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Lo sguardo di Dio non ci abbandona

La lectio di Enzo Bianchi in Cattedrale

Bianchi22mar
Alla base della fede cristiana c’è un assunto che dice che Gesù è Figlio di Dio.
Proprio partendo da questo assunto, che ritorna più volte nel vangelo di Marco, fratel Enzo Bianchi, ex priore della comunità monastica di Bose, ha condotto la sua lectio quaresimale in Duomo.

Come ha fatto notare l’ex priore di Bose, l’espressione “Figlio di Dio” compare nel vangelo di Marco in diverse occasioni: per la prima volta nel momento del battesimo di Gesù, quando la voce di Dio gli dice: “Tu sei mio figlio”; l’espressione poi si ritrova in bocca ai demoni e successivamente al discepolo Pietro.
Nel momento della trasfigurazione di Gesù Dio ordina a Pietro, Giovanni e Giacomo di ascoltare il Figlio, mentre durante il processo davanti al sommo sacerdote è Gesù stesso a definirsi Figlio di Dio; in ultimo, alla morte di Gesù, un centurione pagano guardandolo spirare esclama: “Davvero quest’uomo era Figlio di Dio”.
La più forte professione di fede arriva da un pagano.
Ma come fa un pagano a rendersi conto di chi è veramente Gesù?
Per spiegarlo Enzo Bianchi ha ripreso il Vangelo di Luca, commentato anche da Sant’Agostino, dove ad accorgersi che Gesù è proprio Figlio di Dio è uno dei ladroni crocifissi con lui. Il malfattore capisce l’identità di Cristo proprio da un suo sguardo: “Forse anche per il centurione la rivelazione dell’identità del Cristo è stata uno sguardo, - ha detto Bianchi - come Gesù ha guardato il ladrone in croce forse ha guardato anche il centurione. E così guarda ciascuno di noi. È questo l’augurio che vi faccio per la Pasqua: che riusciate sempre a vedere lo sguardo che Gesù tiene fermo su di voi, anche nei momenti difficili”.

Pubblicato il 23 marzo 2018

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