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C’è un progetto per la rinascita dell’albergo San Marco: 22 stanze, museo verdiano e sala musica

da destra Fantini Fiazza Tarasconi Reggi Milani 

Uno studio di fattibilità per dare nuova vita all’ex albergo San Marco è stato redatto dallo studio tecnico dell’ingegnere Paolo Milani. Lo ha finanziato la Fondazione di Piacenza e Vigevano, che nella mattinata di mercoledì 10 dicembre ha ospitato la conferenza stampa di presentazione degli esiti del progetto finalizzato a restaurare, riqualificare e valorizzare un edificio di pregio storico-culturale, legato alla figura di Giuseppe Verdi, che negli anni da consigliere provinciale era solito soggiornare in una stanza dell’hotel. Hanno partecipato alla conferenza stampa la sindaca di Piacenza Katia Tarasconi con gli assessori Adriana Fantini (urbanistica) e Christian Fiazza (cultura), il presidente della Fondazione di Piacenza e Vigevano Roberto Reggi e l’autore del progetto Paolo Milani.

Si cercano finanziatori

Il progetto ha valutato la fattibilità architettonica, strutturale e impiantistica delle ipotesi di rifunzionalizzazione dell’immobile (che per circa due terzi è di proprietà dell’Azienda sanitaria e per un terzo del Comune di Piacenza). L’edificio potrebbe tornare a ospitare un albergo con 22-23 stanze grandi, in grado di contenere circa cento turisti. E poi un museo dedicato a Verdi e una sala polifunzionale per incontri o concerti. I lavori necessari costerebbero oltre 7 milioni e 300mila euro, compresi tutti gli oneri. Una cifra che da solo il Comune non può sostenere, e a cui la Fondazione non può contribuire perché lo statuto le vieta di partecipare al restauro di immobili non di sua proprietà. Si cerca quindi un finanziamento statale (lo scorso luglio il ministro della cultura Giuli ha visitato l’ex hotel) o, se non fosse possibile, un investitore privato. La Soprintendenza archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Parma e Piacenza avrebbe dato un primo ok informale al progetto di fattibilità.

Stanze, museo e sala per congressi e concerti

Si tratta di un edificio da 3mila metri quadrati distribuiti su tre piani dal lato di via Cittadella e su quattro dal lato di via San Marco, con ambienti di grandi dimensioni. L’idea, ha spiegato l’ingegnere Paolo Milani, è di “destinare una porzione alla funzione ricettivo-alberghiera: le stanze grandi potranno ospitare anche interi nuclei familiari che si recheranno in visita alla città”. L’assetto originale della planimetria sarà conservato, evitando “interventi edilizi che snaturerebbero il complesso architettonico, e che in ogni caso non sarebbero ammessi dalla Soprintendenza”. La capienza del “nuovo” hotel sarà di “22 o 23 stanze di dimensioni anche molto ampie, capaci di ricevere circa cento persone”. Alla funzione ricettiva si affiancherebbe quella culturale. “Si potrà creare una sala conferenze o della musica”, ha spiegato Milani, “che potrà ospitare convention e concerti da organizzare insieme al Conservatorio Nicolini”, ha ipotizzato la sindaca Tarasconi. Non potrà mancare un “museo verdiano”, con l’idea di recuperare anche la porzione che prima era destinata a cortile. Ci sono i “numeri” per pensare anche ulteriori destinazioni di carattere culturale e didattico.

ex Albergo San Marco

Gli interventi necessari

L’edificio necessiterà poi di un adeguamento alle norme antincendio. “Per recarsi ai piani superiori c’è già un ascensore – ha spiegato Milani – che potrà essere recuperato, due vani scala che consentiranno, protetti da porte tagliafuoco, un utilizzo nel rispetto delle norme”. Gran parte dei costi, come è stato mostrato, serviranno “per interventi edili e opere strutturali, per realizzare gli impianti elettrici, sostituire i serramenti laddove necessario e restaurare quelli a pian terreno”. Il quadro economico preliminare dell’intervento ammonta a 5 milioni 658mila 100 euro, a cui vanno aggiunte le spese per allacciamenti a pubblici servizi, oneri fiscali e previdenziali, per arrivare a un totale di 7 milioni 355mila 662 euro.

Restituire a Piacenza “l’identità verdiana”

“Per ristrutturare quest’edificio i fondi necessari sarebbero ingenti – ha detto la sindaca Tarasconi – ma questo progetto rappresenta un passo significativo che può darci la possibilità, in futuro, di partecipare a bandi o finanziamenti ministeriali, come sta accadendo a Villa Verdi”. L’assessora all’urbanistica Fantini ha ricordato che nel 2022 il Comune ha eliminato l’edificio dal Piano delle alienazioni. “Fin da subito – ha spiegato – l’amministrazione ha ritenuto che questo bene strategico dovesse rimanere pubblico, nelle idee di sviluppo culturale della città. Questo progetto fornisce una base aggiornata per aprire un dibattito e immaginare una nuova vita per uno spazio di massima eleganza con una storia importante per la città”. L’assessore alla cultura Fiazza ha detto che la riqualificazione dell’ex albergo San Marco è un passo per proseguire il percorso di “restituzione dell'identità verdiana” alla città di Piacenza, sottolineando il lavoro di squadra che si sta portando avanti. “La visita a Piacenza del ministro Giuli ci ha dato un ulteriore sprone per andare avanti. Per noi è un onore mettere un tassello importante nella riqualificazione di questo bene importante per la città”. Il presidente della Fondazione Reggi ha affermato che la rinascita dell’albergo San Marco “potrebbe avere un valore culturale e sociale molto significativo”.

Francesco Petronzio

Nelle foto: dall'alto, da destra Adriana Fantini, Christian Fiazza, Katia Tarasconi, Roberto Reggi, Paolo Milani e Arianna Aimi; l'ex albergo San Marco.

Pubblicato l'11 dicembre 2025

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  • Un libro per capire le differenze tra cristianesimo e islam e costruire il dialogo

    uslam


    “La grande sfida che deve affrontare il cristianesimo oggi è di coniugare la più leale e condivisa partecipazione al dialogo interreligioso con una fede indiscussa sul significato salvifico universale di Gesù Cristo”. Con questa citazione del cardinale Raniero Cantalamessa si potrebbe cercare di riassumere il senso e lo scopo del libro “Verità e dialogo: contributo per un discernimento cristiano sul fenomeno dell’Islam”, scritto dal prof. Roberto Caprini e presentato di recente al Seminario vescovile di via Scalabrini a Piacenza grazie alle associazioni Confederex (Confederazione italiana ex alunni di scuole cattoliche) e Gebetsliga (Unione di preghiera per il beato Carlo d’Asburgo).

    Conoscere l’altro

    L’autore, introdotto dal prof. Maurizio Dossena, ha raccontato come questa ricerca sia nata da un interesse personale che l’ha portato a leggere il Corano per capire meglio la spiritualità e la religione islamica, sia da un punto di vista storico sia contenutistico. La conoscenza dell’altro - sintetizziamo il suo pensiero - è un fattore fondamentale per poter dialogare, e per conoscere il mondo islamico risulta di straordinaria importanza la conoscenza del Corano, che non è solo il testo sacro di riferimento per i musulmani ma è la base, il pilastro portante del modus operandi e vivendi dei fedeli islamici, un insieme di versi da recitare a memoria (Corano dall’arabo Quran significa proprio “la recitazione”) senza l’interpretazione o la mediazione di un sacerdote. Nel libro sono spiegati numerosi passi del Corano che mettono in luce le grandi differenze tra l’islam e la religione cristiana, ma non è questo il motivo per cui far cessare il dialogo, che secondo Roberto Caprini “parte proprio dal riconoscere la Verità che è Cristo. Questo punto fermo rende possibile un dialogo solo sul piano umano che ovviamente è estremamente utile per una convivenza civile, ma tenendo sempre che è nella Chiesa e in Cristo che risiede la Verità”.

    Le differenze tra le due religioni

    Anche il cardinal Giacomo Biffi, in un’intervista nel 2004, spiegò come il dovere della carità e del dialogo si attui proprio nel non nascondere la verità, anche quando questo può creare incomprensioni. Partendo da questo il prof. Caprini ha messo in luce la presenza di Cristo e dei cristiani nel Corano, in cui sono accusati di aver creato un culto politeista (la Santissima Trinità), nonché la negazione della divinità di Gesù, descritto sempre e solo come “figlio di Maria”. Queste divergenze teologiche per Caprini non sono le uniche differenze che allontanano il mondo giudaico-cristiano da quello islamico: il concetto di sharia, il ruolo della donna e la guerra di religione sono aspetti inconciliabili con le democrazie occidentali, ma che non precludono la possibilità di vivere in pace e in armonia con persone di fede islamica. Sono chiare ed ampie le differenze religiose ma è altrettanto chiara la necessità di dover convivere con persone islamiche e proprio su questo punto Caprini ricorda un tassello fondamentale: siamo tutti uomini, tutti figli di Dio. E su questo, sull’umanità, possiamo fondare il rispetto reciproco e possiamo costruire un mondo dove, nonostante le divergenze, si può convivere guardando, però, sempre con certezza e sicurezza alla luce che proviene dalla Verità che è Gesù Cristo.

                                                                                                   Francesco Archilli

     
    Nella foto, l’autore del libro, prof. Roberto Caprini, accanto al prof. Maurizio Dossena.

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