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Anche don Camminati nel presepe

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Proviene da un artigiano salernitano la statuetta del pastore dedicata a don Paolo Camminati, il parroco di Nostra Signora di Lourdes a Piacenza, morto di coronavirus a marzo. La famiglia Magnani, che da anni prepara il presepe nella chiesa cittadina di via Damiani, ha voluto così ricordarne da figura.

“Ancora oggi mi sembra di vederlo”
La gente si assiepa davanti alla rappresentazione della Natività, accanto a don Fabio Galeazzi che da alcuni mesi guida la popolosa comunità: “Non ci sembra vero che il Camo non sia più con noi” - commentano alcuni -. “Quando arrivo in parrocchia ancora lo vedo uscire dalla cucina dell’oratorio, dove con il suo grembiule preparava la cena per i nostri ragazzi”. Un’altra signora sottolinea: “è diventato piccolo, come quella statuetta, per essere accanto ancora oggi a tutti noi”.

“Devi diventare piccolo!”
Sentendo queste parole non posso non pensare a quelle profezie che ai primi tempi del Rinnovamento nello Spirito in Italia a metà degli anni ’70 i bambini facevano quando pregavano invocando lo Spirito Santo sui sacerdoti. Più di una testimonianza lo conferma: “Don (e seguiva il nome del sacerdote o del vescovo) - sono le parole di allora - devi diventare piccolo!”. La chiamata è quella, come suggeriva, parlando di Gesù, Giovanni Battista: “Egli deve crescere e io diminuire”. E diventare piccoli è sempre un morire.
Il destino della vita è misterioso, terribile a volte ma certo diretto da Dio anche se incomprensibile per l’uomo, com’è la tragedia della pandemia. Farci piccoli, perché Cristo abiti in noi.

“Don Paolo è morto all’alba del 21 marzo”
Don Federico Tagliaferri racconta nel libro “Compagni di viaggio”, dedicato ai sacerdoti morti di coronavirus in primavera, che lui stesso si era ammalato proprio negli stessi giorni di don Paolo: “Da dieci giorni - sono le sue parole - avevo la febbre, non scendeva sotto i 38. Venerdì 20 marzo sono andato a letto amareggiato, non capivo perché non riuscissi a migliorare. All’alba don Paolo è morto. Quando mi sono svegliato il termometro segnava 36.2. E da allora la febbre non è più salita. Io dico che se l’è portata via lui”.

Gesù Bambino illumina
Il presepe preparato dalla famiglia Magnani viene inaugurato ogni anno la notte di Natale perché il Bambino emana luce; in pratica, non si potrebbe renderlo visitabile prima e aggiungere il piccolo Gesù in un secondo tempo.
La luce emana da lui grazie alla tecnologia. Così avviene, per modalità ovviamente diverse, in alcune rappresentazione della Natività che la più bella arte italiana ci ha consegnato.
La luce proviene da Cristo ed entra in tutte quelle situazioni nei quali la fede, anche la più fragile, lo invoca. Nella chiesa di Nostra Signora di Lourdes i simboli parlano chiaro. La luce fuoriesce anche da dietro la grande Croce opera dell’artista Paolo Perotti, collocata sulla parete di fondo. Il mistero del dolore e della luce gloriosa di Dio, della nascita e della morte, diventano un tutt’uno. “Morterisurrezione”, diceva il prete messicano Javier Prado Flores, oggi vicario nella diocesi di Puebla, è di fatto una parola unica, è un unico avvenimento. La morte, per chi crede, è una porta per la Vita.

Il seme porti frutto
Tutti oggi chiediamo a Dio che ciò il “pastore” don Paolo ha seminato nella sua vita, insieme agli altri sacerdoti piacentini morti di coronavirus in questo anno, porti frutto. “Compagni di viaggio verso il Cielo”, scriveva in quel libro il vescovo mons. Gianni Ambrosio.

Davide Maloberti

 

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Pubblicato il 26 dicembre 2020

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