Anna Bonetti: perché credo nella vita
“Non esiste vita indegna di essere vissuta ma una debolezza umana incapace di accoglierla”: questa frase Anna Bonetti l’ha scritta e riscritta a mano, con pazienza, sui tanti libri che i partecipanti alla presentazione hanno voluto comprare alla fine dell’incontro.
In cento all’incontro a Borgotrebbia
Nel salone della parrocchia cittadina dei Santi Angeli Custodi a Borgotrebbia il 16 marzo c’erano più di cento partecipanti, nella stragrande maggioranza donne e un nutrito numero di persone della comunità sorda piacentina. Vicino all’autrice del libro Anna Bonetti e al moderatore Andrea Fenucci, c’era Cinzia Barbieri, la traduttrice LIS che ha riportato la presentazione nella Lingua dei Segni. Anna utilizza un impianto cocleare ma conosce la Lingua dei Segni con la quale ha risposto alle domande finali. Insieme agli applausi espressi col battito delle mani c’era anche il “rumore visivo” dell’applauso della LIS: tante mani che si alzavano all’altezza delle spalle facendo ruotare i polsi e muovendo le mani in modo oscillatorio.
La storia di Anna
Anna ha raccontato la sua storia: le difficoltà incontrate nell’adolescenza, la scelta della madre di rinunciare al fratello, mai nato perché con la diagnosi prenatale aveva scoperto che era sordo, l’impatto che quella scelta ha avuto sulla sua vita. Anna si è sentita un errore, ha dato un nome, Leonardo, al fratello che non ha avuto, sacrificato in nome dell’eugenetica del nostro tempo. Poi l’incontro con Roberto Wirth, sordo, proprietario e direttore generale dell’Hotel Hassler a Roma, fondatore del Centro assistenza per bambini sordi. L’incontro con gli attivisti Pro Life e il Movimento per la Vita. Il volontariato al Centro di aiuto alla vita di Genova. Perdona la madre. Pian piano Anna trasforma la sua esperienza di sordità in una fonte di resilienza traendo dalla sordità la forza di essere la persona che è oggi. Porta in giro per l’Italia la sua testimonianza, vuole promuovere un messaggio di inclusione e di valorizzazione della diversità, sfidare gli stereotipi e i pregiudizi legati alla sordità.
Un lavoro quotidiano per la vita
Dopo un primo momento social l’attività di Anna diventa incentrata sulla relazione. Più che le azioni dimostrative e i proclami, preferisce la testimonianza personale e il lavoro quotidiano di supporto alle mamme e alle persone in difficoltà.
Racconta di quella donna immigrata dall’Africa, incinta, senza lavoro e sola che era spaventata della gravidanza. Insieme alle altre volontarie del Centro di aiuto alla vita hanno camminato insieme a lei durante la gestazione aiutandola materialmente e permettendole di studiare infermieristica. È nato un bel bimbo e la mamma ha potuto trovare un lavoro.
Il Centro di aiuto alla vita “Chiara Corbella Petrillo” a Piacenza
Alla fine della presentazione sono state tante le domande e le testimonianze di vita vissuta. In particolare, la sintonia espressa dalla Presidente del Centro di aiuto alla vita di Piacenza “Chiara Corbella Petrillo”, Laura Barsottelli, che ha confermato l’importanza della prossimità concreta, silenziosa e quotidiana alle mamme in difficoltà e la gioia che si prova quando nasce il bambino.
I partecipanti hanno testimoniato che l’apertura alla vita spesso spaventa, soprattutto quando sembra che le condizioni non siano opportune, quando c’è la malattia o la difficoltà economica e sociale. Però, superato il turbamento iniziale, magari con l’aiuto di persone che si pongono accanto con amore, si ha sempre la sensazione di aver fatto la cosa giusta e questo dà il coraggio e la forza per andare avanti.
Nelle foto: in alto, Anna Bonetti con il moderatore dell’incontro, Andrea Fenucci; Anna Bonetti (seconda da destra) con le volontarie del Centro di aiuto alla vita “Chiara Corbella Petrillo” di Piacenza (la prima a destra è la presidente Laura Barsottelli).
Pubblicato il 23 marzo 2025