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Il Vescovo ai giornalisti: saper accogliere il mistero delle persone che si incontrano

giornalisti 

“La ragione per cui abbiamo due orecchie ed una sola bocca è che dobbiamo ascoltare di più, parlare di meno”. È la frase di Zenone di Cizio (333 a.C. - 264 a.C.), filosofo dell’antica Grecia, citata dal mons. Adriano Cevolotto, vescovo di Piacenza-Bobbio, il 1° ottobre, nel convegno per i giornalisti “Podcast ed etica: le nuove frontiere dell’informazione”, nel Salone degli Arazzi al Collegio Alberoni di Piacenza.

L’importanza dell’ascolto

Il filo conduttore del meeting all’Alberoni è stata proprio l’importanza dell’ascolto in un incontro di formazione che ha visto la presenza, oltre che di mons. Cevolotto, di illustri relatori come:
Michele Partipilo, giornalista, già presidente dell’Ordine dei giornalisti della Puglia e già direttore della Gazzetta del Mezzogiorno, editorialista, che ha sviluppato il tema: Tecnologie, verità dell’informazione e le nuove frontiere della deontologia;
Luigi Rancilio, giornalista, responsabile dei social del quotidiano “Avvenire”, curatore della rubrica settimanale “Vite digitali”, che si è soffermato su “Come fare giornalismo attraverso i podcast: l’etica e la tecnica”;
Alessandro Banfi, giornalista e autore tv, che ha sviscerato “La potenza e il segreto della voce (anche senza l’immagine). Storia e deontologia”;

Partire dall’altro non da se stessi

Tre sono le esperienze che ha portato all’attenzione dei giornalisti mons. Cevolotto. Per prima quella di Davide, ragazzo autistico, che non può parlare e si esprime attraverso il computer. Il Vescovo ha messo in evidenza come, nell’incontro con questo giovane, ha dovuto non lasciarsi vincere della fretta, ma ha adottato la grande pazienza dell’ascolto, perché c’è bisogno di un tempo lungo per ascoltare.
L’altra esperienza, proposta dal presule, è quella del cammino sinodale in corso a Piacenza dove, nell’ascolto di un gruppo di carcerati, non è emersa, nei confronti della chiesa, nessuna recriminazione o accusa, ma la positività dell’importanza della comunità cristiana che dà voce anche a loro.
La terza esperienza, sempre nell’ambito sinodale, è quella degli insegnanti di religione che hanno chiesto agli studenti cosa si aspettano dalla chiesa. Anche qui sono emerse opinioni, ma il Vescovo si è accorto che forse era necessario rivolgere delle domande in altro modo ai giovani, per far emergere i loro desideri e bisogni, quindi ascoltare vuol dire - per mons. Cevolotto - partire veramente dall’altro, non dai propri interessi o scopi.

Metterci il cuore

“Il paradosso di oggi - sintetizziamo il pensiero del Vescovo - è che invochiamo di essere ascoltati, ma, come protagonisti della comunicazione, siamo refrattari ai messaggi che veramente le persone vogliono esprimere. Per il giornalista quindi l’essere precede il fare, e anche papa Francesco ci ricorda che la fede nasce dall’ascolto. C’è bisogno quindi di uno spazio per accogliere il mistero delle persone che si incontrano. È necessario perciò metterci il cuore: capire, conoscere e comprendere l’altro. Infatti si è dentro la narrazione quando si è capaci di lasciarsi coinvolgere, dalla persona, dall’evento, per entrare più in profondità. Per cui l’attenzione del giornalista - per mons. Cevolotto - deve essere rivolta a chi ascoltiamo, a cosa ascoltiamo, e a come ascoltiamo”.
Infine il Vescovo ha dato ai presenti tre tratti significativi dell’ascolto che sono:
saper ascoltare se stessi, le proprie preoccupazioni;
avere pazienza, cogliendo anche le grida, i sussurri e i silenzi dell’altro;
e lasciarsi sorprendere, portando alla luce sempre qualcosa di nuovo che viene fuori da chi stiamo ascoltando.

Riccardo Tonna

Pubblicato il 1° ottobre 2022

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