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La pandemia sociale? «Siamo solo all’inizio»

incorvaia Millione Argiro

Anna (nome di fantasia) è una giovane donna che fino all’anno scorso si manteneva facendo la barista. Il bar è fallito. La scadenza del suo contratto d’affitto è coincisa con la fine del contratto di lavoro.
È una situazione ricorrente tra le persone che stanno incontrando gli operatori della Caritas diocesana a un anno dalla pandemia. “Fino a giugno c’è il blocco degli sfratti, quello dei licenziamenti è stato prorogato a ottobre. Cosa accadrà poi?”, sottolinea Francesco Argirò, responsabile dell’Area Promozione Umana dell’organismo diocesano.
I numeri del Report 2020 danno il polso di una situazione crescente di difficoltà. Nel 2020 sono stati erogati dalla Mensa della Fraternità e dal servizio sostituivo in emergenza Covid 62.996 pasti, ovvero il 74,2% in più rispetto al 2019. E il servizio borse viveri per le famiglie ha riguardato 371 nuclei, di cui 91 mai incontrati prima. Anche all’Emporio Solidale, che lavora su quella “fascia grigia” che rischia di scivolare oltre la soglia di povertà, le cifre sono in aumento: da novembre a oggi, in soli quattro mesi, si è passati da 120 a 156 famiglie da seguire, in tutto oltre 500 persone.
Ma la povertà alimentare è solo la punta dell’iceberg. Il tema dei senza dimora, che finora ha riguardato per lo più uomini soli, adesso rischia di coinvolgere anche le famiglie. Per questo Caritas sta cercando nuovi alloggi da inserire nel circuito di “Casa tra le case”, percorso nato insieme alla Fondazione di Piacenza e Vigevano che in cinque anni ha avviato 107 progetti, conclusi con successo nel 95% dei casi. “A fare la differenza è l’esserci. Le nostre famiglie ci chiedono non solo una casa, ma una compagnia. Abbiamo due educatori dedicati e dei volontari, che non si sono mai tirati indietro”.

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Pubblicato il 25 marzo 2021

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