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Il missionario Roberto Gandolfi rientra in Uganda a Moroto

robetone

Martedì sette gennaio nel Salone parrocchiale di Carpaneto Piacentino la comunità si è ritrovata per salutare il missionario Roberto Gandolfi in partenza per l’Africa. Soprannominato “Robertone” da tutti, aiuta la popolazione di Moroto, Karamoja (Uganda) ormai da trent’anni.
In un discorso sostenuto tra il missionario e Don Roberto Ponzini i presenti si sono potuti avvicinare a una realtà molto diversa e all'impegno che i missionari svolgono ogni giorno. “Robertone”, che fin da piccolo nutriva questo desiderio di poter fare qualcosa di concreto rivestendo la figura del missionario, si è sentito in dovere di partire. Il 12i novembre 1990 arrivato in Uganda si accorse subito che le cose da fare erano molte e iniziò aiutando gli operai, e occupandosi delle coltivazioni.
Ricorda con il sorriso un episodio in cui riuscì ad aggiustare un trattore rimasto fermo in mezzo a un campo grazie a dei bulloni che per puro caso si era portato da casa. In Uganda la più grande difficoltà è stata quella di conciliare due stili di vita differenti. Quando lui prima qui in Italia si vergognava a giocare vedendo suo padre lavorare, in Africa il lavoro è quasi considerata una vergogna, ha raccontato Gandolfi, sono le donne a compiere i lavori più pesanti. Purtroppo lì nessuno vuole prendersi delle responsabilità, pare più semplice lasciarsi comandare senza dover prendere decisioni. In tutti questi anni le cose sono cambiate, c'è stato un miglioramento generale;  la guerriglia interna è finita portando a un periodo di pace, le scuole e gli ospedali, prima costruiti solo da missionari e associazioni, vengono eretti o ricevono sostegno anche dal governo.
Inoltre c’è stato l’ampliamento di trasmissioni di energia elettrica e una grande cementificazione delle strade. Quest’ultimo fatto ha sfortunatamente portato a uno sfruttamento da parte di fabbriche di cementi e altri materiali che utilizzano i sassi presenti sul territorio delle popolazioni. Gli abitanti pur di guadagnare un solo euro al giorno, rompono, per l’intera giornata, sassi, così da renderli trasportabili sui camion che si possono ora muovere grazie ad una rete stradale migliore.
 I problemi non mancano, ma Roberto e il Vescovo di Moroto mons. Damiano Guzzetti non hanno mai smesso di credere nella potenzialità degli abitanti; di recente  si sono attivati per la costruzione  di una cattedrale, che potrà contenere più fedeli. Anche altre associazioni hanno creduto in questo progetto, per esempio da Trento arrivano sempre i macchinari necessari alla costruzione. In un minimo di due anni la cattedrale sarà pronta e tutti potranno beneficiarne. Da ormai cento anni i missionari in Africa aprono centri di salute, hanno vinto la lebbra, sono arrivati alla costruzione di ben trentadue ospedali e ancora non hanno finito di "fare del bene", senza mai dimenticarsi di tornare a casa e per lasciarci una testimonianza su cui riflettere, per ricordarci che anche un piccolo gesto, là può fare la differenza.

Maurizia Veneziani

Pubblicato l'8 gennaio 2020

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