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«Il Mandorlo»: una casa che fiorisce nel cuore della città

mandorlo

 

In un luminoso pomeriggio d’autunno, il 14 ottobre, il Palazzo Vescovile di Piacenza si è riempito di voci, sguardi e sorrisi. Non si è vissuto solo una cerimonia di apertura, ma l’inizio di un cammino condiviso. È stata inaugurata la nuova Casa Mamma-Bambino “Il Mandorlo”, promossa dalla Caritas diocesana e dalla Diocesi di Piacenza-Bobbio: un luogo pensato per accogliere, custodire e accompagnare. Un segno di speranza e rinascita, come l’albero che le dà il nome, primo a fiorire quando l’inverno non è ancora finito.

Una nuova avventura

A introdurre l’evento, il vescovo mons. Adriano Cevolotto, che ha voluto definire questa apertura “l’inizio di una nuova avventura”. Nelle sue parole ha sottolineato come la casa è il frutto di una vocazione antica che continua a dare vita a gesti di prossimità e carità, nel solco tracciato dalla precedente Casa della Carità. «Non è un’iniziativa da delegare a pochi – ha detto – ma un richiamo che coinvolge tutti. Questa casa non deve isolare, ma far sentire parte di una comunità». Davanti a una platea di volontari, scout, operatori, cittadini e autorità locali, il vescovo ha voluto evidenziare che “Il Mandorlo” nasce per restare, come punto di riferimento per chi cerca calore e ascolto.

La genesi del progetto

È seguito l’intervento di don Giuseppe Basini, vicario generale della diocesi, che ha raccontato la genesi del progetto, nato dopo la conclusione, nel dicembre 2024, dell’esperienza di “Far famiglia”. La comunità, ha spiegato, ha sentito il bisogno di dare continuità a quel percorso di spiritualità e condivisione, rispondendo a una povertà nuova, spesso silenziosa: quella di mamme e bambini senza casa. Nel giardino della struttura è stato piantato un mandorlo, simbolo di rinascita e memoria di Susanna, una giovane donna che per ventitré anni aveva vissuto alla Casa della Carità. «Il mandorlo – ha ricordato don Basini – è il primo a fiorire, segno di vita e di risurrezione. È un piccolo ma eloquente segno della priorità della nostra Chiesa: custodire l’umanità, soprattutto quella fragile».

Sentirsi accolti

Martina Cammi, operatrice Caritas, ha poi raccontato l’impegno e la cura che hanno reso possibile la nascita di questo spazio. «Abbiamo voluto creare una casa dove le famiglie possano sentirsi accolte, dove ogni mamma possa trovare ascolto e accompagnamento nel cammino verso l’autonomia». La casa, ha aggiunto, non vuole essere solo un rifugio, ma un luogo vivo, di incontro e partecipazione per l’intera comunità.

Un progetto di co-housing

Lo stesso spirito è stato ribadito da Chiara Incorvaia, operatrice Caritas, che ha descritto Il Mandorlo come un progetto di co-housing, senza operatori presenti 24 ore su 24, ma con una rete di persone pronte a sostenere e condividere. Durante la visita alla casa, i presenti hanno potuto notare piccoli dettagli che parlano di servizio e di apertura: una tavola apparecchiata in attesa, letti ancora da preparare, grembiuli appesi alle pareti. “Segnali di accoglienza”, come li ha definiti Chiara, e inviti concreti alla comunità a partecipare, a mettersi in gioco.

Una casa piena di sogni

A rappresentare gli scout è stata Giulia Pisati, che ha raccontato l’esperienza del gruppo di quindici ragazzi e ragazze che per una settimana hanno vissuto nella casa, pulendo, arredando, condividendo momenti di vita comune. «Abbiamo capito che questa casa è già piena – ha detto – anche se non ci sono ancora ospiti. È piena di spirito, di relazioni, di sogni». L’inaugurazione si è conclusa con la benedizione del vescovo Cevolotto, che ha affidato Il Mandorlo a un auspicio di pace: «Questa sia una casa di relazioni e di pace, dove possano dimorare figli e figlie della pace. La vita spesso alimenta inimicizia e risentimento, ma qui vogliamo generare la pace, coltivarla e donarla».

Riccardo Tonna

Nella foto, l'inaugurazione della casa “Il Mandorlo” alla presenza del vescovo mons. Adriano Cevolotto e del vicario generale don Giuseppe Basini.

Pubblicato il 16 ottobre 2025

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