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Convegno Caritas. Il Vescovo: «E' fondamentale lo sguardo su chi vive accanto a noi»

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Povertà oggi. Bisogni emergenti, sfide future”. All’indomani della Giornata mondiale per la lotta contro la povertà, Caritas diocesana di Piacenza-Bobbio - che quest’anno compie cinquant’anni – fa il punto della situazione difficoltosa italiana e locale.
“In questi cinquant’anni - dice in apertura il vescovo mons. Adriano Cevolotto – le povertà non sono diminuite, anzi, sono aumentate e si sono diversificate. Caritas oggi rappresenta uno strumento che cerca di intercettare le povertà che di momento in momento si presentano, grazie a una struttura organizzativa, di volontariato e di cultura, al fine di offrire risposte. Caritas, però, non è deputata a questo, le risposte vengono dalla comunità tutta. È fondamentale avere uno sguardo su ciò che vive accanto a noi e dentro di noi”.
Nell’ex chiesa di Sant’Agostino, martedì 18 ottobre, sono intervenuti Paolo Rizzi, docente di Economia all’Università Cattolica di Piacenza e direttore del Laboratorio di Economia Locale, Nicoletta Corvi, assessore ai servizi sociali del Comune di Piacenza e Vera Pellegrino, responsabile dell’Ufficio studi, formazione e promozione di Caritas Trieste e collaboratrice di Caritas italiana. A moderare l’incontro Massimo Magnaschi, responsabile area promozione Caritas diocesana.

Guardare, conoscere, agire
Dal Rapporto Caritas 2022 su povertà ed esclusione sociale in Italia, riferito ai dati 2021 e diffuso il 17 ottobre, emerge che 5 milioni 517mila persone (il 9,4% della popolazione) si trovano in condizione di povertà assoluta, cioè non riescono ad acquistare un paniere di beni indispensabili a vivere. “Anche a Piacenza – evidenzia Rizzi – la povertà assoluta è ai massimi storici. Preoccupante è anche il dato della povertà intergenerazionale, ossia la persistenza ‘ereditaria’ della difficoltà. Ci vogliono cinque generazioni per avere la possibilità di uscire dalla trappola della povertà. Il contrasto della povertà è a carico dello Stato, dei Comuni e della rete della Caritas. Siamo abituati più ad analizzare dati che a fare qualcosa di concreto: monsignor Mazzolari, missionario, diceva che ‘i poveri non bisogna contarli, ma abbracciarli’. I report servono, semmai, a capire dove intervenire: negli anni a Piacenza si sono fatti passi avanti in termini di consapevolezza, se prima riuscivamo a vedere solo chi era aiutato, col tempo abbiamo capito che la povertà tocca tutti noi (la vulnerabilità economica, sociale e relazionale è anch’essa una forma di povertà), e soprattutto abbiamo imparato a vedere la città anche nei posti che prima non vedevamo bene”.
Nell’ex chiesa di Sant’Agostino è in corso la mostra temporanea “Quel che resta del presente” di Gianluigi Collin, curata da Volumnia. L’artista ha voluto coprire di bende le teste – assenti – delle statue.
“La città potente deve intervenire a favore della città dolente, per citare monsignor Venturini, non può dimenticarsene, non può permettersi di avere le bende come queste statue. La povertà non si sconfigge da soli, bisogna creare una welfare community: a Piacenza Caritas è un tassello di una rete di cui fanno parte la Chiesa, la casa don Venturini, l’Emporio solidale e altre associazioni che si occupano di innovazione sociale. Cura è guardare (togliersi le bende), conoscere, agire”.

La povertà intergenerazionale
Il Rapporto Caritas 2022 ha come titolo “L’anello debole”. “In questo periodo post-pandemico – afferma Pellegrino – con una guerra alle porte e una crisi energetica galoppante, è ancora più evidente che una parte della società diventa debole se non è accompagnata da una comunità solidale. Se si spezza l’anello debole si rompe tutta la famiglia sociale. Nel 2021 Caritas ha supportato 227mila 556 persone, il 7,7% in più rispetto all’anno precedente, attraverso 2mila 800 servizi di diversa natura. Chi sono le persone che si rivolgono ai nostri centri d’ascolto? Il 55% sono stranieri, ma al Sud la maggior parte sono italiani (nelle Isole addirittura il 74,5%). L’età media è 45,8 anni. In prevalenza, hanno bassi titoli di studio. Quasi due persone su tre sono genitori, perlopiù di figli minori. Sta aumentando il dato dei working poor, ovvero quelli che, sebbene lavorino, non riescono a mantenere dignitosamente la propria famiglia. La povertà intergenerazionale fa sì che aumenti il rischio che chi nasce in una famiglia povera rimanga in situazione di povertà. Il cardinal Zuppi, presidente della Cei, ha detto che ‘l’ascensore si è rotto, non si riesce a farlo ripartire’. Le famiglie povere spesso risentono anche del fattore territoriale: ci sono persone che non escono mai dal proprio ‘quartiere-ghetto’. E ciò comporta una scarsa cultura, una sfiducia verso la politica dovuta alla poca consapevolezza delle istituzioni, della storia e della democrazia. Spesso le persone non accedono ai servizi perché ne ignorano l’esistenza. Per combattere la povertà serve relazione: ascoltare, accompagnare, dare fiducia, e soprattutto innovazione. Proviamo a inventarci cose nuove attraverso la speranza creativa”.

Economia e sociale devono camminare insieme
“Quando parliamo di povertà – sottolinea Corvi – siamo di fronte a categorie differenti: anziani, giovani senza famiglia, donne vittime di violenza, padri separati, tossicodipendenti, migranti in fuga dalle guerre hanno caratteristiche molto diverse fra loro. Di fronte a una pluralità di identità e di bisogni è illusorio pensare di avere risposte uniche. Serve uno sforzo per identificare la diversità delle caratteristiche al fine di capire come rispondere a bisogni differenti. A Piacenza i problemi ci sono tutti, in particolare l’emergenza abitativa, con molte persone in cerca di una collocazione. Il Comune sta rispondendo complessivamente a 438 richieste, di cui 82 senzatetto e 80 senza fissa dimora, avendo a disposizione solo venti posti complessivi per gli uomini e dieci per le donne. C’è poi il problema della cronicità: è difficile uscire dai servizi ed emanciparsi: i servizi, al contrario, dovrebbero aiutare a uscire dalla situazione di difficoltà per costruire una dimensione di vita differente. Il Comune di Piacenza, come ogni altro soggetto, di fronte a una così ampia dimensione non ha la possibilità concreta di essere esaustivo nelle risposte in tema di urgenza e accompagnamento, sostegno nell’autostima in un’ottica di emancipazione, speranza di una vita diversa. C’è bisogno di una contaminazione maggiore. Il tavolo avviato dalla Prefettura consente di avere una visione d’insieme di tutte le risorse che la nostra città mette in campo di fronte alla pluralità di tutti i bisogni, per avere la contezza di chi c’è e chi fa cosa. Dobbiamo conoscerci e percepirci come tasselli di un quadro d’insieme. L’errore da non compiere è farci sopraffare dalla sensazione che qualunque cosa facciamo non è sufficiente: serve piuttosto una speranza creativa del trovare soluzioni. Il sociale deve contaminare l’ambito economico, per trasformare le persone da “un costo” a “una risorsa”. Siamo tutti abituati a distinguere fra economia, che si occupa di chi costruisce reddito, e sociale, che si occupa di chi non ci riesce, ma non può funzionare una dicotomia così forte: una città sta bene se tutti vivono bene. E quindi tutti dobbiamo renderci artefici del destino degli altri. È aberrante sentir parlare di ‘degrado’ di fronte a situazioni di povertà che coinvolgono persone, invece di prendercene cura in maniera consapevole. Il Comune deve favorire degli incontri con un’assunzione di responsabilità, ma società deve crescere nel suo complesso”.

Una «fantasia della carità»
Massimo Magnaschi ha concluso citando le parole di papa Francesco nel discorso ai membri della Caritas italiana nei 50 anni di fondazione, il 26 giugno 2021. “La ricca esperienza di questi cinquant’anni – ha avvertito il Pontefice – non è un bagaglio di cose da ripetere; è la base su cui costruire per declinare in modo costante quella che San Giovanni Paolo II ha chiamato «fantasia della carità». Non lasciatevi scoraggiare di fronte ai numeri crescenti di nuovi poveri e di nuove povertà. Ce ne sono tante e crescono. Continuate a coltivare sogni di fraternità e ad essere segni di speranza”.

Francesco Petronzio

Nella foto, il vescovo mons. Adriano Cevolotto con i relatori al Convegno della Caritas diocesana nell'ex chiesa di Sant'Agostino.

Pubblicato il 19 ottobre 2022

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