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Il valore delle parole nella narrazione degli incidenti stradali

 convegno fondazione con daniele tosi

“La sera del 1° agosto 2021 Sonia e il suo fidanzato Daniele alle 21:30 circa stavano rincasando sulla vespa di lui percorrendo un rettilineo sito a Zena di Carpaneto, alla velocità di 47 km/h. A casa però non ci sono mai arrivati perché sono stati travolti da un ragazzo di 23 anni che si era messo alla guida con un tasso alcolemico di 3.1 (sei volte il limite consentito dalla legge) e percorreva la loro stessa strada, nello stesso senso di marcia, ad una velocità di 115 km/h, in un tratto di strada dive vigeva il limite di 50 km/h. In seguito il ragazzo dirà che non li aveva visti”.
Queste le parole di Danilo Tosi, padre di Sonia, che ha raccontato, il 6 giugno, all’auditorium della Fondazione di Piacenza Vigevano la morte di sua figlia, uccisa da un giovane che correva a forte velocità sulla sua auto.
“Il mettersi alla guida - ha aggiunto - con un alto tasso alcolemico, oppure sotto l’effetto di droghe, può trasformare le auto in armi”.

Usare le parole giuste
Anche le parole sono importanti e nella notte tragica della morte di Sonia e Daniele, Danilo Tosi ha ricevuto la telefonata dei carabinieri che parlavano di un terribile incidente.
“Ma il comportamento sconsiderato di un ubriaco, è un atto illegale e non un incidente”- ha evidenziato Danilo.
“Tutti possiamo essere Sonia - ha proseguito - e l’11 giugno 2022, mia figlia è nata per la seconda volta con la costituzione dell’associazione a lei dedicata, e con lei anche Daniele, Francesco, Antonio, Andrea e tutti coloro cui è stato negato il diritto alla vita, sulla strada”.
Dopo gli interventi di Danilo Tosi, Presidente Associazione Sonia Tosi ODV e Giorgio Lambri, giornalista, consigliere regionale ODG Emilia-Romagna, la parola è stata affidata a  Stefano Guarnieri, ingegnere esperto in sicurezza stradale, autore di libri e numerosi articoli sul tema e vice-presidente dell’Associazione Lorenzo Guarnieri onlus, che ha riflettuto sul tema “Il fenomeno della violenza stradale, le caratteristiche della comunicazione attuale e l’impatto sull’opinione pubblica e le vittime”.

Fermare la violenza stradale
"Furgone investe madre e figlio." "Auto impazzita entra nello stabilimento balneare." "Ecco la curva maledetta." "Non mi sono accorto di niente." "Il ragazzo è letteralmente volato." Questi sono solo alcuni fra i numerosi esempi del linguaggio usato dai media - citati da Guarnieri - per descrivere casi di violenza stradale. Parole assurde, che tendono a giustificare chi ha comportamenti sbagliati alla guida, umanizzando le cose e spostando spesso l'attenzione sulle vittime e sulla loro presunta colpa.
“Se vogliamo fermare la violenza stradale - ha affermato Guarnieri - che ogni anno causa nel mondo un milione e trecentomila vittime, ed è la prima causa di morte fra i giovani - dobbiamo anche cambiare la narrazione che promuove l'uso delle auto e descrive gli scontri stradali chiamandoli incidenti. Partiamo quindi dal non chiamarli così, perché non c'è niente di casuale quando accadono, e iniziamo a usare parole corrette, le più aderenti possibile alla realtà, per raccontare ciò che avviene sulle nostre strade”.

La consapevolezza di un linguaggio appropriato
Cambiare il punto di vista è possibile? È l’esperienza della Polizia di Stato raccontata da Elisabetta Mancini (dirigente superiore della Polizia di Stato, capo ufficio staff del vice direttore generale della pubblica sicurezza. Curatrice delle linee guida per la gestione delle vittime di scontri stradali e ferroviari) intervenuta a distanza da Roma. È seguita poi la narrazione dei riferimenti deontologici e delle potenziali linee guida per una comunicazione corretta spiegati da Simona Bandino (giornalista, impegnata da anni nel supportare l’Associazione Lorenzo Guarnieri nelle attività di comunicazione).
Il meeting, moderato da Alberto Fermi, è stato un momento di grande riflessione ed ha portato i giornalisti ad un approfondimento, ha fatto comprendere che il linguaggio è come un vestito, deve essere cucito su misura sul tema, ed in tutta la società civile deve maturare la consapevolezza di usare termini più appropriati.

Riccardo Tonna

Nella foto, i relatori all'incontro all'Auditorium della Fondazione.

Pubblicato il 7 giugno 2023

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