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Il racconto della Passione attraverso le opere artistiche del Collegio Alberoni

Guido Reni San Pietro che piange

Domenica 2 aprile, in occasione della domenica delle Palme, la Galleria Alberoni propone anche quest’anno una visita guidata speciale intitolata “Il Racconto della Passione. I capolavori artistici del Collegio Alberoni narrano la Passione di Cristo”.
Il percorso guidato, che avrà inizio alle ore 16 dalla Galleria Alberoni (ingresso ridotto €. 6,00), si presenta come un vero e proprio viaggio attraverso i più straordinari capolavori dipinti e scolpiti, appartenenti alle collezioni artistiche alberoniane, che narrano la Passione di Cristo: dall’orto degli ulivi, alle scene sulla via della Croce, dalle Crocifissioni ai Compianti e alle Deposizioni in un itinerario che avrà come apice estetico ed artistico la presentazione e la visione di uno dei capolavori assoluti dell’arte occidentale quale è l’Ecce Homo di Antonello da Messina, presentato nella penombra della sala dedicata nella quale un versetto della Sacra Scrittura risplende a orientare l’incontro tra il visitatore e il capolavoro. “Popolo mio che male ti ho fatto?”. È questo l’esergo che accompagna l’incontro con la straordinaria tavola di Antonello.
I più straordinari capolavori alberoniani che narrano la Passione di Cristo sono esposti nell’Appartamento del Cardinale.
In esso si potranno vedere il San Pietro di Guido Reni le cui lacrime amare per il tradimento dialogano con quelle luminose del Cristo di Antonello; nella sale dell’Appartamento troviamo inoltre la tavola di grande formato con Cristo che cade sotto la Croce, interessante dipinto, derivato da un prototipo di Luis de Morales (1509 - 1586) e il Compianto su Cristo morto attribuito a Zenone Veronese (1484-1552/1554), pittore veneto che, formatosi in ambiente veronese, allargò il proprio sguardo in direzione della Mantova dominata da Costa e dal giovane Correggio da un lato e della Venezia di Giorgione e Palma il Vecchio dall’altro. In dialogo con esso, è esposta la tela monocroma di grande suggestione con la Deposizione di Cristo nel sepolcro, derivata da una nota acquaforte di Parmigianino.
Le sale dell’Appartamento espongono inoltre il Cristo deposto compianto dalla Beata Vergine, dalla Maddalena e da San Giovanni Evangelista, olio su rame di un Anonimo Artista della fine del secolo XVII, replica del compianto di Anton Van Dyck di Anversa.
Anche lo straordinario Vaso di fiori entro una nicchia di Jan Provost (1462-1529), probabilmente la prima natura morta della storia della pittura occidentale, allude alla Passione di Cristo nell’intenso rosso del garofano, al contempo simbolo dell’amore e del sacrificio. La visita guidata mostrerà attraverso i capolavori presentati, alcuni dei quali non abitualmente compresi negli itinerari ordinari, la sensibilità estetica e religiosa occidentale dal XV al XXI secolo, svelando al contempo una processione di significative opere della collezione alberoniana.

Il Racconto della Passione nella raccolta della Galleria Alberoni
Presso la Galleria Alberoni sarà visibile la suggestiva tela di Luis De Morales (1509-1586) con L’abbraccio della Madre al Figlio morto, raffigurazione di grande tensione, nella quale la Madonna contempla il Cristo morto, in un gioco di colori quaresimali, con il solo rosso dell’abito di Maria ad accendere cromaticamente la scena, il tutto in un drammatico nero cupo di sfondo e nell’assoluta assenza di ambientazione.

Sempre in Galleria saranno protagonisti gli splendidi e preziosi crocifissi in legno, bronzo e avorio che compongono la sezione alberoniana di sculture, legate soprattutto alle intime pratiche devozionali del cardinale.
Tra tutte si distingue il Crocifisso in avorio montato su un elaborato piedistallo in legno di pero foderato d’ebano, arricchito da figure e rilievi in bronzo dorato (ai lati due figurette a tutto tondo della Vergine e di San Giovanni, al centro della nicchia un bassorilievo con Gesù deposto e sullo zoccolo sottostante Cristo flagellato al centro con ai lati due coppie di angeli con gli strumenti della Passione).
Opera di uno Scultore francese della metà del XVII secolo l’oggetto, alto circa due metri, apparteneva al cardinale già nel 1735 ed era esposto nel palazzo romano.
Assai prezioso e di straordinaria qualità è un altro Crocifisso in avorio: scolpito in un solo pezzo, con un modellato raffinato in ogni parte, nell’intenso patetismo del volto e nel quasi estatico abbandono alla sofferenza, trae ispirazione dai grandi modelli pittorici di Rubens e Van Dick ed è stato opportunamente avvicinato al nome di François Duquesnoy (1597-1643), grande interprete della poetica classicista nella scultura romana del primo Seicento.
Alla tradizione dei grandi bronzisti fiorentini della fine del Cinquecento, allievi e seguaci di Giambologna, va riportato il Crocifisso in bronzo dorato: la qualità della modellazione è assai alta ed essi richiamano in particolare i modelli in grandezza naturale approntati da Pietro Tacca (1577-1640) per il Duomo di Prato e la chiesa di San Vigilio a Siena.
Capolavoro del tardo Rinascimento italiano è un Crocifisso in legno di bosso senza croce, ma con Gesù completamente nudo il volto girato verso l’alto. Questo pezzo, di grandissima qualità, fu donato da Don Giacomo Veneziani.

La Passione di Cristo nella Chiesa di San Lazzaro
Presso la Chiesa di San Lazzaro il percorso permetterà di scoprire la grande tela con il Cristo crocifisso e i Santi Domenico, Agostino e Francesco, opera di Camillo Procaccini (circa 1551-1629) con Gesù presentato secondo l’iconografia del Christus triumphans; si tratta di una grande pala che spicca al di sopra dell’altare in stucco di una Cappella laterale.

La Passione di Cristo tra le architetture del Collegio Alberoni
L’itinerario permetterà inoltre di vedere importanti dipinti abitualmente non ricompresi nell’itinerario di visita o non esposti.
Tra le maestose architetture del Collegio sarà visibile un grande dipinto copia da Guido Reni raffigurante il Cristo crocifisso: lo sguardo volto al cielo e in prospettiva uno scorcio luminoso di Gerusalemme in un cielo ottenebrato da scure nuvole.
Nella Cappella comune del Collegio si trova invece un grande Crocifisso in legno scolpito dipinto donato al Collegio dal cardinale Samorè e opera di un ignoto scultore dell’inizio del secolo XVII. Modellato con grande sensibilità e nel gusto romano dell’epoca, il Cristo presenta un delicato perizoma quasi nell’atto di cadere.
Tra le opere non esposte sarà per questa occasione visibile il Cristo percosso e coronato di spine, tavola dipinta a olio da Fabio Ronzelli (notizie 1621-1630). Nella pregevole composizione Gesù è in carcere con le mani legate che tengono una pianta palustre quale finto scettro assegnatogli da uno sgherro, mentre altri due lo coronano di spine e lo percuotono. Il Sommo sacerdote, pensoso, spicca in controluce sullo sfondo, accompagnato da altri dignitari e soldati.

La Passione di Cristo nell’arte contemporanea
Il percorso guidato approderà al racconto della Passione nella sensibilità e nei linguaggi del Novecento con l’esposizione della delicata tela di Giuseppe Ghittoni (1855–1928), raffigurante Cristo nell’orto degli ulivi
In questa suggestiva tela monocroma nella quale l’artista privilegia, dell’episodio evangelico, non tanto il momento della preghiera quanto quello dell’abbandono, Gesù è raffigurato prostrato sopra un masso illuminato dalla luce di una luna che resta fuori campo.
Del piacentino Paolo Perotti (1928-2018) saranno infine visibili due sculture: Il Crocifisso ligneo e la Crocifissione in terracotta, stabilmente esposte presso il Collegio Alberoni grazie a un accordo con la famiglia dell’artista.
Fanno parte della collezione alberoniana alcune opere di artisti piacentini contemporanei come l’Ecce Homo di Franco Corradini, il Crocifisso di Guido Maggi e la Crocifissione di Paolo Capitelli.

Nella foto: Guido Reni (1575-1642),San Pietro che piange, olio su tela.

Pubblicato il 28 marzo 2023

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  • Un libro per capire le differenze tra cristianesimo e islam e costruire il dialogo

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    “La grande sfida che deve affrontare il cristianesimo oggi è di coniugare la più leale e condivisa partecipazione al dialogo interreligioso con una fede indiscussa sul significato salvifico universale di Gesù Cristo”. Con questa citazione del cardinale Raniero Cantalamessa si potrebbe cercare di riassumere il senso e lo scopo del libro “Verità e dialogo: contributo per un discernimento cristiano sul fenomeno dell’Islam”, scritto dal prof. Roberto Caprini e presentato di recente al Seminario vescovile di via Scalabrini a Piacenza grazie alle associazioni Confederex (Confederazione italiana ex alunni di scuole cattoliche) e Gebetsliga (Unione di preghiera per il beato Carlo d’Asburgo).

    Conoscere l’altro

    L’autore, introdotto dal prof. Maurizio Dossena, ha raccontato come questa ricerca sia nata da un interesse personale che l’ha portato a leggere il Corano per capire meglio la spiritualità e la religione islamica, sia da un punto di vista storico sia contenutistico. La conoscenza dell’altro - sintetizziamo il suo pensiero - è un fattore fondamentale per poter dialogare, e per conoscere il mondo islamico risulta di straordinaria importanza la conoscenza del Corano, che non è solo il testo sacro di riferimento per i musulmani ma è la base, il pilastro portante del modus operandi e vivendi dei fedeli islamici, un insieme di versi da recitare a memoria (Corano dall’arabo Quran significa proprio “la recitazione”) senza l’interpretazione o la mediazione di un sacerdote. Nel libro sono spiegati numerosi passi del Corano che mettono in luce le grandi differenze tra l’islam e la religione cristiana, ma non è questo il motivo per cui far cessare il dialogo, che secondo Roberto Caprini “parte proprio dal riconoscere la Verità che è Cristo. Questo punto fermo rende possibile un dialogo solo sul piano umano che ovviamente è estremamente utile per una convivenza civile, ma tenendo sempre che è nella Chiesa e in Cristo che risiede la Verità”.

    Le differenze tra le due religioni

    Anche il cardinal Giacomo Biffi, in un’intervista nel 2004, spiegò come il dovere della carità e del dialogo si attui proprio nel non nascondere la verità, anche quando questo può creare incomprensioni. Partendo da questo il prof. Caprini ha messo in luce la presenza di Cristo e dei cristiani nel Corano, in cui sono accusati di aver creato un culto politeista (la Santissima Trinità), nonché la negazione della divinità di Gesù, descritto sempre e solo come “figlio di Maria”. Queste divergenze teologiche per Caprini non sono le uniche differenze che allontanano il mondo giudaico-cristiano da quello islamico: il concetto di sharia, il ruolo della donna e la guerra di religione sono aspetti inconciliabili con le democrazie occidentali, ma che non precludono la possibilità di vivere in pace e in armonia con persone di fede islamica. Sono chiare ed ampie le differenze religiose ma è altrettanto chiara la necessità di dover convivere con persone islamiche e proprio su questo punto Caprini ricorda un tassello fondamentale: siamo tutti uomini, tutti figli di Dio. E su questo, sull’umanità, possiamo fondare il rispetto reciproco e possiamo costruire un mondo dove, nonostante le divergenze, si può convivere guardando, però, sempre con certezza e sicurezza alla luce che proviene dalla Verità che è Gesù Cristo.

                                                                                                   Francesco Archilli

     
    Nella foto, l’autore del libro, prof. Roberto Caprini, accanto al prof. Maurizio Dossena.

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