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Viaggio nel cuore dell’uomo

Il percorso avviato a Piacenza dalla benedettina madre Corradini

MadreEmmanuel 05 fotoPAGANI


Anche Gesù Cristo aveva un cuore di uomo che batte. Un cuore squarciato che non si è risparmiato, dal primo minuto a Betlemme fino all’ultimo respiro sulla Croce e che ha generato amore.
Questa la considerazione che apre il primo dei sette incontri mensili del sabato a cura di madre Maria Emmanuel Corradini, badessa del Monastero benedettino San Raimondo, volto e voce nota alla comunità di credenti per aver dedicato molte riflessioni al cammino dell’uomo: ascolto, silenzio, obbedienza, disarmo interiore, perdono e dolore. Il titolo scelto per quest’anno è “Che battito ha il mio cuore?”.

La cosa più importante dell’uomo è proprio il cuore, posto al centro della persona e centro dell’amore, che in ogni situazione cerca di manifestarsi.
“Così fece anche Dio attraverso Gesù Cristo che fu il vero tramite dei suoi pensieri – esordisce così la religiosa -. Che bella cosa che Dio sia intenzionato a farci leggere il suo cuore. Il nostro cammino sarà indagare l’aspetto del cuore umano colpito dalla tristezza, poi dall’accidia e dalla noia, raccontare le malattie del cuore umano e dell’anima proponendo anche la consolazione e la guarigione”.

Cita lo psicoanalista Massimo Recalcati in apertura di riflessione: la vita è morta senza cuore - conviene con lui Madre Corradini - .
I padri del deserto temevano la tristezza perché conduce alla cattiveria e alla divisione ed è la condizione in cui satana s’infiltra nelle nostre crepe. Senza fede siamo persi.

L’accidia – prosegue - appare come stanchezza dell’esistenza, oscuramento dell’anima ricoperta dalle tenebre che imbavagliano il cuore e non ne consentono il battito; fino ad assumere un “ritmo bradicardico”, con cui ci si addormenta alla vita senza avere sonno, sentendo una vera avversione alla gioia, stracciati dal rimorso e dalla nostalgia.
Dei sette peccati è il più subdolo, impedisce di riconoscere i propri sbagli, rende vano il perdono, inibisce la forza di chiedere aiuto fino a un’inerzia in cui tutto non gira e nessuna gioia è possibile.

Come si placa questo cuore?
Attraverso la preghiera e la gioia – sottolinea madre Corradini -, riprendendo in mano la propria vita, facendone un dono, occupandosi degli altri; godendo della semplicità delle cose della vita. Sempre aprendosi, perché il demonio vorrebbe isolarci per indebolirci e prenderci nel suo vortice.
Unica via di uscita, combattere con quelle armi che lo stato d’animo negativo ci suggerirebbe di ripudiare: attenzione alle cose e alle persone, pazienza, grido a Dio e preghiera a voce alta, che dissolva i pensieri negativi. Con la volontà, la grazia può penetrare scalfendo il torpore e facendo rinascere.

Della tristezza, come speranza disillusa e perdita di bene, la Madre ricorda il potere virale. Invita alle parole del Siracide: “tenere lontana la malinconia che non regala niente di buono”, arginare la tristezza che rischia di diventare affanno. La tristezza - ammonisce ancora la monaca di clausura - fa perdere il filo logico delle cose, genera confusione, non ci permette di scorgere che c’è sempre una possibilità di bene; porta alla collera e dunque al peccato. Per vincere la tristezza serve invocare lo Spirito Santo che regali mitezza e dominio di sé. Occorre tornare anche a essere grati”.

“Purtroppo la tristezza - considera in chiusura di incontro la badessa - spesso ci fa comodo perché la conversione implica un lavoro difficile, uscire da se stessi e aver voglia di mettersi in discussione. La tristezza di Gesù è venuta ad accogliere anche la nostra; nel luogo in cui si è spenta la speranza e nell’ora più buia della nostra vita quelle sue gocce di sangue ci ricordano che Lui c’è e sa tutto di noi, ci dona la sua grazia facendoci rialzare, con un nuovo attaccamento alla vita. Lo sguardo di Dio è la vera guarigione possibile; la preghiera non è l’oppio dei popoli ma è la sola strada per sentire avvenuta la salvezza e bisogna recuperarla. Questo il ruolo del monastero: un intercedere con preghiere per noi per condurci verso i cieli insieme. Farsi carico degli altri è il dono della maternità più grande e il monastero è come una madre: si cura delle infermità e dei dolori più grandi”.

Gaia Leonardi


I prossimi incontri

Questo il calendario dei prossimi incontri in programma sempre alle 18 nella chiesa di San Raimondo a Piacenza (corso Vittorio Emanuele II, 148):
- sabato 9 novembre: “Un cuore tachicardico. Quale passione mi abita”;
- sabato 7 dicembre: “Un cuore con ritmo sinusale. Un cuore orante: Maria e Giuseppe”;
- sabato 7 marzo 2020: “Un cuore congesto. Sensi di colpa: peccato”
;
- sabato 4 aprile 2020: “Cuore in arresto cardiaco. La paura della morte”
;
- sabato 2 maggio 2020: “Un cuore spezzato. Eucarestia”
;
- sabato 6 giugno 2020: “Un cuore sincrono. Tra Dio e l’uomo”.

Pubblicato il 7 ottobre 2019

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  • In Cattedrale è stato ricordato il beato Secondo Pollo

    pollo

    Lunedì 26 dicembre il vescovo mons. Adriano Cevolotto ha presieduto la messa in Cattedrale a Piacenza nella memoria del beato Secondo Pollo, cappellano militare degli alpini. Vi hanno partecipato i rappresentanti delle sezioni degli Alpini di Piacenza e provincia e i sacerdoti mons. Pierluigi Dallavalle, mons. Pietro Campominosi, cappellano militare del II Reggimento Genio Pontieri, don Stefano Garilli, cappellano dell'Associazione Nazionale degli Alpini di Piacenza, don Federico Tagliaferri ex alpino e il diacono Emidio Boledi, alpino dell'anno nel 2019.
    Durante la Seconda guerra mondale, il sacerdote parte per la zona di guerra del Montenegro (Albania), dove trova la morte il 26 dicembre dello stesso anno, colpito da fuoco nemico mentre soccorreva un soldato ferito. 
    Originaio di Vercelli, fu beatificato il 24 maggio 1998 da papa Giovanni Paolo II. 

    Nella foto, il gruppo degli Alpini presenti in Cattedrale con il vescovo mons. Adriano Cevolotto.

    Pubblicato il 27 dicembre 2022

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