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«Un pozzo per la vita»: il 6 a Gossolengo concerto con la Vascoterapia

GRUPPO SEMINARISTI Kabinda seminario minore

La musica e lo sport al servizio della solidarietà: servirà a raccogliere fondi per perforare un pozzo di acqua potabile per il Seminario minore Pio X della diocesi congolese di Kabinda la serata benefica in programma sabato 6 settembre a Gossolengo. L’iniziativa è dell’associazione “Allunga la tua mano” – nata dalla gratitudine per la grazia ricevuta a Lourdes nel 2016 da Lella Crestani Garattini, malata di sclerosi multipla — insieme al Comune e alla Pro Loco di Gossolengo.
Si chiama non a caso “Un pozzo per la vita” l’evento (qui la locandina) che vedrà sul palco alle ore 21 la squadra femminile del Piacenza Calcio, che verrà ufficialmente presentata in vista della nuova stagione sportiva. Alle ore 21.30, apertura concerto con Alessio Rizzo e quindi spazio alla musica di Vasco Rossi con la tribute band “Vascoterapia”, accompagnata da un musicista d’eccezione, Claudio “Gallo” Golinelli, a lungo bassista del rocker modenese. I biglietti potranno essere acquistati direttamente in loco, all’ingresso di piazza Roma, prima della serata. Prevendita: edicola centro commerciale Il Gigante a San Nicolò oppure tel. 366.4414573 (Paolo) e 338.4678949 (Ines).

don jean de dieu

Don Jean De Dieu Ilunga Mbayo per 15 anni ha svolto il suo ministero a Muradolo di Caorso, è rientrato in Congo nel 2023 terminati gli studi.

Da Muradolo al Congo: i 110 seminaristi di don Jean De Dieu

Non è la prima iniziativa che “Allunga la tua mano” propone in squadra con il gruppo capitanato da Salvatore Rizzo e l’Amministrazione comunale e le associazioni di Gossolengo. Quest’anno il desiderio è sostenere un progetto che sta molto a cuore a don Jean De Dieu Ilunga Mbayo, che per ben 15 anni ha svolto il suo ministero a Muradolo di Caorso. Durante la sua permanenza in Italia ha conseguito la Laurea in Scienze della formazione all’Università Cattolica del Sacro Cuore: la triennale nella sede di Piacenza con una tesi sui bambini di strada e la magistrale a Milano con una tesi sull’Educazione alla Pace. Dal gennaio del 2023 è tornato nella Repubblica Democratica del Congo, nella sua diocesi, Kabinda, dove segue il Seminario minore intitolato a Pio X, nel distretto di Zewe. Fondato nel 1965 dal primo vescovo di Kabinda, mons. Georges Kettel, il Seminario ha formato la metà dei sacerdoti della diocesi congolese. “La missione di questa istituzione diocesana – spiega don Jean De Dieu – è di formare i giovani che desiderano proseguire gli studio al Seminario maggiore e servire Dio e gli uomini come sacerdoti”. Accoglie ben 110 ragazzi, distribuiti in sei classi, seguiti da una équipe di formatori formata da tre sacerdoti, un diacono e sedici insegnanti laici.

seminaristi kabinbda

Secchi in testa, a prendere l'acqua. 

A prendere l’acqua con bidoni da venti litri in testa

L’acqua, lo sappiamo, è fonte di vita. “Nel Seminario minore manca una fonte, la sorgente più vicina è a un chilometro e mezzo di distanza – spiega il sacerdote –. Qui ad oggi i ragazzi vanno a prendere rifornimenti che servono per il bagno, per l’orto, per l’allevamento e per il servizio di cucina”. Non sono però assicurate le condizioni igieniche. “Il consumo di quest’acqua non garantisce tutte le garanzie di salute: diversi studenti si sono ammalati di dissenteria, gastroenterite, febbre tifoide. Inoltre, dovendo percorrere sentieri ripidi per andare a prendere l’acqua, c’è il rischio di cadere lungo il tragitto, specie dopo la pioggia: distorsioni e fratture sono comuni tra i seminaristi, che vanno alla sorgente portando in testa bidoni da venti litri o secchi. Senza contare che la necessità di andare ad approvvigionarsi va ad incidere sulla regolare frequenza delle attività del Seminario”.

Nella foto in alto, il gruppo di ragazzi al Seminario minore Pio X con i loro formatori.

Pubblicato il 31 agosto 2025

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  • Un libro per capire le differenze tra cristianesimo e islam e costruire il dialogo

    uslam


    “La grande sfida che deve affrontare il cristianesimo oggi è di coniugare la più leale e condivisa partecipazione al dialogo interreligioso con una fede indiscussa sul significato salvifico universale di Gesù Cristo”. Con questa citazione del cardinale Raniero Cantalamessa si potrebbe cercare di riassumere il senso e lo scopo del libro “Verità e dialogo: contributo per un discernimento cristiano sul fenomeno dell’Islam”, scritto dal prof. Roberto Caprini e presentato di recente al Seminario vescovile di via Scalabrini a Piacenza grazie alle associazioni Confederex (Confederazione italiana ex alunni di scuole cattoliche) e Gebetsliga (Unione di preghiera per il beato Carlo d’Asburgo).

    Conoscere l’altro

    L’autore, introdotto dal prof. Maurizio Dossena, ha raccontato come questa ricerca sia nata da un interesse personale che l’ha portato a leggere il Corano per capire meglio la spiritualità e la religione islamica, sia da un punto di vista storico sia contenutistico. La conoscenza dell’altro - sintetizziamo il suo pensiero - è un fattore fondamentale per poter dialogare, e per conoscere il mondo islamico risulta di straordinaria importanza la conoscenza del Corano, che non è solo il testo sacro di riferimento per i musulmani ma è la base, il pilastro portante del modus operandi e vivendi dei fedeli islamici, un insieme di versi da recitare a memoria (Corano dall’arabo Quran significa proprio “la recitazione”) senza l’interpretazione o la mediazione di un sacerdote. Nel libro sono spiegati numerosi passi del Corano che mettono in luce le grandi differenze tra l’islam e la religione cristiana, ma non è questo il motivo per cui far cessare il dialogo, che secondo Roberto Caprini “parte proprio dal riconoscere la Verità che è Cristo. Questo punto fermo rende possibile un dialogo solo sul piano umano che ovviamente è estremamente utile per una convivenza civile, ma tenendo sempre che è nella Chiesa e in Cristo che risiede la Verità”.

    Le differenze tra le due religioni

    Anche il cardinal Giacomo Biffi, in un’intervista nel 2004, spiegò come il dovere della carità e del dialogo si attui proprio nel non nascondere la verità, anche quando questo può creare incomprensioni. Partendo da questo il prof. Caprini ha messo in luce la presenza di Cristo e dei cristiani nel Corano, in cui sono accusati di aver creato un culto politeista (la Santissima Trinità), nonché la negazione della divinità di Gesù, descritto sempre e solo come “figlio di Maria”. Queste divergenze teologiche per Caprini non sono le uniche differenze che allontanano il mondo giudaico-cristiano da quello islamico: il concetto di sharia, il ruolo della donna e la guerra di religione sono aspetti inconciliabili con le democrazie occidentali, ma che non precludono la possibilità di vivere in pace e in armonia con persone di fede islamica. Sono chiare ed ampie le differenze religiose ma è altrettanto chiara la necessità di dover convivere con persone islamiche e proprio su questo punto Caprini ricorda un tassello fondamentale: siamo tutti uomini, tutti figli di Dio. E su questo, sull’umanità, possiamo fondare il rispetto reciproco e possiamo costruire un mondo dove, nonostante le divergenze, si può convivere guardando, però, sempre con certezza e sicurezza alla luce che proviene dalla Verità che è Gesù Cristo.

                                                                                                   Francesco Archilli

     
    Nella foto, l’autore del libro, prof. Roberto Caprini, accanto al prof. Maurizio Dossena.

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