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Mons. Monari: per mons. Torta le suore sono come mamme

torta

“Le suore devono essere mamme” è questa la frase di mons. Torta, citata da Luciano Monari, Vescovo emerito di Brescia, per descrivere l’impegno delle religiose, fondate dal prete piacentino, nei confronti dei bambini. Invitato dalla madre generale suor Albina Dal Passo, giovedì 30 settembre, nella basilica cittadina di Sant’Antonino, mons. Luciano Monari ha tenuto una riflessione sul carisma di mons. Francesco Torta, il sacerdote piacentino (1864-1949) che cento anni fa ha fondato le Suore della Provvidenza per l’infanzia abbandonata.

La congregazione conduce a Piacenza una scuola per l’infanzia ed è attiva, dal 1971, anche in diversi Paesi africani, dando vita ad alcune missioni tuttora in espansione proprio grazie all’attualità del carisma del Fondatore. Nella stessa serata è stato presentato dall’autrice, Federica Villa, il libro sulla storia delle religiose, “Più sono poveri, più sono nostri”, edito da Il Duomo. Gli interventi sono stati moderati dal prof. Pierpaolo Triani, docente di pedagogia generale e sociale alla Facoltà di scienze della formazione dell’Università Cattolica di Piacenza e Milano.

L’attenzione ai sordomuti

“Mons. Torta è stato pienamente e convintamente - ha spiegato  mons. Monari - un uomo della tradizione ecclesiastica. Ha vissuto la sua spiritualità nel fare la volontà di Dio, nell’obbedienza alla chiesa e al suo Vescovo. Una vita ordinaria di un prete secolare, vissuta nell’osservanza quotidiana e puntigliosa dei suoi doveri. Come mai da un prete così è emerso qualcosa di veramente straordinario?”. Si è chiesto Monari, e la risposta l’ha trovata nella figura dell’allora Vescovo di Piacenza mons. Scalabrini che ha contagiato mons.Torta. Lo zelo di Scalabrini ha fatto scaturire nel Fondatore delle suore della Provvidenza, l’attenzione ai sordomuti che avevano allora un bisogno estremo di esprimere al meglio la loro umanità.

In un suo testo, mons. Torta fa un’analisi impietosa della condizione dei sordomuti del tempo: “persone isolate, selvaggi nella società, spogli di idee”. Infatti la comunicazione verbale è un elemento insostituibile in un modo umano di vivere. Non potere ascoltare le parole e non poter comunicare, significa avere il pensiero bloccato.

“La vita di un sordomuto, ai tempi di Mons. Torta, - ha affermato Monari - era una specie di condanna, oggi invece è diventata una sfida che si sta imparando a combattere con il linguaggio dei segni, la lettura labiale e con apparati sempre più sofisticati che garantiscono una comunicazione più ricca. Mons. Torta è stato uno dei pionieri nei confronti di questo handicap”.

Il carisma della maternità

Mons. Monari ha poi evidenziato come il legame affettivo, reale con le persone è la caratteristica fondamentale del carisma delle suore di mons. Torta ed è ciò che le distingue da qualsiasi servizio sociale. Il lascito fatto alle suore da parte di mons. Torta è stato il richiamo alla loro maternità. Non pensava di realizzare orfanatrofi, ma organizzare delle vere famiglie naturali tra “suora mamma” e bambino. Le suore, per il loro fondatore, non sono operatrici sociali, devono fare tutto con il cuore, e considerare il piccolo come unico al mondo e trattarlo con amore indiviso. L’amore per il prossimo della fede cristiana è il fondamento dell’agire delle suore che ricevono amore da Dio in dono e amano i bambini con l’amore paterno e materno del Signore.

“Quando la suora prega e fa meditazione - ha aggiunto il Presule - non sta interrompendo la dedizione ai piccoli, sta vivendo una delle due dimensioni inseparabili dell’amore: quella del lasciarsi raggiungere da Dio. Sono chiamate suore della Provvidenza - ha concluso mons. Monari - non perché la provvidenza si prende cura di loro, ma si serve delle suore per amare i bambini più deboli con la passione di cui Dio è capace”.        

Riccardo Tonna

Nella foto di Mauro Del Papa le suore di mons. Torta con il vescovo emerito di Brescia mons. Luciano Monari in Sant'Antonino.

Pubblicato il 2 ottobre 2021

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