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L’orrore di tutte le guerre nell’Ifigenia di Bottega Xnl al Festival di Veleia

teatro

Nell’accampamento acheo gli eroi sono fermi in attesa che il vento torni a soffiare. Gli dèi li hanno fermati per volere di Artemide, dea della guerra, e così le navi greche non possono navigare. La condizione per far tornare il vento viene comunicata dall’indovino Calcante ed è atroce: Agamennone deve sacrificare sua figlia Ifigenia. Il re di Argo, tormentato dalla scelta disumana che gli dèi gli hanno messo di fronte, decide di inviare una lettera alla moglie Clitemnestra per chiederle di andare da lui, in Aulide, insieme alla figlia Ifigenia, per darla in sposa ad Achille, re di Ftia. In questo modo, riflette Agamennone, la figlia arriverà immediatamente e potrà essere sacrificata, così la guerra potrà riprendere al più presto. Il re, però, vinto dal senso di colpa e dall’amore paterno, invia una seconda lettera alla moglie per rivelare l’inganno e risparmiare Ifigenia, ma questa viene intercettata da Menelao, suo fratello e re di Sparta, che lo accusa di tradimento. Nell’Ifigenia in Aulide di Fausto Russo Alesi – messa in scena dagli allievi di Bottega Xnl al Festival di teatro antico di Veleia, diretto da Paola Pedrazzini, in tre repliche il 21, 22 e 23 giugno – è chiaro il messaggio: la guerra è ingiusta. “Perché, per cosa e per chi il sacrificio? Perché la menzogna come scelta politica? Perché la guerra? Queste sono alcune delle domande portanti che mi hanno guidato durante la fase creativa del laboratorio Bottega Xnl – rivela il regista – alla ricerca di un rito collettivo pubblico e privato, nello spazio circolare e senza tempo della cisterna di Veleia, scelto appositamente per questa rappresentazione”.

Chi di voi ha detto bugie?

Ifigenia arriva dunque in Aulide, accompagnata dalla madre Clitemnestra e dal fratellino Oreste. È proprio il bambino che, per lunghi tratti dello spettacolo, diventa implicitamente protagonista di una storia “parallela”: in scena entrano i giocattoli, un cavallino a dondolo, i peluches, un camioncino di plastica e un Pinocchio seduto che lancia un messaggio, «Chi di voi ha detto bugie?». La bugia è quella di Agamennone, che fa infuriare anche Achille, il pelìde, offeso dal fatto che il suo nome fosse stato accostato a un inganno simile. Morale: a mentire sono i grandi, gli eroi, non i bambini. La guerra non è cosa da bambini, i bambini devono giocare ed essere spensierati. Anche l’Ifigenia che va in scena è poco più che una bambina quando viene sacrificata ad Artemide per proseguire la guerra verso Troia. Una guerra scoppiata per il tradimento di Elena, regina di Sparta, moglie di Menelao e sorella di Clitemnestra, che è fuggita con Paride dopo una visita troiana.

«Sacrificatemi, e poi fate di Troia un ammasso di polvere»

È la stessa Ifigenia, alla fine, a rassegnarsi al sacrificio. Se inizialmente la ragazzina implorava il suo amato padre di risparmiarla, gettandosi ai suoi piedi, al termine della vicenda si dichiara pronta a sacrificarsi per il bene della patria. L’intera Grecia è nelle sue mani, Ifigenia dice: «Voglio morire. Senza dolore, senza resistere. Sacrificatemi, e poi fate di Troia un ammasso di polvere. La mia memoria sarà più duratura del bronzo». Quando però suo padre le sfiora la gola con il coltello, Ifigenia scompare. Al suo posto appare una cerva. Calcante rompe il silenzio e spiega che la ragazza è stata risparmiata da Artemide, che l’ha presa con sé fra gli dèi. I venti possono tornare a spirare.

L’orrore di tutte le guerre

«Il monito di Ifigenia in Aulide non smette di riguardarci – afferma Fausto Russo Alesi – specialmente in un’epoca come la nostra, fatta di rimozione collettiva e fragilità democratica. Questa tragedia ci racconta l’orrore di tutte le guerre, a partire dalle fondative alleanze che generarono la spedizione contro Troia, e il sacrificio della sua prima vittima innocente. I personaggi attraversano quei sentimenti oscuri e bassi che ci fanno da specchio e con cui l’essere umano deve costantemente fare i conti per decidere quali scelte fare e come raccontare la sua storia, in dialogo con politica, religione e potere e soprattutto con gli altri esseri umani». Il collegamento con l’oggi è esplicito: gli eroi non indossano più la veste tipica dell’antica Grecia, ma divise militari moderne. Oreste gioca con i pupazzi mentre ascolta gli altri che parlano di guerra.

Gli attori in scena

Salvatore Alfano (Agamennone, re di Argo, capo della spedizione achea), Riccardo Francesco Vicardi (Menelao, re di Sparta, fratello di Agamennone), Elena Orsini (Clitemnestra, regina di Argo), Marita Fossat (Ifigenia, figlia di Agamennone e Clitemnestra), Michele Marullo (Achille, re di Ftia), Alessio Iwasa (vecchio servo di Clitemnestra), Carlotta Mangione (Corifea), Giuseppe Benvegna (messaggero), Simone Di Meglio (Calcante, indovino), Giorgio Ronco (Odisseo, re di Itaca), Marcello Russo Alesi (Oreste, figlio di Agamennone e Clitemnestra). Il coro delle donne di Calcide è formato da Ilaria Martinelli, Arianna Serrao, Chiara Terigi, Giulia Acquasana, Chiara Alonzo, Sara Fulgoni, Elisa Grilli e Irene Mori. Il coro dei soldati achei (sentinelle) è formato da Jacopo Dragonetti, Mattia Zavarise, Giovanni Raso e Pietro Lancello. La regia e il progetto scenico sono di Fausto Russo Alesi.

Francesco Petronzio

Pubblicato il 24 giugno 2024

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