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Naufragio nell’Egeo: «una tragedia tra le più dolorose e gravi degli ultimi dieci anni»

Cimitero Armo

“Una tragedia tra le più dolorose e gravi degli ultimi dieci anni”. Così Fondazione Migrantes e Caritas italiana commentano la strage di migranti avvenuta nel Mar Egeo davanti alle coste greche. Un peschereccio partito dalla Libia che secondo il governatore della regione del Peloponneso, Panagiotis Nikas, aveva a bordo 750 migranti (secondo altre fonti 400) è naufragato provocando decine di morti e dispersi. Finora sono stati recuperati 59 corpi e salvati 104 profughi. Avvistato e avvicinato giorni fa a largo della Grecia non è stato soccorso né portato in salvo.

Nell’esprimere dolore per questo ennesimo tragico naufragio, Migrantes e Caritas sottolineano “la necessità di canali regolari d’ingresso in Europa che evitino la morte a uomini, donne e bambini costretti a fuggire per vivere una vita più dignitosa. Occorre una maggiore consapevolezza a livello europeo, affinché si superi presto il regolamento di Dublino e non si chiudano le frontiere”.

“La terra è di tutti e ogni persona ha diritto di muoversi liberamente senza alcuna limitazione”, ricordano citando Papa Francesco nel messaggio per la Giornata mondiale del migrante e del rifugiato che si celebrerà il prossimo settembre, sul tema “Liberi di scegliere se migrare o restare”. Due diritti fondamentali come “il diritto di vivere nella propria terra o migrare liberamente. Diritti oggi a rischio perché spesso non si conoscono – o non si vogliono conoscere – le reali motivazioni delle partenze specialmente da luoghi dove c’è guerra o si vivono situazioni di estrema povertà. Dovrebbe essere chiaro per tutti che per comprendere bisogna conoscere”.

L'Unione Europea non resti a guardare
“Dovremmo aver imparato negli anni, ormai troppi, che non si fermano gli arrivi ostacolando le partenze, rendendo più difficoltosi i viaggi. L’unico risultato di queste politiche è l’aumento delle morti alle frontiere. La drammatica e cinica conclusione di questo agire è che di fatto riteniamo alcune vite sacrificabili”. Lo afferma padre Camillo Ripamonti, presidente Centro Astalli. “A pochi giorni dal nuovo Patto Ue per la migrazione e l’asilo, la vacua retorica securitaria e l’ipocrita propaganda emergono davanti al terribile naufragio in cui hanno perso la vita esseri umani in cerca di salvezza”, dichiara il Centro Astalli, secondo cui si continua a morire alle frontiere d’Europa perché “non vi è un’azione comune di ricerca e soccorso dei migranti ma si continuano a investire risorse sulla chiusura e l’esternalizzazione delle frontiere, facendo accordi con Paesi di transito illiberali e antidemocratici; manca la volontà degli Stati europei di istituire vie d’accesso legali e sicure per chi cerca protezione in Europa, unico vero strumento per contrastare il traffico e la tratta di esseri umani; non si ha il coraggio e l’intelligenza politica di varare un piano europeo per l’accoglienza e la redistribuzione di richiedenti asilo e rifugiati nei 27 Stati membri che superi il Regolamento di Dublino e che non sia gestito solo su base volontaria”.

Nella foto in alto, di don Davide Imeneo, il cimitero di Armo, in Calabria, che accoglie migranti morti in mare durante le traversate degli ultimi anni.

Pubblicato il 16 giugno 2023

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