Nibbiano, inaugurata la scuola dell'infanzia «Madre Canopi»
È arrivato dalla “sua" val Tidone, a cui rimase sempre legatissima nonostante l'abbia lasciata da bambina per seguire il papà emigrato nel Pavese, il primo riconoscimento sul piano civico a madre Anna Maria Canopi: questa mattina il vescovo mons. Adriano Cevolotto ha benedetto la scuola dell'infanzia di Nibbiano che, su impulso dell'Amministrazione comunale di Alta Val Tidone, dall'inizio dell'anno scolastico porta il nome dell'illustre concittadina, l'abbadessa benedettina fondatrice del monastero “Mater Ecclesiae” sul lago d’Orta, morta nel 2019.
Lo svelamento e la benedizione della targa (nelle foto sotto) che da ora associa a Madre Canopi la rinnovata struttura scolastica rivolta ai piccoli - servizio prezioso per le famiglie, ancor più in una zona montana a rischio spopolamento - è avvenuta nel contesto della celebrazione per il patrono del Comune Alta Val Tidone San Colombano, che si celebra nella data in cui nel 929 sarebbe avvenuto il transito delle reliquie in questo territorio. A tratteggiare il profilo di Madre Canopi è stato il sindaco Franco Albertini, affiancato dal vicesindaco Andrea Aradelli e dall'assessore Giovanni Dotti.
Un momento di festa semplice, ma sentito per tutta la comunità, che si è svolto alla presenza delle autorità militari e dei rappresentanti dell'istituto comprensivo di Pianello, di cui la scuola dell'infanzia Madre Canopi fa parte, oltre che di alcuni familiari della monaca (nella foto di gruppo di apertura). In particolare, la nipote Agnese Canopi ha portato i ringraziamenti a nome della famiglia oltre che il saluto di madre Maria Grazia Girolimetto, attuale abbadessa di San Giulio. Insieme alle altre comunità monastiche legate al monastero Mater Ecclesiae - tra cui San Raimondo a Piacenza - Madre Girolimetto a sua volta ha ribadito il "grazie" all'Amministrazione del Comune Alta Val Tidone e rivolto un augurio particolare a chi popolerà quelle aule, bambini, insegnanti, genitori. "Ci auguriamo - sintetizziamo le sue parole - che questa scuola sia sempre un cantiere in cui i più piccoli possano sperimentare la bellezza del vivere insieme e magari possano insegnare ai grandi che ancora è possibile sognare in un mondo in cui regna la pace. Auguriamo a tutti, bambini, maestre e alle loro famiglie, un futuro di speranza”.
Una testimone di speranza per il futuro della montagna e dei suoi ragazzi
Mons. Adriano Cevolotto ha evidenziato la grandezza di Madre Canopi - "una figura straordinaria, che, come succede non di rado per le donne, ha operato nel nascondimento molto più di quel di cui siamo consapevoli” - evidenziando proprio come la formazione ricevuta da giovane, unita alla sua spiritualità e alla sua fede, le abbia consentito di diventare tra gli esperti che si impegnarono alla revisione dei libri liturgici e alla traduzione della prima Bibbia Cei. “È un esempio prezioso per i ragazzi, perché siano consapevoli che la competenza e la professionalità possono portare frutti nel tempo”. Non solo. Il Vescovo ha sottolineato che le radici di Madre Canopi, "origini umili, povere, in territorio di montagna”, vanno di pari passo con la parabola di vita luminosa che l'ha contraddistinta, sgretolando il pregiudizio per cui le aree interne, montane, sono zone depresse, da cui poco ci si può aspettare. Non è così. "Se si offrono condizioni ai ragazzi di crescere, può venir fuori molto anche da qui, si possono raggiungere traguardi importanti e diventare persone significative per molti. C'è in questi territori una ricchezza umana e di risorse che va scoperta, valorizzata, promossa”, ha incoraggiato.
La nipote Agnese Canopi legge il messaggio dell'attuale badessa di San Giulio, madre Girolimetto;
la comunità ha donato una icona realizzata dalle monache.
La maternità spirituale, dentro e fuori il monastero
Che il nome dell’abbadessa sia associato ad una scuola è dunque più che mai appropriato, non solo per lo spessore culturale, spirituale e umano della monaca, ma perché lei stessa, prima di entrare in monastero, si è spesa sul fronte educativo, accanto ai bambini più in difficoltà: dopo la laurea all’Università Cattolica, ha lavorato come assistente sociale di un centro per minori a Pavia. E, anche dopo aver preso i voti - è entrata nell’abbazia di Viboldone nel 1960, quindi dal 1973 ha contribuito alla rinascita dell’isola di San Giulio col nuovo monastero - non ha mai smesso di essere guida e maestra, attraverso le numerose pubblicazioni, la Lectio Divina, il ministero dell’ascolto e dell’accompagnamento spirituale che ha lungamente esercitato. Nel 1993 - prima donna a cui fu richiesto questo servizio - compose le meditazioni per la Via Crucis presieduta il Venerdì Santo al Colosseo da Giovanni Paolo II.
L'amore per le sue radici
Era nata nella frazione di Poggio Moresco il 24 aprile 1931, quinta di otto figli. «Un’impressione indelebile di pace, di semplicità, di silenzio; una bellezza che si svelava come un miracolo nelle varie stagioni, destando il cuore allo stupore e alla gioia»: così Madre Anna Maria confidava a proposito dell’infanzia a Pecorara in un’intervista a Il Nuovo Giornale. Quasi un “apprendistato” alla contemplazione. Una volta, dovendo andare a Caminata dov’era atteso il Vescovo, per guadare il Tidoncello gonfio d’acqua si era tolta le scarpine bianche. Raccontò l’aneddoto divertita. Gli occhi azzurri, vivaci, aperti allo stupore, erano rimasti gli stessi, anche a tarda età.
Pubblicato il 28 luglio 2025
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