Il Vescovo: Frassati è un santo che sorprende
“Nella sua omelia per la canonizzazione dei due giovani santi Carlo Acutis e Pier Giorgio Frassati, papa Leone ha inserito queste due figure in una cornice di domande: quella di re Salomone, che chiede cosa deve fare perché nulla vada perduto, e quella di san Francesco, che chiede al Signore cosa vuole che faccia. Ecco, quella di Frassati è la testimonianza di qualcuno che nella sua vita ha trovato una risposta a quelle due domande”. Così don Andrea Campisi, parroco di Castel San Giovanni, ha introdotto il convegno con cui, nel pomeriggio di sabato 13 settembre, è stata inaugurata la mostra dedicata a Pier Giorgio Frassati – e collocata nel salone dell’oratorio San Filippo Neri – che resterà aperta ogni giorno fino al 21 settembre.
“Frassati è un santo che sorprende – ha aggiunto il vescovo mons. Cevolotto –, che ha avvicinato la santità agli interessi, alla vitalità e alla normalità dei giovani. Mi auguro che possa aiutarci a riscoprirla come un cammino davvero possibile e incarnato dentro alla nostra esistenza”.
Il convegno, moderato da don Simone Tosetti, ha visto come ospiti mons. Alessandro Giraudo, vescovo ausiliare di Torino, e Roberto Falciola, vicepostulatore della causa di canonizzazione di san Pier Giorgio Frassati.
Mons. Giraudo: anche noi potremo camminare verso l'alto
“Spesso sentiamo la famosa frase di San Pier Giorgio – ha detto mons. Giraudo –: “Vivere senza una fede non è vivere ma vivacchiare”, che però, se estrapolata, potrebbe valere per chiunque e per qualsiasi motivo. Per lui, però, vivere è credere e, prima ancora, credere è vivere: la fede non può essere solo un insieme di idee ma un legame con gli altri, una gioia che anima l’amicizia e gli affetti. Fede e speranza non sono una fuga dalla realtà, il rifugio in una stanza di illusioni nell’attesa che Dio faccia la sua parte, ma un mettersi in gioco in prima persona nell’impegno e amore per l’altro, nei gesti concreti: diceva che la carità è il più perfetto amore, è “un fuoco che a poco a poco deve distruggere la nostra personalità per palpitare solo per il dolore degli altri”. Come possiamo noi vivere tutto questo? San Carlo Acutis e san Pier Giorgio Frassati lo hanno fatto con mezzi semplici alla portata di tutti: la messa quotidiana, l’adorazione eucaristica, la confessione, la preghiera. Noi abbiamo a portata di mano tutto ciò che ci serve per camminare verso l’altro e verso gli altri, quindi lasciamoci ispirare dall’atteggiamento con cui Frassati li viveva: la meraviglia, lo stupore per la bellezza di un Dio che si è fatto uomo e pane; la capacità del silenzio, dell’ascolto e dell’attenzione autentica; l’atteggiamento della determinazione e del coraggio. Frassati scriveva che “ogni momento viene a noi carico di eternità e torna nell’eternità carico di ciò che abbiamo fatto”: lui ha riconosciuto ciò che viveva come un dono dall’alto e lo ha riempito di eternità, riconsegnandolo a Dio. Anche noi, se ci riusciremo, potremo davvero camminare verso l’alto”.
Per Frassati la carità era al primo posto
“Per Frassati e i suoi amici – ha esordito Roberto Falciola – era naturale che la loro vita di fede e appartenenza alla Chiesa avesse come diretta conseguenza la partecipazione alla vita politica: avevano cioè degli spazi per vivere il discernimento comunitario, per arrivare a un giudizio sulla realtà presente illuminato dalla loro fede. San Pier Giorgio viveva la carità non solo a livello personale ma anche associativo e politico: per lui fede e vita coincidono, vuole capire cosa si può fare per il presente, e trova la risposta nella carità. Quando gli chiedono: “Ma chi te lo fa fare, di andare a incontrare tutta questa miseria?” lui risponde: “Gesù mi fa visita tutte le mattine con la Comunione, e io gliela restituisco coi miei poveri mezzi”. Anche la sua scelta di studio e professionale risponde a questa logica: si era iscritto al corso di ingegneria meccanica con specializzazione mineraria non solo perché era appassionato, ma perché desiderava stare in mezzo ai minatori, i paria della classe operaia, e aiutarli nella loro vita. È una radicalità che ci stupisce perché la sua adesione al Signore è stata totale. Se oggi parliamo di lui è per questa scelta radicale di dire sì a Dio, di stare con lui sempre. Non bisogna poi cadere nella tentazione di pensare che la santità fosse qualcosa di scontato, un destino già scritto fin da bambino: non è così. Frassati è santo perché la sua scelta radicale di stare insieme a Gesù non lo ha mai abbandonato man mano che la sua vita cresceva e cambiava: ha saputo vivere ogni passaggio della sua vita come Gesù dice nel Vangelo di Giovanni, come il tralcio che rimane attaccato alla vite e dà frutto. Per questo ci facciamo ispirare da lui, capendo che vivere così rende la vita degna di essere vissuta, una seminagione d’amore per le persone che ti circondano. La sua presenza nei tuguri dei poveri seminava l’amore e la gente si sentiva consolata perché sapeva di aver ricevuto, con la sua presenza, la visita dell’amore vero”.
Paolo Prazzoli
Nella foto, l'incontro a Castel San Giovanni dedicato alla figura di Piergiorgio Frassati.
Pubblicato il 15 settembre 2025
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