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Don Borea: il suo perdono ci può ancora illuminare

Commemoraz Don Borea 126

E' stata scoperta, alla presenza delle autorità cittadine, la targa sulla casa natale di don Giuseppe Borea, il sacerdore fucilato dai fascisti nel 1945.

“Il suo perdono fu un piccolo gesto nell’immensità di una guerra che ha provocato oltre 60 milioni di morti, ma ancora oggi può illuminare chi, nelle complicate e imprevedibili storie della vita, cerca di percorrere la stessa strada. Perché non fare, anche da soli, un pellegrinaggio sulla sua tomba nel cimitero di Piacenza e chiedere a Dio questa grazia?”. Sono le parole dell’editoriale del Nuovo Giornale, del 21 aprile, a firma del Direttore, Davide Maloberti, che hanno commosso Giuseppe Borea, nipote del giovane sacerdote omonimo, durante lo svelamento della targa, il 28 aprile, in via Roma 48, nella casa che diede i natali al presbitero ucciso dai nazifascisti.

Punto di riferimento per tutti
La cerimonia, nel cortile interno dell’abitazione, è iniziata con le parole del sindaco Patrizia Barbieri che ha ripercorso la vita di don Giuseppe Borea, parroco di Obolo, un piccolo paese sulle colline piacentine, in cui il sacerdote ha speso tante energie per migliorarne la qualità della vita. “Attento ai bisogni degli ultimi - ha aggiunto - è stato vicino ai partigiani e a tutti coloro che andavano incontro alla morte. Un punto di riferimento per tante persone che bussavano alla porta, sempre aperta, della sua canonica, senza fare distinzioni di parte. La sua figura esile ed a altruista ha fatto più paura delle armi, ed ha manifestato il grande contributo del mondo cattolico alla resistenza”.

Fare memoria
“Don Borea, insieme a tanti sacerdoti e religiosi piacentini, - ha fermato Attilio Ubaldi, vice prefetto vicario - ci sprona a rafforzare le ricerche storiche in questo ambito, dove il 70% del clero locale si è impegnato nella resistenza”.
Il nipote Giuseppe Borea, ha ringraziato tutti i piacentini, sottolineando come il gruppo spontaneo, il movimento, che è nato per fare memoria dello zio sacerdote, ha unito tutte le forze politiche, ha fatto scaturire molte pubblicazioni e sta lavorando perché possa partire il processo canonico di beatificazione.

La forza del perdono
“Qui, in questa casa, fra queste mura, don Borea ha imparato che cosa significa vivere la vita come un disinteressato donarsi per gli altri” - sono le parole del messaggio del vescovo mons. Adriano Cevolotto, letto da don Davide Maloberti.  “Qui sua mamma lo ha stretto tra le braccia da piccolo per poi riabbracciarlo nel febbraio 1945 pochi istanti prima che venisse orribilmente fucilato. Qui don Borea ha imparato a perdonare, come ha perdonato i soldati che gli stavano per sparare. Senza perdono, senza riconciliazione - e lo diciamo in tempo di pandemia, di guerra, di crisi - non ci sarà futuro per la nostra generazione”.
“Anch’io sono parroco e mi sento in comunione con questo presbitero - ha evidenziato don Ezio Molinari, parroco di San Pietro, sotto il cui territorio si trova la casa natale di don Borea - che ha manifestato nella sua vita la forza del perdono”.

I presenti poi si sono portati all’esterno su via Roma, dove è stata svelata la targa, che ricorda la nascita di don Giuseppe Borea, martire di libertà e di fede.
La cerimonia, molto sentita e partecipata, ha ricordato uno dei tanti figli di Piacenza caduti in nome dell’amore e della carità cristiana.


Riccardo Tonna

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Nelle foto di Carlo Pagani, la cerimonia inaugurale della targa al civico 48 di Via Roma, dove don Borea nacque il 4 luglio 1910.

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