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Dio ci ha amati
per primo

Dal Vangelo secondo Matteo (22,34-40)
In quel tempo, i farisei, avendo udito che Gesù aveva chiuso
la bocca ai sadducèi, si riunirono insieme e uno di loro,
un dottore della Legge, lo interrogò per metterlo alla prova:
Maestro, nella Legge, qual è il grande comandamento?».
Gli rispose: «“Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore,
con tutta la tua anima e con tutta la tua mente”.
Questo è il grande e primo comandamento.
Il secondo poi è simile a quello: “Amerai il tuo prossimo
come te stesso”. Da questi due comandamenti
dipendono tutta la Legge e i Profeti».

La nostra vita e la Parola
vg29ott23Il comandamento. Tralasciando il fatto non secondario che la domanda del dottore della legge viene posta per mettere alla prova Gesù, la questione che è oggetto della discussione è centrale per la vita dell’uomo ed è chiaro che non può considerarsi esaustiva la risposta che Gesù dà: in fondo tutto il vangelo e la vita di Gesù saranno la risposta a quella domanda e la concretizzazione di quelle parole che Gesù rivolge al dottore della legge. Ci farebbe bene rileggere l’enciclica di Benedetto XVI Deus Caritas est: in essa si affrontano domande che spesso accantoniamo, ma che l’uomo di oggi porta dentro: “è veramente possibile amare Dio pur non vedendolo? E: l'amore si può comandare? Contro il duplice comandamento dell'amore esiste la duplice obiezione, che risuona in queste domande. Nessuno ha mai visto Dio, come potremmo amarlo? E inoltre: l'amore non si può comandare; è in definitiva un sentimento che può esserci o non esserci, ma che non può essere creato dalla volontà”. È vero che nessuno ha mai visto Dio, ma nel suo Figlio non è rimasto inaccessibile, si è fatto visibile. E dopo la sua morte e resurrezione il Signore non è rimasto assente nella sua Chiesa: ci viene incontro attraverso uomini nei quali Egli traspare; attraverso la sua Parola, nei Sacramenti e nell’Eucaristia. Nella liturgia della Chiesa, nella preghiera, nella comunità viva dei credenti, noi sperimentiamo l’amore di Dio, percepiamo la sua presenza. Egli per primo ci ha amati e continua ad amarci per primo; per questo anche noi possiamo rispondere con l'amore. Dio quindi non ci ordina un sentimento che non possiamo suscitare in noi stessi. Egli ci ama, ci fa vedere e sperimentare il suo amore e, da questo «prima» di Dio, può come risposta spuntare l’amore anche in noi.
Il comandamento simile. Forse è sempre stato così, ma anche noi ci rendiamo conto che non basta pronunciare la parola “amore” per sistemare le questioni che riguardano la relazione con Dio e il prossimo. In nome dell’amore sono state e vengono commesse le più grandi atrocità e, al di là delle questioni di attualità, anche nella nostra vita personale ci domandiamo cosa significhi realmente amare. Il termine «amore» è oggi diventato una delle parole più usate ed anche abusate. Ma la risposta di Gesù si comprende che è davvero totalizzante: “con tutto il tuo cuore, con tutta la tua mente, con tutta la tua forza”. Come a dire che non c’è una parte della nostra vita che non porti in sé la chiamata a donarsi. È tutto l’uomo che ha scritto dentro questa necessità, e nello stesso tempo è tutto l’uomo che fa esperienza di un bene a cui aspira e nelle stesso tempo una incapacità a raggiungerlo: “in me c'è il desiderio del bene, ma non la capacità di attuarlo... Infatti nel mio intimo acconsento alla legge di Dio, ma nelle mie membra vedo un'altra legge, che combatte contro la legge della mia ragione e mi rende schiavo della legge del peccato, che è nelle mie membra”. Il dialogo tra il dottore della legge e Gesù si chiude abbastanza rapidamente, ma a noi che ascoltiamo sorge sulle labbra una invocazione simile a quella di Paolo: “Me infelice! Chi mi libererà?”

Don Andrea Campisi

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