Menu
logo new2015 ok logo appStore logo googleStore

50 anni per Mcl. Il Vescovo: «La memoria è fondamentale, ma bisogna continuare a seminare»

mcl50 

È trascorso mezzo secolo da quell’8 dicembre 1972 quando, dalla fusione di alcuni gruppi Acli e Mocli, nacque il Movimento cristiano dei lavoratori. Nel pomeriggio di lunedì 12 dicembre il gruppo piacentino dell’Mcl ha organizzato un convegno per celebrare l’anniversario, che si è svolto nell’auditorium delle Suore Scalabriniane. Diversi i contributi condivisi: dopo l’introduzione a cura del presidente regionale e provinciale Umberto Morelli e dell’assistente ecclesiastico don Claudio Carbeni hanno preso la parola il viceprefetto di Piacenza Attilio Ubaldi, l’assistente spirituale nazionale Mcl don Francesco Poli, gli ex presidenti provinciali Leone Pera e Mario Spezia, il vescovo mons. Adriano Cevolotto e infine il presidente nazionale Mcl Antonio Di Matteo. A moderare l’incontro il vicepresidente regionale Flavio Venturi. Presenti, nel pubblico, Patrizia Calza (sindaca di Gragnano e vicepresidente della Provincia), Mario Idda e Massimo Magnaschi (Caritas diocesana), Massimo Gandolfini (Medici cattolici), Agostino Maffi (Forum delle famiglie), Enrico Corti (La Ricerca).

Semina e purificazione

“Lo scorso 9 dicembre, nel corso dell’incontro in occasione del 50esimo di Mcl – ricorda Morelli – Papa Francesco ci ha invitato a camminare in due direzioni: semina e purificazione. Dunque, a cambiare vita nel rispetto di un mondo del lavoro e di una società in continuo cambiamento. Cambiare è un segno di coraggio e di forza, la testardaggine, invece, è simbolo di debolezza. Mcl continuerà ad avere un cuore aperto verso i poveri indifesi, a dare voce a chi non ce l’ha. Il Santo Padre ci ha richiamati a una maggiore attenzione per il lavoro femminile e giovanile attraverso contratti dignitosi che si concilino con le esigenze della famiglia”.

Cinquant’anni dalla parte delle persone

Da sedici anni don Claudio Carbeni, parroco di San Giorgio Piacentino, è assistente ecclesiastico dell’Mcl piacentino. “Sono cinquant’anni di formazione e impegno sociale – esordisce – cinquant’anni di cammino del Mcl sono cinquant’anni di storia fatta da uomini e donne che hanno lavorato con la forte convinzione che il lavoro sia la chiave di tutta la problematica sociale e sia fattore decisivo della promozione della persona e della società, anche in virtù della sua relazione con il bene comune. Sono cinquant’anni di storia al servizio dei lavoratori, cinquant’anni di associazionismo cristiano per crescere e accrescere lo ‘stare bene’ della società”. Carbeni ha ricordato come il primo dovere di Mcl resti la fedeltà alla dottrina sociale della Chiesa cattolica, che è la ragione della nascita del movimento. “Costante in questi anni – prosegue – è stato l’impegno nel campo della formazione: dal 1972 a oggi molte cose sono cambiate, dobbiamo dire, con grande soddisfazione, che abbiamo fatto tante scelte, spesso non capite, ma scelte di cui la storia ci ha dato ragione. In tutte le nostre scelte una cosa è stata sempre chiara: essere dalla parte dell’uomo, garantendo la dignità della persona, i diritti fondamentali come la libertà, la sana democrazia, la pace, la vita, il bene comune, la verità, la giustizia, la carità, la sussidiarietà, la solidarietà. Punti di riferimento principale del Mcl provinciale sono state – e sono – le linee pastorali dei nostri vescovi: strumenti essenziali per evangelizzazione più efficace. Nel nostro agire abbiamo sempre cercato di non lasciarci imbrigliare dalle reti della politica e dei partiti, abbiamo dialogato e ci siamo confrontati, a livello locale, con i diversi leader preposti per il governo della città, ma salvaguardando sempre la nostra natura di movimento prepolitico e presindacale. Non essendoci schierati a favore di nessuno, abbiamo acquisito maggiore libertà, diventando un punto di riferimento chiaro per molte persone”. Don Carbeni cita le parole di Papa Francesco, che ai dirigenti di Mcl ha raccomandato di non fermarsi a raccogliere i frutti, bensì seminare nuovamente. “Il seminatore – commenta Carbeni – non sente la stanchezza, è uomo della speranza, della vigilanza. Che gli uomini non si sentano solo ospiti ma protagonisti: ecco la responsabilità che abbiamo come movimento”.

“Abbiamo demolito i luoghi dell’educazione”

Leone Pera, primo presidente provinciale Mcl dal 1972 al 1980, ricorda come il movimento abbia mantenuto costante la passione per il sociale, per la fragilità e per i bisogni della gente. Poi la preoccupazione per il mondo giovanile. “Assistiamo impotenti – afferma – a una società bloccata su tre punti: noia, incertezza e reazione emotiva. Dobbiamo uscire da questo pantano. Ma la loro noia è figlia della nostra: abbiamo demolito i luoghi stessi dell’educazione, che sono la famiglia, la scuola e la Chiesa. Il Papa dice che la crisi è un fenomeno che coinvolge tutti, ma è una tappa della storia universale. Non dimentichiamo cosa possiamo ancora dare”. Entrato in Mcl nel 1974, all’età di 19 anni, Mario Spezia fa notare come la storia venga sempre letta a distanza, dunque, mentre si vive un periodo, è difficile rendersene pienamente conto. “In questi anni ci sono stati tanti cambiamenti. All’epoca Mcl cercava studenti universitari per il doposcuola, entrai nel circolo ‘Belvedere’ presieduto dal cavalier Contardi. L’esperienza dell’Mcl e lo spirito che ho acquisito mi hanno spinto poi a fondare diverse cooperative, offrendo lavoro a moltissime persone”.

L’aiuto all’Ucraina

Durante una raccolta di viveri da destinare all’Ucraina, organizzata dalla Fondazione di Piacenza e Vigevano, Umberto Morelli conosce Lyudmyla Popovych, presidente dell’Associazione Nadiya. “Cercavamo una sede per organizzare laboratori, giochi, feste – racconta Popovych –: il presidente dell’Mcl ha deciso di condividere con noi i locali di piazzale delle Crociate. Ringrazio i piacentini per l’aiuto che hanno dato in un momento difficile per il mio Paese. Ora, con l’arrivo dell’inverno, i problemi aumentano, coinvolgendo anche l’energia e il riscaldamento: in via Colombo 35 abbiamo un centro di raccolta in cui tutti possono donare generi alimentari non deperibili da inviare in Ucraina”.

Il mondo del lavoro è cambiato radicalmente

“L’invito oggi è a fare memoria – sottolinea il vescovo mons. Cevolotto – un atto di riconoscenza per questi cinquant’anni di presenza fissa sul nostro territorio, fatta di vicinanza, prossimità ai lavoratori e a tutti quelli che nella nostra comunità fanno fatica a tenere il passo. È un atto buono e giusto quello di ripercorrere i momenti e le iniziative messe in campo in questo tempo. Quello che siamo è frutto della presenza, del lavoro e della dedizione di tanti. Il lavoro non è un ‘qualcosa’, è una componente fondamentale delle nostre vite: Mcl ascolta una realtà che, come tante altre, è in grandissima trasformazione”. Il Vescovo prosegue aiutandosi con una riflessione di Alessandro Rosina, docente dell’Università Cattolica di Milano. “È cambiata la domanda rispetto al lavoro: non solo quella delle imprese che cercano dipendenti; i dati ci consegnano le domande delle persone rispetto al lavoro, in particolare i giovani. Oggi molti giovani si dimettono in massa perché hanno capito che il lavoro non può riempire totalmente la propria vita: è una concezione ben lontana dalla generazione precedente in cui si viveva per lavorare. L’accontentarsi demotiva: per cercare un’occupazione più compatibile con la propria dimensione umana si ricerca altro, con la disponibilità a muoversi, anche verso l’estero. Sembra che le stesse aziende fatichino a tenere testa a questo cambio di prospettiva. La pandemia – conclude mons. Cevolotto – ha accelerato un mutamento incipiente, ha reso i giovani molto più fragili: non accettano più vincoli senza ritorni gratificanti. Mcl non può non tenere in considerazione cambiamento del mondo del lavoro”.

Punto saldo è il magistero sociale della Chiesa

“Ci fa bene ascoltare – chiosa Antonio Di Matteo – Oggi viviamo in una realtà totalmente diversa rispetto a quella di cinquant’anni fa: l’unica cosa che non è mai cambiata è la fedeltà al magistero sociale della Chiesa, che ci ha accompagnato in tutti questi anni e continuerà ad accompagnarci nel futuro. Siamo partiti da tante realtà provinciali, come quelle di Gragnano e Piacenza, per poi ampliarci a tutta Italia e uscire fuori, arrivando in diversi Paesi esteri. I tempi non sono mai stati fecondi, è nella natura umana pensare che le cose non vadano mai bene, ma con l’impegno e la perseveranza si riesce a guardare alle difficoltà dopo averle superate con successo”.

Francesco Petronzio

 
Nella foto, da sinistra, Mario Spezia, don Claudio Carbeni, Umberto Morelli, Leone Pera, Antonio Di Matteo, mons. Adriano Cevolotto, Flavio Venturi, Patrizia Calza, Giuseppe Capezzuto, don Francesco Poli.

Pubblicato il 13 dicembre 2022

Ascolta l'audio

Aggiungi commento


Codice di sicurezza
Aggiorna

"Il Nuovo Giornale" percepisce i contributi pubblici all’editoria.
"Il Nuovo Giornale", tramite la Fisc (Federazione Italiana Settimanali Cattolici), ha aderito allo IAP (Istituto dell’Autodisciplina Pubblicitaria) accettando il Codice di Autodisciplina della Comunicazione Commerciale.

Amministrazione trasparente