Convegno pastorale. Il Vescovo: «La fiducia, cuore che genera vita nella comunità»
Il Vescovo di Piacenza-Bobbio al Convegno Pastorale, l’11 ottobre, nella sala degli Arazzi
del Collegio Alberoni di Piacenza
“È una bella coincidenza – ha detto mons. Cevolotto – celebrare il mio quinto anniversario di insediamento a Piacenza proprio in questo giorno. Un segno di un cammino che non è solo mio, ma nostro”. Un’introduzione personale che ha subito lasciato spazio al tema cardine del suo discorso: la fiducia. Una parola semplice, ma dalle radici profonde, che mons. Cevolotto ha scandagliato nelle sue implicazioni spirituali, sociali ed economiche. “La fiducia – ha spiegato – è un motore invisibile che muove ogni cosa: le scelte economiche, le relazioni, la vita comunitaria. Dove c’è fiducia, nasce la vita; dove c’è sfiducia, tutto si ferma”.
La fiducia come percezione, la sfiducia come veleno
Richiamando la crisi economica del 2008, il vescovo ha ricordato come anche allora l’“indice di fiducia” abbia segnato il destino di mercati e società. Ma poi ha spostato lo sguardo sul piano umano: “C’è una fiducia che non si misura con i numeri, ma con la percezione. Così come percepiamo la sicurezza, anche la fiducia è una forma di sguardo sul mondo. Quando la perdiamo, vediamo solo il buio”. Il racconto evangelico della folla affamata, di fronte alla quale i discepoli propongono di “congedare la gente”, è diventato per il vescovo il simbolo della rinuncia dettata dalla sfiducia. “È umano voler rimandare, ma così si disgrega la comunità – ha detto –. Ognuno torna a casa propria, e sull’altare della sfiducia vengono immolate le relazioni”.
I segni del nostro tempo
Mons. Cevolotto ha poi descritto con lucidità i “sintomi della sfiducia” che attraversano oggi le comunità: numeri esigui, isolamento, mancanza di riconoscimento, divisioni e mormorazioni. “È una tentazione reale – ha ammonito – quella di sentirsi sproporzionati di fronte alle sfide. Ma è proprio lì che la fiducia nasce, non dall’ottimismo ingenuo, bensì dalla promessa di Dio che non delude”. La fiducia non nega le difficoltà, ma scommette sulla vita. “Chi non investe nel futuro, chi non rischia nella relazione, non dà credito al Signore”. Da questa consapevolezza scaturisce l’energia per creare, collaborare, rialzarsi.
Dove nasce la fiducia
Il Vescovo ha invitato a riscoprire la radice della fiducia nel Battesimo, “segno di un amore che ci ha preceduti e che non chiedeva garanzie. Come San Paolo possiamo dire: il Signore ha avuto fiducia in me, pur conoscendo la mia fragilità”. Mons. Cevolotto ha evocato inoltre il gesto del ragazzo che offrì i cinque pani e i due pesci: “Un gesto piccolo, ma capace di generare un miracolo. La fiducia è così: mette a disposizione ciò che si ha, anche se sembra poco. Ed è allora che Dio moltiplica”. Segni di fiducia, ha sottolineato, si colgono anche oggi: “Penso ai tanti giovani che scelgono professioni di cura, educative o sociali. È la prova che il Vangelo continua a operare, anche nel silenzio delle nostre comunità ‘fragili’ ma vive”.
Fiducia e comunione: il cammino di una Chiesa che si rinnova
Nel suo intervento, mons. Cevolotto ha poi voluto ricordare l’esperienza della comunità di Farini, dove – dopo la morte di don Luciano Tiengo – le parrocchie hanno riscoperto la comunione attraverso la fiducia reciproca. “Una fiducia tenace e invincibile – ha raccontato – che ha superato campanilismi e diffidenze, e ha generato unità”. Da questo esempio, il vescovo ha tratto un insegnamento per l’intera diocesi: “Non possiamo costruire percorsi nuovi senza fidarci gli uni degli altri. E per farlo, dobbiamo ricentrarci su Gesù. Solo Lui purifica le ‘incrostazioni’ che hanno reso la nostra identità più sociologica che cristiana”. Il Cammino sinodale e la Visita pastorale – ha aggiunto – stanno offrendo frutti concreti: “Non traguardi trionfalistici, ma punti di riferimento condivisi, da cui ripartire insieme”. Il discernimento comunitario, ha proseguito, “si impara facendolo”, accettando anche gli errori come parte del cammino. “Non è - ha detto - un esercizio di strategia, ma un atto di fede. Ci riconosciamo tutti discepoli, disposti a lasciarci condurre dallo Spirito”.
Fraternità e correzione: la misura della maturità cristiana
Mons. Cevolotto ha richiamato infine l’importanza della qualità delle relazioni e della correzione fraterna: “Senza comunione, lo Spirito non trova spazio. È necessario aiutarci con carità e verità, discernendo ciò che edifica e ciò che ostacola”. Ha poi rivolto un pensiero particolare a presbiteri e diaconi, invitandoli a interrogarsi sulla capacità di infondere fiducia. “Spesso – ha osservato – i laici sanno essere più benevoli con noi di quanto noi lo siamo tra noi stessi”. Il discorso si è chiuso sulle parole di Papa Leone, pronunciate ai pellegrini piacentini a Roma: “Siate testimoni di fraternità e carità evangelica”. Parole che mons. Cevolotto ha rilanciato come un mandato e un augurio: “La fraternità non è un dato scontato, ma un processo che va ricominciato ogni giorno. È lì che la fiducia si fa carne, e la comunità diventa davvero segno del Vangelo”.
Riccardo Tonna
Pubblicato il 12 ottobre 2025
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