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Su Rai 3 l’Orchestra CinqueQuarti di Piacenza, ospite di GEO

orchestra

L’Orchestra CinqueQuarti di Piacenza protagonista della puntata odierna di GEO, lo storico programma di Rai 3 condotto da Sveva Sagramola e dal biologo e fotografo Emanuele Biggi che, oltre ad affrontare i grandi temi legati alla natura e all’ambiente, spazia dalla cultura alle nuove tecnologie, dall'attualità all’educazione. Come nel caso della puntata andata in onda nei giorni scorsi  che ha dedicato un ampio spazio all’orchestra dei bambini di Piacenza che, con i suoi oltre 300 elementi suddivisi in tre ensemble musicali, è l’esito più visibile e sorprendente dell’articolato progetto Dalla Classe all’Orchestra, avviato alcuni anni fa a Piacenza su impulso del Quarto Circolo Didattico e sostenuto dalla Fondazione di Piacenza e Vigevano attraverso un omonimo bando pluriennale. Un’esperienza che continua a crescere - a breve l’avvio di due nuove compagini musicali in provincia - e che fin dalle origini ha l’obiettivo di promuovere il talento musicale in ottica di inclusione sociale e prevenzione del disagio e della dispersione scolastica.
Ospite in studio della puntata già da ora disponibile on-demand su RaiPlay, era la dirigente didattica del Quarto Circolo Simona Favari che, intervistata dalla conduttrice Sveva Sagramola, ha raccontato gli effetti positivi che l’educazione musicale produce negli alunni che stanno seguendo questo particolare percorso di didattica innovativa, e sui quali è in corso uno studio di valutazione d’impatto a cura dello spin-off dell’Università di Padova Mind4Children presieduto da Daniela Lucangeli. Un racconto supportato anche da un bel servizio realizzato dalla troupe di Rai 3, approdata a Piacenza nelle scorse settimane per documentare le prove d’orchestra che si svolgono ogni sabato mattina presso le sedi delle scuole Caduti sul Lavoro e Vittorino da Feltre, intervistando gli insegnanti e i bambini protagonisti.

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Sopra, Sveva Sagramola e la dirigente scolastica Simona Favari.  


Fra le testimonianze più emozionanti, quella della tutor Giulia, che fu alunna di una delle tre classi che nel 2014 presero parte alla primissima sperimentazione del progetto e che oggi, ormai al termine del suo percorso di studi al Conservatorio Nicolini, si dedica ai più piccoli per supportare il progetto.
“Dalla Classe all’Orchestra”, lo ricordiamo, è una rete che si compone attualmente di cinque circoli didattici e una scuola secondaria di I grado per quanto riguarda la  città e di cinque istituti comprensivi della provincia. Capofila della rete è il Quarto Circolo Didattico di Piacenza che porta avanti il progetto grazie al sostegno della Fondazione di Piacenza e Vigevano e ora anche della Fondazione Ronconi-Prati. Il metodo didattico del progetto affonda le proprie radici ne “El Sistema” di José Antonio Abreu, il Sistema nazionale delle Orchestre giovanili e infantili del Venezuela. Un modello che mette al centro la musica, intesa come strumento funzionale all’apprendimento e al benessere dello studente, per dar vita a un sistema di educazione musicale pubblica, diffusa e capillare, con accesso gratuito e libero per studenti di tutti i ceti sociali.
La rete “Dalla Classe all’Orchestra” ha tradotto nel contesto scolastico italiano i principi del “Sistema” venezuelano, con il determinante contributo del maestro Jhonny Gomez, proveniente da quella esperienza, fondatore del Coro Manos Blancas e oggi direttore artistico del progetto piacentino. Grazie al progetto, gli studenti di scuola primaria e secondaria di I grado hanno accesso gratuito alle attività musicali, orchestrali e corali, realizzate sempre in contesti collettivi e inserite in modo significativo nel piano formativo e didattico della scuola.
È da questo percorso che nasce una visione educativa chiara: fare della musica un diritto, accessibile e condiviso, capace di dare voce a ogni bambino e ragazzo, di valorizzarne le differenze, di costruire relazioni, appartenenza e benessere, e di generare nel tempo una comunità educativa viva e partecipata.

Pubblicato il 28 dicembre 2025

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  • Un libro per capire le differenze tra cristianesimo e islam e costruire il dialogo

    uslam


    “La grande sfida che deve affrontare il cristianesimo oggi è di coniugare la più leale e condivisa partecipazione al dialogo interreligioso con una fede indiscussa sul significato salvifico universale di Gesù Cristo”. Con questa citazione del cardinale Raniero Cantalamessa si potrebbe cercare di riassumere il senso e lo scopo del libro “Verità e dialogo: contributo per un discernimento cristiano sul fenomeno dell’Islam”, scritto dal prof. Roberto Caprini e presentato di recente al Seminario vescovile di via Scalabrini a Piacenza grazie alle associazioni Confederex (Confederazione italiana ex alunni di scuole cattoliche) e Gebetsliga (Unione di preghiera per il beato Carlo d’Asburgo).

    Conoscere l’altro

    L’autore, introdotto dal prof. Maurizio Dossena, ha raccontato come questa ricerca sia nata da un interesse personale che l’ha portato a leggere il Corano per capire meglio la spiritualità e la religione islamica, sia da un punto di vista storico sia contenutistico. La conoscenza dell’altro - sintetizziamo il suo pensiero - è un fattore fondamentale per poter dialogare, e per conoscere il mondo islamico risulta di straordinaria importanza la conoscenza del Corano, che non è solo il testo sacro di riferimento per i musulmani ma è la base, il pilastro portante del modus operandi e vivendi dei fedeli islamici, un insieme di versi da recitare a memoria (Corano dall’arabo Quran significa proprio “la recitazione”) senza l’interpretazione o la mediazione di un sacerdote. Nel libro sono spiegati numerosi passi del Corano che mettono in luce le grandi differenze tra l’islam e la religione cristiana, ma non è questo il motivo per cui far cessare il dialogo, che secondo Roberto Caprini “parte proprio dal riconoscere la Verità che è Cristo. Questo punto fermo rende possibile un dialogo solo sul piano umano che ovviamente è estremamente utile per una convivenza civile, ma tenendo sempre che è nella Chiesa e in Cristo che risiede la Verità”.

    Le differenze tra le due religioni

    Anche il cardinal Giacomo Biffi, in un’intervista nel 2004, spiegò come il dovere della carità e del dialogo si attui proprio nel non nascondere la verità, anche quando questo può creare incomprensioni. Partendo da questo il prof. Caprini ha messo in luce la presenza di Cristo e dei cristiani nel Corano, in cui sono accusati di aver creato un culto politeista (la Santissima Trinità), nonché la negazione della divinità di Gesù, descritto sempre e solo come “figlio di Maria”. Queste divergenze teologiche per Caprini non sono le uniche differenze che allontanano il mondo giudaico-cristiano da quello islamico: il concetto di sharia, il ruolo della donna e la guerra di religione sono aspetti inconciliabili con le democrazie occidentali, ma che non precludono la possibilità di vivere in pace e in armonia con persone di fede islamica. Sono chiare ed ampie le differenze religiose ma è altrettanto chiara la necessità di dover convivere con persone islamiche e proprio su questo punto Caprini ricorda un tassello fondamentale: siamo tutti uomini, tutti figli di Dio. E su questo, sull’umanità, possiamo fondare il rispetto reciproco e possiamo costruire un mondo dove, nonostante le divergenze, si può convivere guardando, però, sempre con certezza e sicurezza alla luce che proviene dalla Verità che è Gesù Cristo.

                                                                                                   Francesco Archilli

     
    Nella foto, l’autore del libro, prof. Roberto Caprini, accanto al prof. Maurizio Dossena.

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