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Alla Passerini Landi una giornata di studi in ricordo di Carlo Emanuele Manfredi

manfredi carlo emanuele

Sabato 24 maggio, nella cornice del salone monumentale di Palazzo San Pietro, si terrà una giornata di studi dedicata a Carlo Emanuele Manfredi, dal 1972 al 2001 direttore della Biblioteca Passerini Landi.

La sessione mattutina, dalle 9.30 alle 13, sarà coordinata da Daniela Morsia, conservatrice dei Fondi antichi, che insieme al responsabile delle Biblioteche comunali Graziano Villaggi e ad Anna Coccioli Mastroviti ha curato l'iniziativa. Ai saluti istituzionali seguirà un ricordoprofessionale e umano da parte di Anna Salerno, da tanti anni bibliotecaria alla Passerini Landi, mentre un'analisi storica e artistica più ampia sarà affidata ad Anna Coccioli Mastroviti, che approfondirà "Architettura e decorazione nell'oratorio della Congregazione dei Mercanti", tra documenti inediti e riletture. Susanna Pighi parlerà di "Dipinti ed arredi per l'oratorio della Congregazione dei Mercanti", Anna Riva terrà un intervento dal titolo "Tra sandali e storione: una inedita lista monastica del XIII secolo", quindi Marinella Pigozzi traccerà un profilo dell'artista Gian Giacomo Monti "al lavoro per le Benedettine di Piacenza e le Clarisse di Bologna". A conclusione della mattinata il ritratto di Carlo Emanuele Manfredi "dai palazzi nobiliari alle ville di campagna" nelle parole di Anna Maria Matteucci, mentre Ippolita Valentinetti presenterà "Il priore e il prete: un racconto visivo su Carlo Emanuele Manfredi, i suoi luoghi del cuore e della storia".

La sessione pomeridiana, coordinata da Anna Coccioli Mastroviti, vedrà gli interventi di Annamaria Carini sulla collezione archeologica di Giuseppe Poggi all'origine del Museo di Piacenza, Valeria Poli sulla rappresentazione cartografica e la ricostruzione della storia urbana di Piacenza, Gian Paolo Bulla su "arti e mestieri a Piacenza alla fine dell'Antico Regime", Marcello Spigaroli sul complesso delle Benedettine nella Piacenza farnesiana del XVII secolo e Daniela Morsia in materia di tutela dei beni culturali in tempo di guerra, illustrando il caso della Passerini-Landi.

CARLO EMANUELE MANFREDI

Nato a Piacenza nel 1940 da Giuseppe Salvatore ed Elena Verani, apparteneva a una famiglia dalla prestigiosa tradizione risorgimentale ed intellettuale. Si formò al Collegio San Vincenzo dei Fratelli delle scuole cristiane e al liceo classico “Gioia”. Nel 1963 si laureò all’Università cattolica di Milano in Scienze politiche con una tesi dal titolo "Gli aspetti giuridici e l'opera politica dell'amministratore francese in Parma Moreau de Saint-Mery: (1802-1806)", con relatore il professor Ettore Passerin d'Entrèves. Nel 1969 la seconda laurea all’ateneo di Parma, questa volta in Giurisprudenza, con una tesi, seguita dal professor Ugo Gualazzini, dedicata alle "Ricerche storico-giuridiche sul Monastero di S. Siro in Piacenza nei secoli XI, XII, e XIII". Dopo un’esperienza a Roma presso l’Unione cristiana imprenditori dirigenti (Ucid), tornò a Piacenza avendo ottenuto la cattedra di Storia e Filosofia presso l’Istituto magistrale “Colombini” e successivamente ai licei “Gioia” e “Respighi”.

Nel 1972 venne nominato direttore della Biblioteca comunale Passerini-Landi, succedendo al conte Emilio Nasalli Rocca e guidando questa istituzione per quasi trent’anni, fino al marzo 2001. Anni segnati da profondi cambiamenti a livello biblioteconomico, nel lungo e complesso periodo della ristrutturazione di Palazzo San Pietro la cui riapertura, nel 1998, ha segnato l’avvio di una stagione dedicata ad un modo nuovo di far conoscere il libro, attraverso una rifunzionalizzazione degli “spazi aperti”. Si è anche occupato della storia della Biblioteca, illustrandone le vicende attraverso il contributo dedicato alle Biblioteche nel volume sull’Ottocento della monumentale Storia di Piacenza (Cassa di Risparmio di Piacenza, 1980).

Era stato, inoltre, tra i curatori della mostra "Società e cultura nella Piacenza del Settecento" (Piacenza, Palazzo Farnese, ottobre-novembre 1979) dedicandosi specificamente all’area dei libri e delle collezioni archeologiche. Scorrendo la sua bibliografia scientifica si evidenzia una coerenza di interessi e di lavoro. Tra i suoi volumi più rilevanti, scritti in collaborazione con altri autori, ricordiamo "Le antiche famiglie di Piacenza e i loro stemmi" (Tep, 1979); "I Papi a Piacenza" (Comune di Piacenza, 1988) e "Ville Piacentine" (Tep, 1991). Numerosi sono anche i contributi in volumi miscellanei. I suoi scritti rivelano lo scrupolo della ricerca puntuale che ha caratterizzato anche altre iniziative di studio. È stato infatti tra i coordinatori delle tre edizioni del Dizionario biografico piacentino (Banca di Piacenza, 1987, 2000, 2018) per il quale redasse pure diverse voci biografiche.

Con Carmen Artocchini e Vittorio Anelli, condivise, dal 1978 al 1986, la collegialità della direzione del «Bollettino Storico Piacentino», la rassegna semestrale fondata da Stefano Fermi nel 1906. Dal 1990 al 31 dicembre 2020 ne è stato direttore responsabile, oltre che direttore scientifico insieme con Vittorio Anelli. Rilevante è stato anche il suo impegno all’interno della Deputazione di storia patria: nel dicembre 2001 fu eletto presidente della sezione di Piacenza, carica che ha mantenuto fino al 2018, carica passata all’architetto Valeria Poli. Ha fatto parte di numerose associazioni finalizzate alla tutela del patrimonio storico e culturale. È stato tra i primi ad aderire alla sezione piacentina di Italia Nostra, ricoprendo l’incarico dal 1972 alla metà degli anni Ottanta e una seconda volta dal 2013 fino ai primi mesi del 2024. È stato membro attivo dell’Associazione dimore storiche ed è stato tra i fondatori dell’Associazione palazzi storici piacentini.

Pubblicato il 23 maggio 2025

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  • Un libro per capire le differenze tra cristianesimo e islam e costruire il dialogo

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    “La grande sfida che deve affrontare il cristianesimo oggi è di coniugare la più leale e condivisa partecipazione al dialogo interreligioso con una fede indiscussa sul significato salvifico universale di Gesù Cristo”. Con questa citazione del cardinale Raniero Cantalamessa si potrebbe cercare di riassumere il senso e lo scopo del libro “Verità e dialogo: contributo per un discernimento cristiano sul fenomeno dell’Islam”, scritto dal prof. Roberto Caprini e presentato di recente al Seminario vescovile di via Scalabrini a Piacenza grazie alle associazioni Confederex (Confederazione italiana ex alunni di scuole cattoliche) e Gebetsliga (Unione di preghiera per il beato Carlo d’Asburgo).

    Conoscere l’altro

    L’autore, introdotto dal prof. Maurizio Dossena, ha raccontato come questa ricerca sia nata da un interesse personale che l’ha portato a leggere il Corano per capire meglio la spiritualità e la religione islamica, sia da un punto di vista storico sia contenutistico. La conoscenza dell’altro - sintetizziamo il suo pensiero - è un fattore fondamentale per poter dialogare, e per conoscere il mondo islamico risulta di straordinaria importanza la conoscenza del Corano, che non è solo il testo sacro di riferimento per i musulmani ma è la base, il pilastro portante del modus operandi e vivendi dei fedeli islamici, un insieme di versi da recitare a memoria (Corano dall’arabo Quran significa proprio “la recitazione”) senza l’interpretazione o la mediazione di un sacerdote. Nel libro sono spiegati numerosi passi del Corano che mettono in luce le grandi differenze tra l’islam e la religione cristiana, ma non è questo il motivo per cui far cessare il dialogo, che secondo Roberto Caprini “parte proprio dal riconoscere la Verità che è Cristo. Questo punto fermo rende possibile un dialogo solo sul piano umano che ovviamente è estremamente utile per una convivenza civile, ma tenendo sempre che è nella Chiesa e in Cristo che risiede la Verità”.

    Le differenze tra le due religioni

    Anche il cardinal Giacomo Biffi, in un’intervista nel 2004, spiegò come il dovere della carità e del dialogo si attui proprio nel non nascondere la verità, anche quando questo può creare incomprensioni. Partendo da questo il prof. Caprini ha messo in luce la presenza di Cristo e dei cristiani nel Corano, in cui sono accusati di aver creato un culto politeista (la Santissima Trinità), nonché la negazione della divinità di Gesù, descritto sempre e solo come “figlio di Maria”. Queste divergenze teologiche per Caprini non sono le uniche differenze che allontanano il mondo giudaico-cristiano da quello islamico: il concetto di sharia, il ruolo della donna e la guerra di religione sono aspetti inconciliabili con le democrazie occidentali, ma che non precludono la possibilità di vivere in pace e in armonia con persone di fede islamica. Sono chiare ed ampie le differenze religiose ma è altrettanto chiara la necessità di dover convivere con persone islamiche e proprio su questo punto Caprini ricorda un tassello fondamentale: siamo tutti uomini, tutti figli di Dio. E su questo, sull’umanità, possiamo fondare il rispetto reciproco e possiamo costruire un mondo dove, nonostante le divergenze, si può convivere guardando, però, sempre con certezza e sicurezza alla luce che proviene dalla Verità che è Gesù Cristo.

                                                                                                   Francesco Archilli

     
    Nella foto, l’autore del libro, prof. Roberto Caprini, accanto al prof. Maurizio Dossena.

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