Menu
logo new2015 ok logo appStore logo googleStore

«Giubileo bagnato, Giubileo fortunato»

castello


“Giubileo bagnato, Giubileo fortunato”, è la battuta lanciata dal vescovo mons. Adriano Cevolotto al suo arrivo a Castell’Arquato insieme al cardinal Lorenzo Baldisseri per la messa d’inizio dei 900 anni della Collegiata. L’espressione è piaciuta al parroco don Giuseppe Rigolli che l’ha rilanciata nel suo intervento, quasi a indicare l’abbondante dono della grazia di Dio che come una pioggia torrenziale si riversa sugli uomini e le donne di oggi. La pioggia era davvero abbondante nel pomeriggio del 26 settembre in val d’Arda. Il grande Crocifisso medievale che sovrasta l’altare appariva, con i tuoni in sottofondo, ancora più presenza vera da incontrare.

Le pietre parlano
Queste pietre - sintetizziamo le parole del Vescovo nel suo saluto iniziale - tornano a parlare. La Collegiata non è semplicemente un museo o un bel complesso architettonico fine a se stesso, ma è il luogo costruito dalla comunità arquatese secoli fa per incontrarsi e pregare insieme. Anche noi vorremmo lasciare qualcosa alle nuove generazioni; se non sarà un edificio, chiediamo che sia piuttosto l’eredità più preziosa, la bellezza della fede. Questa chiesa che oggi ci accoglie e di cui ricordiamo i primi passi - ha detto all’omelia il Porporato, che è stato fino a un anno fa segretario generale del Sinodo dei vescovi - ci richiama alla tenda del convegno, e secoli dopo il grande tempio di Gerusalemme, che per Israele, secondo il racconto biblico, erano il segno della presenza di Dio in mezzo al suo popolo.

La tenda del convegno
Per Gesù - ha aggiunto il Cardinale - la tenda era anche il suo corpo che lui ha donato per amore perché attraverso la sua morte e risurrezione potessimo entrare in una vita nuova. Il sacramento del battesimo che ci unisce ci invita a guardare alle nostre origini e ad aprirci ogni giorno all’amore di un Dio Creatore e Salvatore.
Papa Francesco, nel celebrare alcuni fa l’anniversario della basilica romana di San Giovanni in Laterano - ha detto il Cardinale - ha sottolineato che il fare memoria del passato, un passato vivo, deve poterci spingere in missione in un mondo profondamente assetato di verità per rinnovare la fede, annunciare il Vangelo e costruire insieme il bene comune. Anche a Castell’Arquato e nella diocesi di Piacenza-Bobbio il mondo ha grande bisogno di speranza.

Cristo al centro della comunità
La Chiesa è in continuo cammino, ha detto citando l’imminente avvio della prima fase del Sinodo dei Vescovi in attesa della celebrazione finale nel 2023. Oggi - ha proseguito il cardinal Baldisseri - il Sinodo ci invita a camminare insieme, a costruire la comunità in modo ordinato, come scrive San Paolo, con Cristo al centro, e ad avere come metà il Cielo per essere concittadini dei santi.

Una medaglia per il Giubileo
Al termine della messa, animata dalla corale diretta da Letizia Rocchetta, è stata distribuita la medaglia ricordo del Giubileo arquatese che verrà donata a tutti coloro che nella Collegiata vivranno un momento di preghiera di affidamento a Dio nello spirito del Giubileo.

Il grazie di don Giuseppe Rigolli
Chiediamo a Dio - ha detto don Rigolli al termine della celebrazione - che questo sia un anno che faccia crescere la fraternità e la gioia dentro la comunità ecclesiale. Il nostro grazie va a Dio - ha aggiunto - per aver ispirato persone che lungo i secoli hanno lavorato per consegnarci oggi questa grandiosa chiesa dallo stile romanico ed essenziale.
Il sacerdote ha espresso poi il suo grazie a tutti i collaboratori, all’Amministrazione comunale e alle associazioni arquatesi, all’architetto Manuel Ferrari, direttore dell’Ufficio beni culturali della diocesi.

L’indulgenza fino al 19 marzo 2022
Fino a 19 marzo 2022, grazie alla Penitenzieria apostolica, sarà possibile ricevere visitando al Collegiata l’indulgenza plenaria per sé e per le anime del Purgatorio; occorrerà seguire le indicazioni della Chiesa: confessione, comunione, preghiera del Padre Nostro e del Credo e secondo le intenzioni del Papa.

Una visita tecnologica alla Collegiata
L’Ufficio beni culturali della diocesi ha predisposto alcuni strumenti digitali per la visita alla Collegiata. In particolare, chi accede alla cappella di Santa Caterina d’Alessandria può ascoltare un’audioguida con contenuti artistici e biblici. La cappella, interamente affrescata e realizzata nel ‘400, restaurata all’inizio del ‘900, mostra su una parete un’originale interpretazione dell’incoronazione di Maria regina del Cielo e della terra; la Madonna è in braccio al figlio Gesù in una scena che suscita grande tenerezza e profondità spirituale.

D. M.

Pubblicato il 27 settembre 2021

 L'omelia del cardinale Baldisseri


Sono vivamente lieto di presiedere la solenne Liturgia Eucaristica m occasione del 900.mo Anniversario della Dedicazione dell'Insigne Collegiata di Castell'Arquato.
Saluto cordialmente S.E. Rev.ma Mons. Adriano Cevolotto, Vescovo di Piacenza, il Parroco Mons. Giuseppe Rigolli, che ringrazio dell'invito, i sacerdoti, i diaconi, le Autorità (Sindaco: Giuseppe Bersani), i fedeli, gli amici, presenti alla celebrazione di questo magno evento ecclesiale.
Impressionante, già al primo sguardo, l'imponenza di questa quasi millenaria Chiesa romanica, al centro del borgo - città - medievale costellata di torri e di palazzi monumentali, arroccato lungo la collina delle prime alture della Val d'Arda.
Dalla facciata alle capriate dei tetti, dalle absidi alle navate che corrono all'interno dell'edificio, dall'altare alle pareti nude o affrescate, munite di tele pregiate che lungo i secoli hanno impreziosito la costruzione, scaturisce un complesso architettonico e decorativo che illustra la profonda e genuina fede di innumerevoli fedeli che si sono susseguiti qui nel corso dei secoli, e che hanno calcato queste pietre che trasudano ancora dei loro segni, e che insigni artisti hanno saputo stilare e tramandare alle future generazioni.
Quanto è degno ed opportuno - e lodevole aggiungo - che alla ricorrenza di un anniversario di così grande importanza, la comunità ecclesiale, le autorità ecclesiastiche e civili, abbiano voluto apporre, scritta a caratteri cubitali, una pagina negli annali di questa insigne Collegiata. E lo abbiano fatto con una Celebrazione speciale, l'indizione di un Anno Giubilare, che oggi si inaugura ufficialmente, quale testimonianza di fede che vuole essere uno sguardo sicuro, riconoscente, alle radici cristiane di questo popolo e allo stesso tempo una luminosa proiezione verso le generazioni future che potranno raccogliere il testimone e proseguire la grande avventura umana bagnata e redenta dalla grazia divina, che è stata donata nel battesimo.
Anche questa Chiesa Collegiata ha ricevuto un "battesimo", che è la sua Dedicazione. Ed oggi commemoriamo quell'Atto liturgico, celebrato 9 secoli fa, con il quale fu consacrata al culto: l’edificio di pietra che raccoglie i fedeli in Assemblea e li unisce nella grazia di Gesù Cristo.
Celebriamo la Chiesa - tenda di Dio tra gli uomini! Ben ha cantato l'antifona d'Ingresso: "Ecco la tenda di Dio con gli uomini. Egli abiterà con loro ed essi saranno suo popolo; egli sarà il Dio con loro, il loro Dio".
La tenda di Dio che si innalzò per la prima volta nel deserto - si chiamò la tenda del convegno - e che dopo molti secoli divenne un tempio di pietra, il Tempio di Gerusalemme costruito da Salomone, indica quanto Dio abbia voluto nel suo disegno divino abitare in mezzo agli uomini, alle creature che lui ha fatto a sua immagine e somiglianza.
Come un paziente educatore, un vero pedagogo, Dio ha accompagnato l'uomo alla scoperta della sua presenza, prenderlo per mano come un padre amoroso per istruirlo e portarlo a capire quanto fosse necessaria anche nella fisicità avere con Lui un contatto, un riferimento - personale e comunitario.
Ed è proprio così che ha fatto con il popolo eletto. Nell'arco della sua storia si può intravedere il realizzarsi di questo meraviglioso disegno, inteso a portarlo alla pratica dell'incontro con Lui creatore e salvatore, affinché divenisse il suo popolo e diventasse il referente paradigmatico per gli altri popoli della terra; affinché scoprisse e sentisse la necessità di un luogo di incontro, una tenda, un edificio, dove riunirsi e pregare. Dio è lì presente. E così di fatto hanno percepito gli ebrei nel loro faticoso cammino di ricerca e di obbedienza alla voce di Dio, che attraverso Mosè e i profeti si è rivelata.

Il tempio di Gerusalemme al tempo di Gesù era un imponente monumento, con vasti spazi e complessi collaterali. Era il centro cultuale nazionale, uno e unico, ed esprimeva nella sua magnificenza la grandezza di Dio, la sua presenza, come il Dio di Abramo, di Isacco e di Giacobbe, il Dio vivente.
Dinanzi a tale magnificenza, alla sacralità del luogo e alla fede del popolo, Gesù, come racconta oggi il vangelo, non poté rimanere indifferente di quanto egli stava vedendo: "gente che vendeva [lì] buoi, pecore e colombe e, seduti, i cambiamonete" (v.13), ed ecco la reazione: "Allora fece una frusta(... ), scacciò tutti fuori del tempio (... ), gettò a terra il denaro (... ), rovesciò i banchi (... ) e disse: "Portate via di qui queste cose e non fate della casa del Padre mio un mercato" (vv 15-16).
Il gesto di Gesù coraggioso e potente fu una provocazione? No, fo un'affermazione. Il Tempio è la casa di Dio, del Padre mio, in perfetta consonanza con quanto la Scrittura aveva detto: "Lo zelo per la tua casa mi divorerà". La reazione dei Giudei ovviamente non mancò e gli chiesero: "Quale segno ci mostri per fare questo". Gesù, con risolutezza rispose: "Distruggete questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere" (v.18). L'evangelista aggiunge: "Ma egli parlava del tempio del suo corpo" ((v.21).
Il tempio di pietra di Gerusalemme nelle parole di Gesù è il simbolo del suo corpo, della sua persona, che ci riporta al passo del prologo di San Giovanni che recita: "Et verbum caro factum est et habitavit in nobis". Il Verbo di Dio, la Parola eterna, è divenuta carne (uomo) ed abitò tra noi, "si attendò in mezzo a noi"
, come meglio dice il testo greco.

L'apostolo Pietro riprendendo l'immagine parla di Gesù come "pietra angolare" dell'edificio di pietre vive, che è la Chiesa, e San Paolo aggiunge: "In lui, (Cristo), tutta la costruzione, ben compaginata, cresce come tempio santo nel Signore", cosicché "in lui - continua Paolo - voi siete inseriti nella costruzione per divenire abitazione di Dio nello Spirito" (Ef 2, 20b-22). Il tempio di pietra, dunque, diventa vero tempio di Dio per i battezzati, che, "quali pietre viventi", vengono "a formare su questa terra un tempio spirituale", come dice il Concilio Vaticano II (cf LG 6). Un tempio che diventa casa e famiglia con le porte spalancate che accolgono tutti gli uomini della terra, cosicché non vi siano più "stranieri e pellegrini", ma "concittadini dei santi e membri della casa di Dio".

Papa Francesco in una sua Omelia per la Dedicazione della Chiesa di San Giovanni in Laterano, ci invita a fare un passo avanti. Non basta lasciare le porte spalancate, occorre che la grazia di Dio, come una sorgente d'acqua che divenuta un fiume, esca nel mondo assetato e desertificato per l'aridità della mancanza di Dio, della solitudine, dell'ingiustizia e della mancanza della solidarietà con i poveri,  gli esclusi. Il versetto del Salmo responsoriale della liturgia di oggi: «Un fiume e i suoi canali rallegrano la città di Dio» (46,5) vuole esprimere quanto la Chiesa, i cristiani nel mondo, possono essere portatori della "Parola di vita e di speranza, capace di fecondare i deserti dei cuori, come il torrente descritto nella visione di Ezechiele (cf cap. 47)".
La Chiesa con i sacramenti e la testimonianza dei battezzati possono risanare le acque infette e senza vita e fecondarle di nuovo con frutti di santità. Il mondo non può non rallegrarsi "quando vede i cristiani diventare annunciatori gioiosi, determinati a condividere con gli altri i tesori della Parola di Dio e a darsi da fare per il bene comune.
Il terreno che sembrava destinato per sempre all'aridità, rivela una potenzialità straordinaria: diventa un giardino con alberi sempre verdi e foglie e frutti dal potere medicinale".
La ricorrenza della solenne Dedicazione di questa Chiesa e l'apertura di un Anno Giubilare sono un'occasione splendida per rinnovare la professione di fede e dare un nuovo impulso all'evangelizzazione, e fare ciò con convinzione e forza, come lo fecero i santi che veneriamo, le tante persone che sono passate in questo tempio prima di noi, dando la testimonianza che la felicità che noi tutti desideriamo si raggiunge a partire dalla fedeltà alle proprie radici, alla certezza della fede che ci è tramandata, alla carità che saremo capaci di realizzare per il bene della Chiesa e del mondo intero.

Il mondo di oggi ha bisogno di speranza, specialmente per la pandemia e le calamità naturali che incombono tragicamente nel mondo, le guerre, la fame, i conflitti. Cristo risorto è la speranza vera, la forza che muove il mondo e lo fa rinascere, lo fa risorgere come lui è risorto.
Il Signore illumini e sia guida lungo il cammino di questo anno Giubilare che coincide con l’inizio del Cammino sinodale di tutta la Chiesa italiana raccordato con il percorso preparatorio del Sinodo dei Vescovi che si celebrerà nell’ottobre 2023.

Ascolta l'audio

Aggiungi commento


Codice di sicurezza
Aggiorna

"Il Nuovo Giornale" percepisce i contributi pubblici all’editoria.
"Il Nuovo Giornale", tramite la Fisc (Federazione Italiana Settimanali Cattolici), ha aderito allo IAP (Istituto dell’Autodisciplina Pubblicitaria) accettando il Codice di Autodisciplina della Comunicazione Commerciale.

Amministrazione trasparente