A.C. mons. Busani: «La pace passa per la via della giustizia»

“Giustizia e pace si baceranno. Per non rinunciare al desiderio e al sogno della pace”. Questo il titolo dell’incontro organizzato dall’équipe “terza età” dell’Azione Cattolica della diocesi di Piacenza-Bobbio, che si è tenuto nel pomeriggio di venerdì 5 dicembre nei locali della parrocchia di Santa Franca a Piacenza. L’incontro, moderato da Dario Sdraiati (Ac), ha visto gli interventi di mons. Giuseppe Busani, parroco di Rivalta, docente di liturgia al Collegio Alberoni e consultore dell’Ufficio liturgico della Cei, e di Riccardo Biella, referente di Punto incontro don Eliseo Segalini ed ex presidente dell’Azione Cattolica diocesana. In apertura, i saluti dell’attuale presidente dell’Ac di Piacenza-Bobbio, Marco Vino.
L’idea di “pace” nell’Antico e nel Nuovo Testamento
Non sempre le Scritture hanno parlato di pace, ha spiegato mons. Busani, citando alcuni passi dell’Antico Testamento. Ma già dopo la “svolta neotestamentaria” il linguaggio è cambiato. E oggi, ha ricordato, il papa ribadisce che la Chiesa rifiuta qualsiasi uso della religione e della Parola di Dio per giustificare la violenza. “Pace non è solo assenza di guerra – ha detto mons. Busani – ma integrità di vita e benessere. C’è una ricerca di giustizia, di un’idea di kosmos, di armonia, di bellezza. E la pace passa per la via della giustizia”. Il problema, ha evidenziato il docente, è che “in diversi passi dell’Antico Testamento per arrivare alla giustizia si passa per la violenza, si parla della necessità di eliminare l’empio”. Tuttavia, chiarisce, “sono più espressioni che realizzazioni: la conquista di Gerico, ad esempio, è come una processione liturgica, non c’è battaglia”.
Giustizia e giustificazione
Il contrasto presente nelle Scritture, ha proseguito, rimane “finché la giustizia non viene trasformata in giustificazione, con la consapevolezza di un Dio che rende giusti, senza distruggere”. La Chiesa “ha fatto una rilettura di questi testi: nel capitolo 15 dell’Esodo viene gettata nel mare la prepotenza del faraone quando arriva Dio che butta via le armi, mentre la versione precedente diceva che il Signore “ha gettato in mare cavallo e cavaliere”. “I profeti – ha spiegato – consideravano la pace come un dono messianico, la promessa di una persona che arriverà e porterà la pace”. Mons. Busani ha citato poi il passo biblico che narra di Giona mandato da Dio a Ninive, “la città più violenta dell’Israele di allora”. “Giona provò grande dispiacere e fu addirittura sdegnato dal gesto del Signore di perdonare la città: il Signore gli fa capire che la via della pace è quella della misericordia, che rende giusto l’ingiusto”. Il passo esplicativo della svolta neotestamentaria, ha concluso Busani, è quello di Efesini 2,14. “La pace è un dono, è opera di Dio, che ha abbattuto il muro dell’inimicizia per mezzo della sua carne e della croce, abolendo la legge che stabilisce la logica della retribuzione, cioè che il cattivo merita il castigo. Dio invece giustifica”.
Oxfam: il 44% del mondo vive con meno di 6,85 dollari al giorno
Più antropologico l’intervento di Riccardo Biella, che ha elencato una serie di numeri allarmanti diffusi da Oxfam, confederazione internazionale di organizzazioni non profit che si dedicano alla riduzione della povertà globale, attraverso aiuti umanitari e progetti di sviluppo. “Oxfam ha definito il nostro tempo «l’ora più buia per l’uguaglianza» – ha ricordato Biella – fatta di povertà ingiusta e ricchezza immeritata: l’1% della popolazione mondiale detiene il 45% della ricchezza, il 5% delle famiglie italiane ha il 47% della ricchezza nazionale, il 44% del mondo vive con meno di 6,85 dollari al giorno. In Italia, 4 milioni e mezzo di persone rinunciano a curarsi, la maggior parte per motivi economici. E poi ci sono 62 guerre sparse per il mondo, che generano un commercio di armi vergognoso: l’Italia è tra i maggiori produttori. È un meccanismo che genera guerre, favorisce migrazioni e alimenta ingiustizie”.
“Non c’è pace senza giustizia”
“Gesù ci dice di cercare prima di tutto il Regno di Dio, il resto ci sarà dato in sovrappiù. Il primo luogo dove cercarlo e annunciarlo è la nostra coscienza, personale e di comunità – ha affermato Biella – promuovendo dentro di noi un cammino di conversione: solo attraverso l’interiorità si hanno occhi per vedere, mente per discernere, cuore per pregare e condividere e coraggio per promuovere e partecipare. È tempo di farci una coscienza di giustizia e di pace, di riscoprire nel nostro cuore e praticare virtù sociali e personali che nascono dall’ascolto del Vangelo”. Riccardo Biella ha ripreso un passo dell’omelia di papa Leone XIV in occasione della Giornata mondiale dei poveri, lo scorso 16 novembre, in cui il pontefice spiega che “cercare il Regno Dio implica il desiderio di trasformare la convivenza umana in uno spazio di fraternità e di dignità per tutti, nessuno escluso”. “Non ci potrà essere pace senza giustizia – ha rimarcato Biella – e senza le coordinate di una Chiesa che incarna il Vangelo, cioè annuncio di un messaggio di salvezza, costruzione della pace, promozione della dignità umana, cultura del dialogo e visione antropologica cristiana: questa è la nostra identità di cristiani”.
“Una teologia neutrale non è super partes”
“Possiamo promuovere un umanesimo integrale che aiuta a sostenere percorsi esistenziali, non è tempo di rimanere chiusi nel nostro guscio, bloccati da paura e sfiducia. Le guerre non sono ineluttabili, ma per cancellarle serve qualcuno che abbia coraggio di crederci”. In ultimo, Biella ha citato l’intervento dell’arcivescovo di Napoli, card. Domenico Battaglia, alla Facoltà Teologica dell’Italia meridionale, pochi giorni fa. Il porporato invita a “rifiutare” la neutralità. “Davanti alle guerre, alle migrazioni, alle povertà strutturali, alle disuguaglianze crescenti, alle violenze di genere, alle democrazie svuotate – ha detto il cardinale Battaglia – una teologia neutrale non è super partes: è dalla parte di chi vince sempre. Allora, nel nome del Vangelo che annunciamo, abbiamo il dovere di essere un po’ meno prudenti e un po’ più profetici. Più liberi. Più veri. Più esposti”. “Recuperiamo il valore del dialogo e la predisposizione a riflettere nel profondo”, ha concluso Biella. Nella seconda parte dell’incontro, i partecipanti si sono divisi in gruppi di confronto per condividere pensieri ed emozioni su un problema del nostro tempo che preoccupa ma che si vuole affrontare e vivere con l’aiuto della fede.
Francesco Petronzio
Nella foto, da sinistra, Riccardo Biella, Dario Sdraiati e mons. Giuseppe Busani.
Pubblicato il 6 dicembre 2025



