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La grammatica dell'ascolto di Scalabrini

Messa beato Scalabrini a Piacenza 2022

Scalabrini, maestro della grammatica dell’ascolto. La celebrazione nella memoria liturgica del Vescovo padre di migranti e apostolo del catechismo, nel 25º anniversario della beatificazione - e alla luce della notizia della sua prossima canonizzazione - diventa appello a incarnare la sua capacità di relazione ed accoglienza anche oggi.
Lo ha evidenziato il vescovo mons. Adriano Cevolotto nella messa in Cattedrale del 1° giugno, concelebrata dal vescovo emerito mons. Gianni Ambrosio, da tanti sacerdoti diocesani e da un nutrito gruppo di missionari scalabriniani, tra cui alcuni giovani giunti a Piacenza - qualcuno per la prima volta - da vari Paesi del mondo per il tradizionale mese di formazione nella casa madre di via Torta (nella foto, un gruppo di celebranti con il Vescovo di fronte all'urna del beato Scalabrini).

Alla messa erano inoltre presenti, in rappresentanza del Comune, la vicesindaco Elena Baio e l’assessore ai servizi sociali Federica Sgorbati, oltre alle autorità militari di stanza nel Piacentino.

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Scalabrini Santo: un dono per tutti

“Se il desiderio di vedere Scalabrini santo era vivo sin dal giorno della sua beatificazione, è pur vero che l’annuncio è arrivato in modo imprevisto e sorprendente, come un dono per tutti”, ha evidenziato, non senza emozione, all’inizio della messa, il superiore della comunità piacentina dei missionari scalabriniani padre Sandro Gazzola. La canonizzazione del pastore che ha guidato la Chiesa piacentina per trent’anni – dal 1876 al 1905 – “è un dono per i missionari e le missionarie di San Carlo da lui fondati, per le missionarie laiche scalabriniane che a lui si ispirano, per la diocesi di Piacenza-Bobbio e per i tanti migranti che in tutte le parti del mondo lo sentono vicino e lo pregano”.

La santità di Scalabrini, però, è anche un invito a seguirne le orme. “La sua – ha evidenziato il Vescovo nell’omelia – è una vita esemplare per tutto il mondo, Esemplare in fede, esemplare in carità, esemplare in speranza. Non siamo chiamati solo a custodirne la memoria, ma a renderla viva”. Il carisma di Scalabrini è frutto dello Spirito e come tale rimane attuale nei secoli. Ancor più – è la riflessione di mons. Cevolotto – lo è per la Chiesa impegnata a vivere il Cammino sinodale centrato sull’ascolto. “La vita del beato Scalabrini – ha detto il Vescovo – è una esegesi del Vangelo del buon samaritano che abbiamo proclamato in questa celebrazione: ci consegna la grammatica dell’ascolto, un ascolto che nasce dentro una relazione evangelica, da una fede fondata sull’obbedienza. L’ascolto di cui Scalabrini è maestro ha la sorgente nel suo rapporto con Dio”.

Messa Scalabrinicom

Un ascolto che nasce... dai piedi

Mons. Cevolotto ha indicato tre caratteristiche della grammatica dell’ascolto così come l’ha vissuta Scalabrini. “Il suo ascolto - ha sottolineato - nasce dai piedi: non può non stupire il suo andare instancabile, con le sue visite pastorali, i suoi viaggio oltreoceano, in condizioni ben diverse dalle comodità di cui possiamo usufruire oggi. Questo movimento, questo andare precede l’annuncio. La sua spinta a visitare anche i luoghi più lontani è già Vangelo che raggiunge chi si si sente importante e considerato solo per il fatto che viene visitato”.
Ma questo continuo andare è possibile a una condizione. “Ci vogliono piedi leggeri, ovvero – ha spiegato mons. Cevolotto – alleggeriti da ciò che può rallentare il passo. Nei suoi testamenti lui dichiara di essere povero. «Sono venuto povero a Piacenza e povero me ne parto per il mondo di là». I piedi di Scalabrini sono i piedi di un povero non solo economicamente, ma povero anche dai pregiudizi, dalle sicurezze, spinto solo dalla passione per chi si incontra”.

Uno sguardo capace di cogliere il non detto

Il secondo aspetto della grammatica dell’ascolto che Scalabrini ci consegna è lo sguardo.
“Ci sono grida silenziose – riflette il Vescovo - che solo chi ha uno sguardo mosso da compassione riesce ad intercettare”. Emigrare – era solito ripetere Scalabrini – è un fatto naturale. “Immaginando i tempi in cui sono state pronunciate queste parole, ne sentiamo tutta l’attualità. Ma il suo non è stato uno sguardo solo realistico. È uno sguardo che nasce dall’ascolto”. Alla stazione di Milano, vedendo i tanti pronti a partire, con le loro valigie di cartone, Scalabrini ne coglie anche i bisogni più profondi. “Questo lo sprona a dare risposte anche sociali e politiche al fenomeno migratorio, invitando altri ad assumersi le loro responsabilità”. Scalabrini – prosegue mons. Cevolotto – “lascia che gli sguardi dei migranti incontrino il suo, che i loro cuori incontrino il suo. È la stessa compassione del samaritano nei confronti dell’uomo ferito che giace lungo la strada”.

Messa Scalabriniinc

Un ascolto che coinvolge altri nel dare risposte

Ecco allora il terzo tratto distintivo della grammatica dell’ascolto. “Il samaritano da solo non poteva provvedere a tutte le necessità del viandante ferito, per questo coinvolge l’albergatore. Un ascolto vero delle situazioni – osserva il Vescovo – ci dice la sproporzione tra la realtà e ciò che una persona, da sola, è in grado di fare. Il carisma di Scalabrini, insomma, non è esclusiva di un istituto, di una realtà. La forza della santità sta proprio nella sua capacità di generare lo stesso carisma in tante altre persone, di aprire nuovi percorsi. Custodire la memoria di Scalabrini allora vuol dire seminare, vuol dire promuovere linguaggi nuovi – è l’invito di mons. Cevolotto – perché l’ascolto vero, che nasce dal Vangelo, riesca ad intercettare sempre nuove situazioni e nuovi appelli, generando così nuove risposte”.

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Il Padre Nostro nelle diverse lingue

È la preghiera che, nella Cattedrale dove Scalabrini, da vescovo, ha celebrato tante volte – e che ha contribuito a risistemare – sale oggi di fronte alla sua urna, in lingue diverse. Le intenzioni dei fedeli in italiano, spagnolo, filippino, inglese, ucraino, indonesiano. Ma anche il Padre Nostro, la preghiera che Gesù consegna ai suoi, pregato ciascuno nella sua lingua madre, hanno fatto della messa nella memoria di Scalabrini una celebrazione “davvero cattolica, ossia universale”, ha osservato mons. Cevolotto. Inginocchiato di fronte alla tomba del predecessore, circondato da missionari e missionarie scalabriniani e dai migranti, ha invocato Scalabrini perché interceda per la pace con le parole della preghiera composta per la canonizzazione:


«O beato Giovanni Battista Scalabrini,
con cuore di vescovo e ardore di apostolo
ti sei dato tutto a tutti.
Hai ascoltato il grido dei migranti,
parlato in loro nome, difeso i loro diritti.
L’Eucarestia fu il tuo sostegno,
la croce di Gesù il tuo rifugio,
Maria, madre della Chiesa, il tuo conforto.
Per tua intercessione
Dio, che è Padre, Figlio e Spirito Santo,
doni la pace all’umanità intera;
protegga coloro che attraversano
mari e frontiere, sorretti dalla speranza;
benedica noi e i nostri cari;
e ci conceda la grazia
che con fiducia affidiamo
al tuo cuore di padre. Amen»

Pubblicato il 2 giugno 2022.

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