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La comunità cristiana tra ideale e realtà

ciullo

Sono state organizzate dalla parrocchia di N.S. di Lourdes di Piacenza due serate di teologia con l’intento di interrogarsi sul come vivere la comunità cristiana e volte a indagare sulla bellezza - e sulla difficoltà - della dimensione comunitaria nell’esperienza di fede. A un primo incontro tenuto da Pierpaolo Triani dell’Università Cattolica sul tema “La Chiesa, una comunità di fratelli”, ne è seguito un altro di don Umberto Ciullo, parroco di Roveleto, su “La fraternità negli Atti degli apostoli”. Vi era anche un sottotitolo in questo secondo incontro: “Tra luminosi ideali e faticoso realismo” per sottolineare come fin dalla prima comunità di discepoli non sempre la realtà dei fatti corrispose agli ideali di una vita in piena comunione con Dio e il prossimo.
Due gli esempi portati per mostrare questo distacco tra ideale e realismo: il primo riguarda la comunità dei discepoli uniti inizialmente da “un cuore solo e un’anima sola” (At 4, 32-37): tutti condividevano i propri beni a favore dei fratelli. Una comunità dunque che viveva nell’unità di intenti, condividendo carismi, appianando le differenze.
Ma a questo quadro “ideale” di come dovrebbe vivere anche oggi una comunità cristiana, ecco che la realtà presenta uno “strappo”, come l’ha definito don Umberto: l’episodio di Anania e Saffira (At 5, 1-11), la coppia che, mentendo, dona solo una parte dei proventi della vendita di un loro campo, increspando quell’unità della comunità che pareva così solida e non incrinabile.
Un altro episodio mostra la “faticosa realtà” della comunità: l’arrivo di Saulo a Gerusalemme, “tutti avevano paura di lui”. Solo Bàrnaba mostra quell’amore verso il prossimo richiesto ai membri di una comunità di discepoli di Cristo: lo “prende con sé”, lo conduce dagli apostoli e gli salva la vita allontanandolo da Gerusalemme.
Proprio la relazione tra Bàrnaba e Saulo è il secondo esempio portato dal relatore per mostrare le difficoltà che sorgono in una comunità di discepoli. Da un rapporto di amicizia e di stima tra i due, pian piano la situazione muta e mentre la figura di Paolo si erge sempre più, quella di Bàrnaba diminuisce fino alla separazione tra i due. In mezzo la discussione in merito ai gentili convertiti che li porta dagli apostoli a Gerusalemme. Il dissenso è ormai tale che nella missione successiva ognuno prende con sé un proprio discepolo e parte con destinazioni differenti. Anche in questo episodio, come in quello tra Anania e Saffira e la comunità di discepoli, a rompere il “luminoso ideale” di una relazione di amore e amicizia è un “faticoso realismo” suscitato dalle debolezze umane: “Bàrnaba, riflette don Ciullo, non riesce a mettere da parte il suo Io e forse pecca per una questione di divergenza di vedute e per invidia; Paolo, nella sua irruenza, non riesce invece a mettere da parte il suo orgoglio”. Le comunità cristiane non possono nascondere l’esistenza di questi “istinti bassissimi” ma devono trovare il modo di affrontarli, accompagnandosi a padri spirituali che guidino ad una migliore conoscenza di sé e vivendo più in intimità come quella comunità che ci pare così ideale.
Anna Valentini

Pubblicato il 15 novembre 2018

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