Don Cignatta: « La Chiesa si rigenera condividendo»
Il mandato agli operatori pastorali con il Vescovo.
“Strumenti semplici, ma preziosi, nati da un lavoro condiviso, da un ascolto reciproco e da una fede che non si rassegna alla scarsità”: così ha presentato, don Paolo Cignatta, vicario episcopale per il coordinamento degli uffici pastorali, l’11 ottobre nella sala degli Arazzi del Collegio Alberoni a Piacenza, la nuova proposta pastorale e le schede di lavoro pensate per accompagnare il cammino delle comunità nel prossimo anno pastorale. Subito un ringraziamento corale, sentito, ha aperto il suo intervento: “Ogni passo di questo cammino nasce dal servizio di tanti: la Segreteria degli Uffici Pastorali, i direttori, i collaboratori. È un lavoro silenzioso, ma fondamentale, che tiene viva la Chiesa nel suo desiderio di comunione e missione”.
“Ma che cos’è questo per tanta gente?”
Cignatta ha richiamato poi la domanda che ha guidato il Convegno, tratta dal Vangelo di Giovanni: “Ma che cos’è questo per tanta gente?”. Una domanda antica e sempre nuova, che – come ha spiegato – “risuona nei consigli pastorali, tra gli educatori, nei catechisti, nelle Caritas: di fronte a bisogni enormi e risorse limitate, ci si chiede se quel poco che abbiamo basti davvero”. Eppure, è proprio da questa sproporzione che, secondo il Vangelo, scaturisce l’azione di Dio. “Gesù – ha ricordato – non si spaventa del poco. Lo prende, lo benedice, lo spezza, lo dona. Il miracolo non è una moltiplicazione magica, ma una catena di gesti che trasforma la realtà”.
Cinque verbi evangelici per una Chiesa in cammino
Il racconto della moltiplicazione dei pani e dei pesci diventa così, nelle parole di don Paolo, “un ritratto di Chiesa, un’icona dell’agire del Signore nel suo popolo”. Cinque gesti di Gesù – vedere, interrogare, accogliere, distribuire, custodire – diventano le coordinate della proposta pastorale diocesana. “Vedere – ha spiegato – significa non chiudere gli occhi davanti ai bisogni, né nascondersi dietro alle paure. Interrogare vuol dire camminare insieme, nella logica sinodale. Accogliere e valorizzare il poco ci porta nella logica del Regno. Distribuire è condividere, non accumulare. E custodire è l’arte del discepolo maturo: non lasciare che nulla vada perduto”.
Dalla paura della scarsità alla fede che genera
Don Cignatta ha riconosciuto con realismo che la Chiesa di oggi vive “un tempo di scarsità”: di persone, di energie, di linguaggi. “Ma – ha insistito – è proprio questo il terreno su cui Dio opera”.
Ha citato Abramo, Mosè, Maria: “Dio non parte mai dall’abbondanza. Parte da chi si fida, da chi offre il poco che ha”. La sfida per la Chiesa piacentina-bobbiese è allora quella di una conversione dello sguardo, di una fede più matura, capace di andare oltre la lamentazione per riscoprire la forza della comunione. “Non siamo chiamati a gestire la mancanza – ha detto – ma a generare vita a partire da essa”.
Il Consiglio Pastorale di Comunità: cuore pulsante della sinodalità
Nel cuore del suo intervento, don Paolo ha rilanciato la proposta del Vescovo Cevolotto: rimettere al centro il Consiglio Pastorale di Comunità come “priorità diocesana”. Non un semplice organo amministrativo, ma un luogo teologico di comunione, dove la corresponsabilità diventa esperienza concreta. “Il Consiglio – ha spiegato – non è il tavolo dove si pianifica, ma la mensa dove si condivide. È lì che il poco di ciascuno diventa molto per tutti. È lì che la sinodalità smette di essere una parola astratta e diventa carne, voce, decisione condivisa”. Ha invitato a vivere i Consigli come laboratori di discernimento, dove si impara a “vedere i bisogni del territorio, interrogarsi insieme, valorizzare il poco, distribuire le scelte e custodire la memoria del cammino. Solo così – ha aggiunto – potremo passare dalla logica del ‘parroco con i suoi collaboratori’ al ‘noi comunitario’ che costruisce la Chiesa del futuro”.
Dal poco nasce la missione
Non si tratta, ha sottolineato don Paolo, di gestire ciò che resta, ma di generare comunione e missione. Ogni carisma è “pane da condividere, non privilegio da conservare”. Da qui l’invito ad aprirsi a nuove ministerialità – lettori, catechisti, ministri della consolazione e della carità – segni di una Chiesa viva e plurale. Riprendendo le parole del vescovo Adriano, il vicario episcopale ha ricordato il motto che accompagnerà il cammino diocesano: “Ricominciare perché nulla vada perduto”.
“Le nostre comunità – ha detto – sono come le dodici ceste del Vangelo: chiamate a raccogliere i frammenti, le persone ai margini, le esperienze piccole ma preziose. In esse si custodisce la memoria dello Spirito”.
Dal calcolo alla fiducia
In conclusione, don Cignatta ha invitato a passare da una pastorale di sopravvivenza a una pastorale della speranza. “Non si tratta - ha detto - di essere perfetti, ma disponibili. Il Signore non chiede di calcolare, ma di fidarsi. Anche con poco, la Chiesa può essere segno del Regno, lievito di comunione, custode di speranza… Entro dicembre 2025 – ha concluso – il nostro obiettivo è ricostituire tutti i Consigli Pastorali di Comunità della diocesi. A loro il Vescovo consegnerà personalmente le lettere, come segno di fiducia e di responsabilità condivisa. Saranno loro i custodi del poco che diventa molto”.
Riccardo Tonna
Pubblicato il 12 ottobre 2025
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