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Dal miracolo alla prevenzione e cura del tumore al seno: una medicina sempre più personalizzata

tumore al seno 2

“Dal miracolo alla prevenzione e cura del tumore al seno”: un tema tutto al femminile quello che l'associazione Convegni di Cultura Maria Cristina di Savoia ha promosso l'8 marzo, Giornata Internazionale della donna. Obiettivo dell'incontro, ospitato nella Sala delle Colonne del Palazzo vescovile di Piacenza e coordinato dall'oncologa Isabella Lorenzetti, tracciare un quadro multidisciplinare ed evolutivo dell'oncologia senologica: dai primi approcci ancora poco scientifici alla neoplasia della mammella fino alla cura e alla prevenzione odierne. Un'occasione importante per aumentare la consapevolezza attorno ad un problema sanitario che riguarda moltissime donne, ma anche per ricordare la figura di Maria Cristina di Savoia, per cui la tutela della donne è stata una priorità.
Dopo i saluti della presidente Rosella Beoni, ci ha pensato la professoressa Donatella Vignola, membro dell'associazione e coordinatrice didattica della scuola paritaria Sant'Orsola, a presentare il team di dottoresse relatrici: da Isabella Thea Lorenzetti (oncologa medica all'IRCCS, Istituto di Ricovero e Cura Mater Domini di Castellanza) a Rossella Schianchi (medico radiologo ed ex coordinatrice del Centro Salute Donna Piacenza), passando per Evelina Begnini (chirurga senologica Ospedale Santa Maria Nuova di Reggio Emilia) fino a Claudia Razza (medico nutrizionista Unità Operativa Gastroenterologia ed Epatologia dell'ospedale di Piacenza).

L'intervento della professoressa Vignola

“La scelta di professioniste esperte in senologia ma con specializzazioni differenti permette di fornire una prospettiva a tutto tondo su prevenzione e cura del tumore al seno” – ha detto Vignola - , che poi ha ricordato brevemente la figura e le opere di beneficenza della Beata Maria Cristina di Savoia, per cui la tutela delle donne è stata una priorità. “Vissuta a cavallo tra il tramonto dell'astro di Napoleone e i primi moti rivoluzionari, Maria Cristina di Savoia sposa nel 1832 il Re di Napoli Ferdinando II di Borbone– ha spiegato - . Muore a soli 23 anni nel 1836, ma il suo operato benefico a favore di poveri, donne e orfani ha grande risonanza ancora oggi, specie in quello che è stato il Regno delle due Sicilie . Ne abbiamo memoria soprattutto per il talento manageriale di ispirazione cristiana e caritatevole con cui ha ridato vita all'opificio di San Leucio per la produzione della seta”.
“Una cittadella organizzata prevalentemente da operaie donne – sottolinea Vignola -, che in questa comunità trovano lavoro, reddito, alfabetizzazione, istruzione professionale specializzata e la possibilità di utilizzare produzione e proventi ricavati per il mantenimento di sé e delle proprie famiglie. La capacità imprenditoriale della sovrana ha reso le seterie di San Leucio, visitabili ancora oggi, un rinomato modello d produzione europeo e ha dato a molte donne dei bassifondi napoletani la possibilità di un riscatto sociale. Beatificata nel 2014 per la guarigione miracolosa di Maria Vallarino, affetta da tumore bilaterale al seno nella seconda metà del 1800, Maria Cristina di Savoia è venerata ancora oggi nel suo sepolcro in Santa Chiara. Abbiamo voluto organizzare questa giornata anche per ricordare l'esempio luminoso di questa sovrana, dando un messaggio di speranza e di fede”.

Thea Lorenzetti, passato e presente della medicina

Dal miracolo di Maria Cristina di Savoia ha preso il via il primo intervento di Isabella Thea Lorenzetti, proteso fra passato e presente della medicina.
“Il medico chirurgico che nel 1866 visitò a Varazze Maria Vallarino riscontrando un tumore maligno al seno destro indico alla paziente di seguire una terapia a base di sanguisughe, unzioni, impiastri con cicuta e piante medicinali – ha spiegato la dottoressa -. L'assenza di risultati e la presenza di tumore più tardi riscontrata anche nell'altra mammella resero la prognosi disperata, tanto da spingere il medico a consigliare alla donna di rivolgersi con fiducia alla preghiera: l'invito fu a contattare Virginia Lombardo di Rivarolo Ligure, che diffondeva la devozione alla venerabile Maria Cristina di Savoia. In pochi giorni di preghiera il tumore scomparve inspiegabilmente da entrambe le mammelle e la Vallarino morì nel 1905 alla età di 75 anni.  Cosa succede invece oggi quando si scopre di avere un tumore al seno?” - continua Lorenzetti - . Ad interessare sono soprattutto le parti anatomiche più soggette ad ammalarsi: i lobuli, da dove esce il latte nel corso dell'allattamento, e i dotti galattofori, cioè i canali tramite i quali il latte fuoriesce dalla ghiandola mammaria, che a sua volta è composta da un insieme di micro - ghiandole.
“Il tumore alla mammella è il più frequente tra le donne – ha detto - . Il rapporto tra mortalità e incidenza è oggi fortunatamente molto basso, ma per la sua diffusione resta comunque la prima causa di morte tra le donne insieme al tumore al polmone. La ghiandola mammaria è presente sia nella donna che nell'uomo. Possono ammalarsi anche gli uomini, ma le diagnosi maschili di tumore alla mammella sono spesso legate a sindromi genetiche. Stili di vita, genetica e terapie ormonali sono tra i fattori di rischio per lo sviluppo di questo tipo di cancro. Tra questi menopausa tardiva, nulliparità o prima gravidanza in età avanzata, mancato allattamento al seno, esposizione a terapia ormonale sostitutiva per menopausa precoce e storia famigliare di tumore alla mammella fra parenti di primo e secondo grado costituiscono parametri rivelanti. La famigliarità può preludere alla presenza di mutazioni genetiche che favoriscono lo sviluppo della malattia”.
“Varie le possibili manifestazioni della presenza di tumore alla mammella – ha osservato poi la relatrice, subito dopo aver passato in rassegna i diversi tipi di cancro e i conseguenti cambiamenti di tessuto e di comportamento a livello cellulare in base alla capacità di diffusione della patologia. La presenza di un nodulo, che può avvertirsi anche in sede ascellare, costituisce la spia più frequente del carcinoma mammario. Sanguinamento del capezzolo, cambiamento della forma della ghiandola mammaria, introflessione del capezzolo e mutamento nel colore o nella forma dell'aureola sono manifestazioni più rare, ma possibili. Fino ad arrivare ai segnali più eclatanti della presenza tumorale: arrossamento e pelle a buccia d'aranci”.

Come fare quindi per prevenire la malattia?

“Ci sono la prevenzione primaria e quella secondaria – ricorda Lorenzetti -. La prima riguarda lo stile di vita e tutti quei fattori modificabili dall'individuo per evitare l'insorgenza del tumore. La seconda concerne la diagnosi precoce attraverso lo screening mammografico. Diversi i vantaggi di una diagnosi tempestiva: aumenta le guarigioni e consente terapie meno invasive e meno tossiche.”
Sulla prevenzione secondaria si è concentrato poi l'intervento della dottoressa Schianchi.
“Le donne hanno solitamente una maggiore aspettativa di vita e sono più attente ai controlli rispetto agli uomini - ha detto - . Lo screening mammografico regionale per la diagnosi di tumore alla mammella con invio di lettera a domicilio inizia a 45 anni, ma questo non vuol dire che non si debbano eseguire controlli in precedenza. La mammografia clinica può infatti essere eseguita a partire dai 40 anni previa prescrizione del medico curante e di solito viene accompagnata da visita senologica. L'ecografia mammaria, esente da radiazioni, si può invece effettuare una volta all'anno fino a 40 anni”.
“Oggi che gli stili di vita sono cambiati e i rapporti intimi si consumano spesso in tempi precoci, io la consiglio anche a partire dai 15 anni – precisa -. Sicuramente dai 25 ai 40 anni: ad ammalarsi di tumore al seno sono infatti ragazze sempre più giovani. Nelle donne dai 50 ai 74 l'invito allo screening mammografico diventa biennale e si interrompe a 74 anni. È però fondamentale continuare a controllarsi perché con l'avanzare dell'età l'incidenza del cancro aumenta”.

Le conquiste della medicina

Aldilà dei parametri generali indicati dalla regione, ognuno deve cucirsi addosso il proprio screening in base al personale profilo di rischio genetico e famigliare – ha sottolineato Schianchi –, sottoponendosi agli esami più appropriati con la necessaria frequenza”.
Successivamente la dottoressa Evelina Begnini ha portato il punto di vista del medico chirurgo, sottolineando come la senologia rappresenti in modo emblematico la storia della medicina: sia in termini di evoluzione del rapporto tra la donna e la mattina sia per quanto riguarda la relazione medico - paziente. Un processo di trasformazione che sotto il profilo chirurgico si potrebbe riassumere in un concetto fondamentale: di fronte ad una paziente malata di tumore alla mammella oggi “non si fa più tutto per sicurezza, ma si fa quello che serve alla singola donna”.
Dalle mastectomie invasive del passato, che prevedevano l'asportazione di tutta la ghiandola insieme ai muscoli pettorali e a tutti i linfonodi ascellari, si è giunti oggi alla chirurgia conservativa spesso seguita da radioterapia - ha spiegato la dottoressa –. Quando possibile la quadranctectomia mammaria accompagnata dall'analisi e dall'esportazione del linfonodo sentinella a livello ascellare è attualmente la prima scelta, soprattutto nello stadio precoce della malattia. Passi da gigante sono stati compiuti anche nella tecniche ricostruttive mutuate dalla chirurgia – continua - , che oggi, tra espansori, protesi, impianti, tessuti autologhi e materiali biometrici, permette interventi in grado di garantire esiti sempre più efficaci: con risultati estetici, oncologici e psicologici ottimali per il medico e per le esigenze della singola paziente, nell'ottica di una medicina sempre più personalizzata”.

L'intervento chirurgico

A evidenziare la necessità di terapia medica a supporto e completamento dell'intervento chirurgico ci ha pensato ancora una volta la dottoressa Lorenzetti. “L'intervento chirurgico da solo non è sufficiente a garantire la remissione del cancro - ha detto -. La scelta delle cure mediche (ormonoterapia, radioterapia, chemioterapia, o più recentemente immunoterapia) , che possono anche essere combinate per ottenere maggior successo, dipende dal tipo e dallo stadio del tumore mammario, dalle necessità della paziente e dal pericolo di recidiva. Meno scontata l'importanza di fornire supporto mentale alle donne malate - sottolinea - , per aiutarle a tollerare lo stress psicologico della diagnosi e delle terapie. Il lavoro a maglia ha un ruolo centrale in questa direzione. Lo sa bene 'Il gomitolo rosa': onlus nazionale nata a Biella (città della lana) per volontà dell'oncologo Alberto Costa, che promuove laboratori gratuiti di maglia per pazienti ex pazienti oncologiche. Il ricavato dei prodotti manifatturieri originali creati viene interamente devoluto all'associazione a beneficio delle pazienti”.

Ultima a prendere la parola la dottoressa Claudia Razza, promotrice insieme alla collega Mara Negrati e al dottor Luigi Cavanna del progetto Seta (acronimo di seno e terapia alimentare): un percorso condensato nel prezioso volumetto intitolato “Metti la prevenzione in tavola” e pensato in particolare per le donne già operate di tumore al seno. L'obiettivo è di aiutarle a prevenire le recidive attraverso alimentazione e stile di vita. “L'Istituto Internazionale di Ricerca sul Cancro insieme a quello americano ha stilato dieci raccomandazioni fondamentali per la prevenzione oncologica – ha spiegato - . Ai vertici troviamo «non fumare», «limitare il più possibile il consumo di alcolici», «mantenersi normo peso». Più ampiamente un' attività fisica regolare, un'alimentazione varia ed equilibrata come quella della dieta mediterranea e la scelta di allattare al seno riducono sia il rischio di recidive di tumore alla mammella sia il pericolo di insorgenza”.

Micaela Ghisoni

Nella foto, Rossella Beoni con le relatrici interventue all'incontro promosso dai Convegni Maria Cristina.

Pubblicato il 29 marzo 2024

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