerdote che nei decenni passati riproponeva nelle feste liturgiche dell’anno sempre le stesse omelie rispolverando ogni volta gli stessi fogli ingialliti.

“Occorre rimetterci in discussione, ripensare al nostro essere e al nostro agire. Sul piano personale – ha sottolineato – vivo questa stagione della mia vita come una sfida in cui mi è chiesto di ripensarmi come discepolo e apostolo”.

“L’umanità di Gesù – sintetizziamo il pensiero del Vescovo - ci può aiutare a renderci conto che Dio non è presente fuori da questa situazione, ma dentro questo pezzo di storia che attraversiamo”.

I giovani e i cammini nelle parrocchie

Dai risultati dell’indagine “emerge la difficoltà di intercettare i giovani nei cammini formativi nelle parrocchie. Chi è presente in parrocchia lo è per dare una mano, a volte meno per vivere un proprio personale cammino di fede. Perché accade questo? Perché non riusciamo a far percepire la bellezza di un cammino da coltivare? Più che lamentarci e arrabbiarci perché i giovani non vengono al gruppo, occorre chiedersi: quanto il nostro servizio può diventare formativo? Spesso, infatti, sganciamo l’attività dalla formazione: c’è un fare che è già formativo”. 

Dopo aver ascoltato in diretta web, grazie al Servizio Multimedia per la pastorale, le esperienze dei singoli viciarati, il Vescovo ha concluso i lavori di mattinata. “Abbiamo intercettato attraverso questa ricerca - ha detto - i giovani che incontriamo nelle parrocchie ma non possiamo dimenticare gli «altri». La Chiesa non può mai rassegnarsi a gestire quello che c’è. Il motto episcopale che ho scelto – Prendi il largo - ricorda a me e tutti a noi l’invito a esplorare nuovi territori”.

Ripartire dalla preghiera

Nel questionario – ha proseguito il Vescovo - emerge l’importanza delle relazioni. “Non a caso il Vangelo ci racconta che Gesù chiamò i suoi e li costituì come Dodici, come comunità, attorno a Lui. Vivono relazioni profonde con Lui, cosa che richiama noi alla qualità delle nostre relazioni. A partire dalla relazione con Dio nella preghiera”.

Ascoltare le domande dei giovani

“Si parte sempre – ha detto ancora - dall’ascolto delle domande che ci vengono dai giovani. A volte offriamo una risposta ma senza preoccuparci se c’è una domanda alle spalle e se la nostra risposta risponde davvero alla vita delle persone. L’ascolto è l’impegno anche della diocesi che deve pensarsi come un corpo con tutte le sue parti. La ricchezza di questa diocesi – me ne sto accorgendo - è proprio la varietà”.

“Nella vita di ciascuno di noi – sono le sue parole - a volte ci sono dei salti, dei momenti in cui ci si ferma e ci si riprende. L’obiettivo di un percorso di fede a questo proposito è che ciascuno comprenda la propria vocazione, dal matrimonio alla consacrazione”.

“Non perdiamo l’anima in questa pandemia”

“Sul piano pastorale le risorse - ha puntualizzato - sono le persone, in un’ottica di comunione tra esperienze diverse. Ne abbiamo anche una di cui non possiamo fare a meno: è la Grazia di Dio, lo Spirito Santo. È il vero tesoro che passa anche attraverso la nostra fragilità. Il nostro grande nemico è la paura. È importante la salute, soprattutto in questo tempo, ma se usciamo da questa pandemia avendo perso un’anima, ciò che rende la vita interessante e bella, abbiamo perso come cristiani. Ci sono tante persone in salute che vivono senza speranza”.

D. M.

Pubblicato il 31 ottobre 2020

   

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