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Donato Speroni: verso un futuro sostenibile, fra ostacoli e soluzioni

 speroni

Donato Speroni – Senior expert di ASviS, Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile – è intervenuto venerdì 6 maggio nel corso del Laboratorio di Mondialità Consapevole, promosso dall’Università Cattolica del Sacro Cuore in collaborazione con Caritas diocesana. Giornalista, già vicecaporedattore del Corriere della Sera e docente di Economia e Statistica presso l’Istituto per la Formazione al Giornalismo dell’Università di Urbino, Speroni è responsabile del progetto Futura network, che studia e discute gli scenari possibili per un futuro sostenibile.

Agenda 2030

“Quando nel 2012 è uscito il mio libro «2030. La tempesta perfetta. Come sopravvivere alla grande crisi» – spiega Speroni – la sensibilità sul tema della sostenibilità era praticamente nulla, ma gli studiosi avevano già ben chiaro che senza un intervento serio e mirato la situazione nel 2030 per il pianeta sarebbe stata insostenibile. Come prima risposta, nel settembre 2015 i 193 Paesi dell’ONU hanno sottoscritto l’«Agenda 2030» per lo sviluppo sostenibile, che elenca 17 Obiettivi di sviluppo sostenibile articolati in 169 Target, da completare appunto entro il 2030. Precedentemente, i Millennium Development Goals (MDGs), stabiliti nel 2001 per il 2015, erano risultati inefficaci poiché si limitavano solo ai Paesi in via di sviluppo: Enrico Giovannini, fondatore di ASviS e attuale Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili, specifica che anche noi siamo Paesi in via di sviluppo sostenibile”.

Le cause dell’insostenibilità

Per il futuro del nostro pianeta ci sono tre scenari: la catastrofe, un progressivo degrado e lo sviluppo sostenibile. “È sostenibile un mondo in equilibrio nell’uso delle risorse, che non va verso un progressivo deterioramento delle condizioni di vita. La sostenibilità riguarda l’ambiente, ma anche le condizioni sociali: un mondo con troppi squilibri fra ricchi e poveri o in cui si discrimina per colore della pelle, sesso, religione o in cui non si dà spazio al libero pensiero è un mondo insostenibile – prosegue Speroni –. Sono diversi i motivi per cui il mondo in cui viviamo non è sostenibile: la crescita della popolazione, i consumi e l’impatto sul pianeta, le diseguaglianze economiche, il cambiamento climatico, l’inquinamento, la distruzione della biodiversità, la politica e la crisi dei rapporti internazionali, il mancato rispetto dei diritti. La prima ragione rappresenta un paradosso: la popolazione cresce perché si è ridotta la mortalità infantile e perché la vita media si è allungata a causa delle migliori condizioni, eppure un aumento demografico può reggersi solo se la crescita è sostenibile”.

La sostenibilità non è misurabile

Il fattore che più si lega al precedente riguarda il consumo delle risorse: il 29 luglio 2021 abbiamo raggiunto l’Earth Overshoot Day, ciò significa che ogni anno consumiamo le risorse prodotte da un pianeta e mezzo. “L’aumento della popolazione – rende noto Speroni – comporta maggiori esigenze alimentari ed energetiche, e questa crescita, per essere sostenibile, ha bisogno di un «salto di generazione» da parte dei consumatori, il quale richiede però tecnologie avanzate di cui ancora non disponiamo per un semplice motivo: non è ancora possibile misurare oggettivamente la sostenibilità. Il 97% dei vertebrati è costituito da umani e animali da allevamento. In 27 anni in Germania è sparito il 76% degli insetti, che porta con sé conseguenze gravissime legate alla mancanza di impollinazione. Non possiamo parlare di sostenibilità quando ancora esistono grossi squilibri economici fra Nord e Sud del mondo: il 10% più ricco della popolazione mondiale detiene il 50% della ricchezza, mentre al 40% più povero non resta che il 3%. E la povertà scatena un altro fenomeno, quello delle migrazioni: una statistica ci segnala che il 15% della popolazione mondiale vuole cambiare Paese. Infine, c’è il cambiamento climatico: lo scioglimento del permafrost causa la fuoriuscita di metano intrappolato sotto lo strato gelido, che liberandosi nell’aria porta a un ulteriore aumento delle temperature”.

Mitigazione e adattamento

Ad ASviS oggi aderiscono circa 800 associazioni, che cooperano per realizzare i 17 «Sustainable Development Goals (SDGs)» posti dall’Agenda 2030, fra cui si evidenziano: sconfiggere la povertà, sconfiggere la fame, energia pulita e accessibile, lavoro dignitoso e crescita economica, lotta contro il cambiamento climatico, vita sott’acqua e sulla Terra. “I due grandi campi d’azione delle scelte energetiche sono la mitigazione e l’adattamento – spiega ancora Speroni –. La prima richiede impegni internazionali per ridurre la quantità di gas serra presenti nell’atmosfera; la seconda consiste in strategie per fronteggiare i fenomeni meteorologici estremi come l’erosione, la desertificazione, l’aumento dei mari. Le questioni ancora aperte sono molteplici, ad esempio sul ruolo del gas e del nucleare. È vero che il metano inquina meno del carbone, ma ciò fa di esso una fonte sostenibile?
“Il primo ministro della Papua Nuova Guinea ha dichiarato che la deforestazione frutta al suo Paese un miliardo di dollari ogni anno. Andare «oltre il Pil» è una delle questioni più delicate. Per fare un esempio, da alcuni sondaggi è chiaro che la felicità non dipende solo dalla ricchezza: alla domanda «Da 0 a 10 quanto sei soddisfatto della tua vita?» un asiatico dà un voto più basso di un latino-americano, a parità di condizione economica”.

La risposta della politica

“Greta Thunberg dice che da parte della politica sente solo un «Bla Bla Bla», ma in realtà qualcosa è stato fatto – conclude Speroni –. Oggi c’è sicuramente una nuova consapevolezza, testimoniata dai recenti impegni della Cop26 di Glasgow a conduzione anglo-italiana: l’UE si impegna a ridurre del 55% le emissioni entro il 2030 per azzerarle entro il 2050, la Cina pone il paletto delle emissioni zero al 2060, l’India al 2070. È troppo tardi? Certo, i quattro anni di presidenza Trump, la pandemia e le guerre hanno rallentato la scalata verso l’obiettivo, ma la collaborazione internazionale, l’attenzione di von der Leyen verso l’Agenda 2030 e la Convenzione dei cittadini sul clima di Macron sono passi importanti che ci consentono di vedere il bicchiere mezzo pieno”.

Prossimo appuntamento

Venerdì 13 maggio alle 18.30 presso i locali del Centro “Il Samaritano” in via Giordani 12 si terrà l’incontro “Il mondo cambia, e l’Afghanistan?”. Interverranno Luca Radaelli, Medical Staff Planning Manager per Emergency e Stefania Calza, Centro Salute Donna dell’Ausl Piacenza.

Francesco Petronzio

Pubblicato il 7 maggio 2022

Nella foto, l'intervento del giornalista  Donato Speroni.

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